da “Huffpost”[16.12.25]: “Giuli nomina la nuova Commissione Cinema e Audiovisivo. Ma la trasparenza dov'è?” - ISICULT

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da “Huffpost”[16.12.25]: “Giuli nomina la nuova Commissione Cinema e Audiovisivo. Ma la trasparenza dov’è?”

Si rinnovano le pratiche basse e opache nei processi selettivi di coloro che debbono amministrare risorse pubbliche a favore della cultura. Eppure la premier Meloni, in campagna elettorale, aveva promesso ben altro

Giovedì 11 dicembre 2025 l’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult ha rivelato in anteprima esclusiva la composizione della tanto attesa novella Commissione Promozione Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura: la notizia è stata diramata da diverse agenzie stampa e l’indomani è stata rilanciata dal più attivo parlamentare del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura della Camera, Gaetano Amato.

Si tratta di una piccola vicenda nella (mala) gestione delle politiche culturali italiche, ma emblematica e sintomatica, altamente simbolica. Dopo mesi di attesa, si tratta di fatto di una bella notizia in sé, ma purtroppo i criteri di nomina (troppo) discrezionali dei 12 commissari restano immutati.

Curiosamente la notizia della nuova Commissione non è stata pubblicata l’11 dicembre stesso sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca Mic), guidata da qualche mese da Giorgio Carlo Brugnoni, né è stata oggetto di un comunicato stampa: qualcuno potrebbe malignare sostenendo che, data la composizione (in alcuni casi imbarazzante?!), il Ministero abbia preferito una linea comunicazionale “low profile”.

L’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult ha anticipato l’elenco dei 12 esperti incaricati di selezionare le iniziative di promozione nell’ambito del settore cine-audiovisivo, a partire dai festival.

La nuova Commissione Promozione è formata da: Lavinia Consolato, Guia Loffredo, Gianfranco Rinaldi, Raffaella Salamina, Assunta Valeria Fatone, Claudio Siniscalchi, Arnaldo Colasanti, Giorgia Maria Leoni, Ivan Cardia. La precedente Commissione era di fatto decaduta, a seguito delle polemiche dimissioni di 9 dei 12 membri, dal marzo 2025. Rispetto alla precedente composizione, sono stati confermati 7 commissari, inclusi 4 dei 9 dimissionari: Consolato, Loffredo, Rinaldi, Salamina. I 5 nuovi commissari sono Fatone, Siniscalchi, Colasanti, Leoni, Cardia. Prendono il posto di Tilde Corsi, Riccardo Tozzi, Vito Zagarrio, Rossana Rummo, Fortunato Cerlino: sui primi quattro, erano state sollevate perplessità in merito a potenziali conflitti di interesse o comunque a evidenti profili di inopportunità.

La notizia buona è che finalmente viene riattivata la Commissione, superando un grave ritardo determinatosi dopo le dimissioni di gran parte dei suoi componenti. È positivo che siano venuti meno i sempre latenti conflitti di interessi che erano emersi nella precedente commissione, dal produttore Riccardo Tozzi alla ex dirigente ministeriale Rossana Rummo e altri ancora. Quel che spiace osservare è che il ministro della Cultura Alessandro Giuli, pur avendo annunciato un cambio di metodo (“ridefinire il sistema di valutazione e di assegnazione dei contributi”, recependo un input dell’allora Dg Nicola Borrelli, recitava un comunicato stampa del 1° marzo 2025) i criteri di assegnazione”, dichiarava nel marzo scorso), ha scelto i 12 esperti senza alcuna procedura pubblica, né un invito a presentare candidature, né una valutazione comparativa dei curricula.

Nella novella Commissione, ci sono certamente professionisti qualificati, ma c’è anche qualche carneade, nomi ignoti al settore o profili la cui pertinenza risulta quantomeno debole: ancora una volta, ha prevalso la logica iperdiscrezionale dell’“intuitu personae” del Principe, con buona pace di un minimo approccio tecnocratico-meritocratico.

La precedente Commissione ha assegnato 12,2 milioni di euro di contributi alla “Promozione” per l’anno 2024, suddivisi nelle sezioni: “Festival”; “Premi”; “Rassegne”; “Progetti di sviluppo della cultura cinematografica” (nelle due direttrici di “internazionalizzazione-turismo” ed “analisi-studi”); “Cineteche”.

Il decreto di nomina è stato firmato dal ministro il 3 novembre 2025 ed è stato registrato dalla Corte dei Conti, la notizia è trapelata l’11 dicembre.

Nei prossimi giorni, la Commissione verrà convocata per valutare le istanze relative alle iniziative per l’anno solare 2025, riproducendo purtroppo una tempistica certamente non adeguata a una sana programmazione delle attività culturali. Basti ricordare che il bando per le attività dell’anno 2025 è stato pubblicato soltanto il 15 luglio 2025 (allorquando sarebbe stato corretto pubblicarlo entro il novembre 2024): i risultati delle valutazioni della Commissione arriveranno – ottimisticamente?! – a fine gennaio 2026, ovvero ad iniziative dell’anno solare 2025 tutte belle che concluse. A cose fatte. Chi avrà vinto, sarà lieto… Chi avrà perso, resterà con le pive nel sacco. Surreale (in un Paese normale).

