Da Key4biz (20/05/2024): Risiko nomine: il ‘caso De Mita jr’. Si può essere nominati amministratori di una società pubblica senza laurea? - ISICULT

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Nell’ambito cultural-mediale, sono soltanto 2 le società pubbliche i cui vertici verranno presto rinnovati: Rai e Cinecittà, poco più del 1 % delle 122 “partecipate” dal Ministero dell’Economia e Finanze. Pochi “posti” a fronte delle imminenti 694 nomine… Ci si può autocandidare, con l’applicativo Cros del Mef.

Una premessa, nell’introdurre questo “dossier nomine” curato dall’Istituto italiano per l’Industria Culturale IsICult per il quotidiano online “Key4biz”: non siamo integralisti e nemmeno talebani: non crediamo si debba necessariamente essere in possesso di un “pezzo di carta” per dimostrare nella vita capacità eccellenti, professionali e/o relazionali e/o politiche, sia nel bene sia nel male…

Basti citare – nel bene – il caso della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha soltanto un diploma di liceo linguistico, e – nel male – il caso recente di Aldo Spinelli, imprenditore “self-made man” protagonista dell’inchiesta per presunte corruzioni (intorno al Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti), proprietario di uno yacht da 9 milioni di euro, che quasi si vanta di avere soltanto – come titolo di studio – la quinta elementare…

Ciò premesso, suggeriamo anzitutto la lettura dell’ultimo pamphlet del giornalista che da anni ci ha abituati ad inchieste serie ed approfondite e senza peli sulla lingua sulle italiche “caste” vecchie e nuove, immarscescibili, ovvero Sergio Rizzo, “Io so’ io. Come i politici sono tornati a essere intoccabili”, edito da Solferino (marchio editoriale del “Corriere della Sera”) a fine aprile.

Il libro passa al setaccio sprechi e storture della politica italiana di oggi (e ieri) e si pone quasi a mo’ di aggiornamento rispetto al best-seller del 2007, scritto da Rizzo assieme a Gian Antonio Stella, “La casta”. Il titolo romanesco del nuovo libro riprende la famosa battuta del “Marchese del Grillo” di Mario Monicelli (interpretato da Alberto Sordi), e deriva a sua volta dall’indimenticabile sonetto “Li soprani der monno vecchio” del poeta Giuseppe Gioachino Belli

Il “caso De Mita jr”, un esempio sintomatico ed emblematico della prevalenza del “capitale relazionale” su capacità e merito

Anche Rizzo affronta il caso “De Mita jr” nel suo libro: un personaggio a cui abbiamo prestato attenzione fin dal 2023, in occasione della sua nomina – ignorata completamente da tutti i media, a parte da IsICult sul quotidiano “Key4biz” che la segnalò in incredibile esclusiva – nel Consiglio di Amministrazione di Cinecittà (vedi “Key4biz” del 20 gennaio 2023, “Cinecittà: da Bettini a De Mita? Rai: in arrivo la Commissione di Vigilanza. Il Presidente sarà “in quota” m5s”, e del 22 marzo 2023, “Un De Mita nel cda di Cinecittà, intanto oggi sciopero delle troupe cinematografiche”). Giuseppe De Mita è stato formalmente nominato il 25 marzo 2023 (dopo che era stata sospesa l’assemblea convocata per il 19 gennaio 2023), in sostituzione del dimissionario Goffredo Bettini, a suo tempo cooptato dal Ministro “dem” Dario Franceschini.

Il nome di Giuseppe De Mita, unico figlio maschio (ha tre sorelle) del famoso leader della Democrazia Cristiana Ciriaco De Mita (da non confondere con l’omonimo Giuseppe, politico di professione, che è invece un nipote di Ciriaco), è riapparso nelle cronache italiche l’anno scorso, allorquando fu candidato da una strana cordata al ruolo di Amministratore Delegato della cosiddetta “cassaforte” dello sport italiano, la società pubblica Sport e Salute. Alcuni osservatori commentarono che la candidatura non risultò vincente perché in itinere si scoprì che De Mita jr non aveva la laurea…

Dato che nelle ultime settimane, il nome di Giuseppe De Mita, già nel cda di Cinecittà, è riapparso nelle lande di via Tuscolana (sede di Cinecittà) addirittura come possibile Amministratore Delegato (al posto di Nicola Maccanico) ovvero Presidente (al posto di Chiara Sbarigia), ci siamo domandati se questo “requisito” fosse previsto per legge o fosse presente nello statuto di Cinecittà, oltre che di Sport e Salute.

