Saldare un po’ di terra con il cielo - Azione Cattolica Italiana

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Il vento della memoria semina giustizia, e, tra i due mari che circondano Trapani, ha soffiato il vento di 50.000 teste e cuori che hanno camminato per il centro storico di questa città. Dagli studenti con gli insegnanti ai vescovi, dalle istituzioni alle associazioni, dai sindacati ai ragazzi dell’Agesci e a un bel gruppo di giovani di Ac venuti da ogni angolo della Sicilia: tutti insieme abbiamo invaso porto, strade e piazze. È stata un’invasione di pace, di memoria, di impegno e di silenzio sacro, come quello che ha accompagnato la lettura dei 1101 nomi dei martiri delle mafie. 

Il 21 marzo, a Trapani, la memoria e la speranza si sono fatte comunità di diversi: dall’alto del palazzo dell’episcopio si è visto quello che spesso pensiamo irrealizzabile, il camminare insieme di bandiere, colori e parti sociali diverse, con un’unica meta, un fiume in piena di umanità e speranza.

Le parole della giornata

Riecheggiano ancora nelle nostre menti le parole nette di don Luigi Ciotti, che lanciano un messaggio chiaro: la responsabilità di ciascuno di noi nel perseguire il diritto alla verità e alla giustizia, quella che si deve ai familiari delle vittime, i quali con coraggio e impegno hanno donato la loro vita per contrastare la mafia e la criminalità organizzata.

L’80% dei familiari non conosce la verità: un dato non ci lascia indifferenti e che denuncia il silenzio di chi sa e resta zitto, l’omertà di chi, con il proprio sostegno, è stato complice.

Non è solo la Giornata della Memoria, ma anche dell’Impegno. «Il nostro nome è speranza», ci ha ricordato mons. Fragnelli, vescovo di Trapani, perché la memoria non basta, ma da essa si devono aprire strade nuove e scelte di vita che abbiano la misura del dono. Un impegno fatto carne, ci dice don Ciotti. «Il vento della memoria copre i sussurri di chi non si schiera». Impegno è prendere posizione, senza illudersi che non tocchi a noi fare qualcosa, è essere cittadini animati dall’etica della legalità e della giustizia sociale, che ha a cuore i deboli e denuncia le ingiustizie e la criminalità. 

La lotta alle mafie non si è ancora conclusa, è un percorso lungo e tortuoso: esse godono di un codice genetico volto a rigenerarsi, ed è per questo che negli anni hanno cambiato assetto e modi di operare. Oggi la criminalità organizzata è più silente e questo le ha permesso di penetrare sempre più a fondo la politica, le istituzioni, le imprese, la finanza nazionale e internazionale, facendo sì che si creasse nei cittadini l’illusione che non esistesse più.

La Costituzione il primo vero testo antimafia

Don Ciotti ci ricorda che la nostra Costituzione è il primo vero testo antimafia, manifesto di libertà, di impegno, di diritti e doveri; un testo da custodire e difendere affinché i suoi grandi pilastri non vengano demoliti. Accanto a essa, siamo richiamati alla custodia dei valori fondativi dell’Unione europea, perché sia sempre più «casa comune e non soltanto cassa comune». Costituzione ed Europa-casa comune: ecco i punti fermi su cui costruire il nostro impegno personale e comunitario per una società libera dal cancro delle mafie. 

Il 21 marzo e l’Azione cattolica

Da questa prima giornata di primavera arriva pungente l’invito alla condivisione degli impegni di memoria, verità e giustizia in Azione cattolica, che tutta può essere traino di cambiamento. La fedeltà al territorio e alle persone è il punto di partenza per condividere e concretizzare sempre di più alcuni impegni che ci sono stati lanciati dal palco del 21 marzo.

Innanzitutto, la centralità culturale, politica, economica e sociale della persona umana. È il Vangelo che ce lo chiede, è la Costituzione che ce lo ricorda. Come associazione, mantenere al centro la persona, significa continuare a investire tempo e vita nell’impegno educativo e formativo; ci deve animare la consapevolezza che laddove si riuniscono anche piccoli gruppi di ragazzi, giovani o adulti, si aprono strade di cambiamento personale e sociale. 

Tra le parole limpide di don Ciotti, alcune ci chiamano in causa direttamente: «Questo mondo non è per i giovani, ma i giovani sono per questo mondo». Giorno per giorno, in associazione, continuiamo a provocare un mondo spesso ostile ai giovani, lo facciamo con il protagonismo reale dei ragazzi, dei giovanissimi e dei giovani, affidando loro responsabilità e educandoci reciprocamente a desiderare e a costruire un mondo per nessuno inospitale, in cui tutti possano sentirsi di casa.

Saldare un po’ di terra con il cielo

Le ultime parole risuonate sul mare di Trapani sono state di gratitudine e di impegno. Grazie don Luigi per averci ricordato che l’Ac è quella casa in cui poter imparare «come saldare un po’ di terra con il cielo», perché il nostro servizio quotidiano, nella memoria, per il bene, per la verità, per dare una nuova possibilità ai nostri territori, non è un mero atto di buona volontà, ma è radicato nel cielo, affinché la città degli uomini somigli sempre di più a quella di Dio e progredisca ancora in umanità evangelica.

Difficilmente Trapani dimenticherà questa giornata: l’augurio è che lo faccia fattivamente, con le scelte concrete dei cittadini e della comunità.

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Antonino Adragna