Paco Cerdà, Presenti: un viaggio nel cuore delle nostre tenebre | Libri Mondadori

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Presenti di Paco Cerdà, una riflessione potente sulla memoria storica, l’oblio e le ferite ancora aperte della nostra società

Emozionante, spiazzante, terrificante e commovente, pieno di spunti che ci portano a riflettere sul periodo che stiamo vivendo: queste sono le prime impressioni che si hanno leggendo Presenti, il nuovo libro di Paco Cerdà, giornalista e scrittore valenciano.

Si tratta di un'opera che unisce rigore giornalistico e profondità letteraria: un libro che si legge come un romanzo, ma è anche un'importante documento storico sulla propaganda di regime e ci mostra, in maniera inequivocabile, come la manipolazione della memoria sia una delle armi più subdole di ogni dittatura.

Paco Cerdà alle radici del franchismo: una storia che parla al presente

Presenti prende avvio nell'autunno gelido del 1939. Il 20 novembre di quell'anno, i resti di José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della Falange, vengono esumati dal cimitero di Alicante per essere trasportati a El Escorial. Come racconta Paco Cerdà, si trattò di "un cammino mistico, spirituale, dalla sabbia sottile del Mediterraneo alla pietra dura dell’Escorial, dimora di re, sepolcro imperiale".

José Antonio era stato fucilato dai repubblicani nel 1936, all'inizio della guerra civile spagnola. Due anni dopo, il vittorioso regime di Francisco Franco lo trasformò in un simbolo sacro del potere. Ne fece un martire, trasformando la sua morte nel fulcro di una liturgia propagandistica che lo rendeva una figura quasi religiosa:

Il cadavere è stato estratto da cinque camicie blu. Caravaggio che dipinge la Deposizione. C’erano portatori e prefiche, dramma contenuto, lutto speranzoso, discepoli in silenzio e Lui, l’eletto scelto per la resurrezione.

Il viaggio della salma durò undici giorni e dieci notti, diventando un’epopea fascista: 467 chilometri di propaganda, fiaccole e repressione.
Per raccontare questo evento tanto spettrale quanto surreale, l'autore ha ripercorso a piedi una parte di quel cammino, che si snoda lungo l'antica carretera nacional. Lentamente, al ritmo del corteo, ha immaginato "quanto potesse rivelarsi insolito il pellegrinaggio, allucinante e tenebrista, che ha dato inizio a una lunga dittatura".

Attraverso le tappe del pellegrinaggio, capitolo dopo capitolo, Cerdà ci conduce indietro nel tempo, nel cuore nero della Spagna, mostrandoci come la lunga marcia di accompagnamento del feretro dell'uomo divenuto il simbolo del regime abbia segnato l'inizio di un lungo periodo di revisionismo storico e di riscrittura del passato.

Non solo l’epopea fascista: le vittime “presenti” della dittatura

La rievocazione della processione del 1939 è solo uno dei piani di lettura di Presenti. L'altro, più toccante e profondamente umano, riguarda la narrazione delle vite di tutti coloro che in quegli stessi giorni venivano cancellati dalla storia, per essere repressi, esiliati e dimenticati: insegnanti epurati, intellettuali esiliati, contadini espropriati, prigionieri condannati al silenzio.

Conosciamo, così, tante storie di resistenza. Come quella di Eulalio Ferrer, internato nel campo di concentramento di Saint-Cyprien, sopravvissuto grazie a un amore idealizzato per corrispondenza; o quella del capitano inglese Archibald Dickson, che il 28 marzo 1939 evacuò quasi 3.000 rifugiati repubblicani da Alicante verso Orano, sfidando il blocco franchista; o, ancora, quella Miguel de Molina, cantante omosessuale pestato brutalmente, che tornò sul palco nonostante le persecuzioni, simbolo di resistenza artistica e sessuale.

È propio nel racconto dei dimenticati che Presenti trova la sua forza più autentica e l'autore vince quella che lui stesso ha definito "la sfida più appassionante": restituire la parola a chi il regime ha cercato di mettere a tacere.

Leggere Presenti per restare vigili

Il corteo funebre descritto da Paco Cerdà richiama in modo inequivocabile le cerimonie del fascismo italiano. José Antonio Primo de Rivera fu esplicitamente ispirato da Benito Mussolini, e la Falange adottò molte estetiche e pratiche del regime fascista.

Il franchismo, pur differenziandosi dal fascismo sotto molti aspetti, ha costruito la sua legittimità su una narrazione che esaltava l’ordine, la nazione e la lotta contro il “nemico interno” — categorie che il fascismo italiano aveva già trasformato in strumenti di repressione.

In un tempo in cui si moltiplicano i tentativi di riscrivere la storia, negare i crimini del fascismo o rileggerli con indulgenza, raccontare la verità storica diventa un atto di responsabilità civile: finché esisteranno lettori disposti a conoscerle, le voci di chi è stato dimenticato resteranno presenti.

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Redazione Libri Mondadori