Venerdì 12 dicembre, il deputato Gaetano Amato (M5s) ha così rilanciato: “Alessandro Giuli aveva promesso lo stop ai tagli al cinema in manovra. Invece dopo uno stillicidio durato settimane e giocato sulla pelle delle professioniste e dei professionisti di questo settore, veniamo a sapere che quei tagli restano e sono pesanti. Uno schiaffo in faccia, l’ennesimo, a una intera categoria. Poi c’è la notizia anticipata dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult sulla composizione della nuova Commissione Cinema e Audiovisivo, nominata da Giuli, che conferma ancora una volta il profondo deficit di trasparenza e meritocrazia che contraddistingue l’azione di questo Governo. La selezione dei 12 neo-commissari appare infatti dominata da figure organiche alla destra culturale o, in alternativa, da profili la cui competenza nel settore risulta quantomeno discutibile”.

L’esponente pentastellato ha acceso i riflettori in particolare su 2 dei 12 membri della nuova Commissione Promozione Cinema e Audiovisivo: “emblematico il caso di Ivan Cardia, il menestrello politicamente vicino a Matteo Salvini, già inserito nello staff della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni e successivamente allontanato dopo le pesanti critiche circolate sulla stampa. Non meno significativo è l’inserimento di studiosi dichiaratamente schierati, come il ricercatore Claudio Siniscalchi, autore di opere quali “D’Annunzio custode del disordine”, a conferma di un indirizzo ideologico sempre più evidente. Il Presidente di IsICult, Angelo Zaccone Teodosi, aveva denunciato da tempo queste pratiche opache, ricevendo in risposta dal Ministro Giuli promesse di una rivoluzione nei criteri di nomina degli esperti. Promesse puntualmente dissolte nel nulla. Il risultato è un’ennesima commissione costruita secondo logiche di appartenenza: quando non si tratta di amici degli amici (delle sorelle Meloni, in primis), compaiono figure folcloristiche ai limiti del surreale. Una deriva che mortifica l’intero settore e che rende urgente una riflessione seria sul rispetto delle regole e sulla tutela dell’interesse pubblico”.

In verità, ci sono non poche dinamiche di “amichettismo” (copyright Fulvio Abbate) e di “familismo” nell’attuale governo del Paese (e – se si volesse alzare il tono – si potrebbe finanche citare il concetto di “familismo amorale” elaborato dall’antropologo statunitense Edward C. Banfield).

Merita però essere ricordata una sortita della Premier, in un’intervista del gennaio 2024, in difesa della sorella Arianna, a fronte di un’ennesima accusa di “familismo”: “questa accusa di familismo comincia a stufarmi. Nell’attuale legislatura, ci sono due coppie di coniugi entrambe a sinistra, Pd e Sinistra Italiana e non c’è mai stata un’accusa di familismo (il riferimento è evidentemente a Michela Di Biase, parlamentare consorte di Dario Franceschini ed alla deputata Elisabetta Piccolotti, consorte di Nicola Fratoianni, n.d.r.): “si sa che quando dedichi tanto tempo alla politica, le persone diventano amici, moglie o marito, ma non toglie il valore del militante”. Così Giorgia Meloni, nel corso dell’incontro con la stampa, ha risposto alle accuse sul ruolo di sua sorella Arianna nel partito: “è da 30 anni militante di Fdi, forse la dovevo mettere in una partecipata statale come fanno gli altri, l’ho messa a lavorare al partito mio”.

La questione è in verità altra e ben più radicale, e va oltre il “familismo” o l’“amichettismo” o il “nepotismo” o il “clientelismo”: è normale, è sano “cooptare” chicchessia in una partecipata dello Stato (che si chiami – nell’ambito della cultura – esemplificativamente Cinecittà o Ales) o in una Commissione ministeriale (come nel caso della Commissione Promozione Cinema e Audiovisivo), senza attivare almeno una procedura pubblica minimamente trasparente, una “call” cui segua un processo comparativo dei curricula dei candidati?

Questo è il quesito che vorrei porre alla presidente del Consiglio, dato che il suo governo continua a mettere in atto pratiche basse e opache, in sistematica violazione di standard minimi rispetto ai requisiti: procedure politico-amministrative che non cambiano di una virgola le prassi storiche, procedure che cozzano con concetti essenziali come l’accesso meritocratico alle “stanze dei bottoni”. Si tratta in fondo di un vulnus della democrazia.

È compatibile con uno Stato democratico e con l’articolo 97 della Costituzione continuare a cooptare dirigenti, consulenti, commissari e membri di organi decisionali senza alcuna procedura pubblica, senza trasparenza, senza confronto tra curricula? Questo è il punto politico vero. Tutto il resto è propaganda.

L’ascensore per accedere a questi ruoli ha una chiave di accesso soltanto: il Principe sceglie discrezionalmente abusando del concetto di “intuitu personae”, cooptando con logiche clientelari e/o fiduciarie e/o relazionali e/o partitocratiche e/o personalistiche. Il merito è quasi opzionale, il curriculum spesso irrilevante. Insomma, si oscilla tra Alberto Sordi e Franco Califano? “Io so’ io, e voi nun siete un cazzo” ovvero “Tutto il resto è noia”?

Angelo Zaccone Teodosi

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Luca Baldazzi