Non è così. Questo vincolo (pre-requisito?!) non è né nello statuto di Sport e Salute spa, né nello statuto di Cinecittà spa.

Può sembrare incredibile (ma – suvvia – nemmeno tanto… commenterebbe sorridendo Sergio Rizzo), ma in effetti la attuale normativa italica non prevede questo specifico pre-requisito per essere nominati amministratori di una società pubblica.

Alcuni osservatori sostengono che peraltro una esperienza a Cinecittà consentirebbe a Giuseppe De Mita di candidarsi con successo, alla prossima tornata, alla guida di Sport e Salute, dato che, a quel punto, potrebbe vantare una esperienza triennale come amministratore di un’altra società pubblica. Si segnala che lo Statuto di Sport e Salute spa (nella versione aggiornata il 2 ottobre 2023), all’articolo 11, prevede in effetti che:

Gli Amministratori devono essere scelti secondo criteri di professionalità e competenza tra persone che abbiano maturato un’esperienza complessiva di almeno un triennio attraverso l’esercizio di: a) attività di amministrazione o di controllo ovvero compiti direttivi presso imprese, ovvero, b) attività professionali o di insegnamento universitario in materie giuridiche, economiche, finanziarie o tecnico-scientifiche, attinenti o comunque funzionali all’attività di impresa, ovvero, c) funzioni amministrative o dirigenziali, presso enti pubblici o pubbliche amministrazioni, operanti in settori attinenti a quello di attività dell’impresa, ovvero presso enti o pubbliche amministrazioni che non hanno attinenza con i predetti settori purché le funzioni comportino la gestione di risorse economico-finanziarie”.

Si noti: la laurea non è un pre-requisito.

Incredibile, ma vero: le legge italiana non richiede la laurea per essere nominati alla guida di una società pubblica

D’altronde, Cinecittà, col suo bilancio di “soltanto” poco più di 40 milioni di euro l’anno, è poca cosa rispetto ai circa 400 milioni di euro di contributi pubblici che gestisce Sport e Salute… Un rapporto – a livello economico – di 10 ad 1, tra Sport e Salute spa e Cinecittà spa.

Ma, insomma… suvvia, per “far carriera”… anche via Tuscolana può essere utile…

A proposito di… curriculum Giuseppe De Mita può vantare – professionalmente – di essere stato Addetto Stampa e poi ex Dg della Lazio (ai tempi di Sergio Cragnotti), Direttore Generale di Gea World spa (impresa di gestione contrattuale e commerciale di atleti, fondata assieme – tra gli altri – a Chiara Geronzi, figlia del grande boss di Capitalia Cesare Geronzi, avventura finita nelle sabbie mobili di “Calciopoli”) e – relazionalmente – testimone di nozze di Marco Mezzaroma (cognato di Claudio Lotito), quindi amico di Giorgia Meloni (alcuni sussurrano che il De Mita jr sia stato accreditato nei confronti del Ministro Gennaro Sangiuliano personalmente dalla sorella della premier, Arianna)…

Scriveva il 27 luglio 2023 Lorenzo Vendemiale sul quotidiano “il Fatto”: “un nome che il ministro Andrea Abodi aveva più che altro subito dai piani alti del governo, salvo poi dover accantonare per i requisiti (gli mancava il titolo di laurea previsto dalla legge), nonché alcuni ragionamenti di opportunità (troppi interessi nel settore degli eventi sportivi)”.

Crediamo che la questione di “opportunità” non sia stata in verità – nemmeno questa – determinante, basti ricordare il caso eclatante del Ministro della Difesa Guido Crosetto, azionista di società di “lobbying” per l’industria delle armi…

Abbiamo voluto approfondire: la candidatura di De Mita jr alla guida di Sport e Salute spa è stata evidentemente accantonata, ma non per l’assenza di un requisito non previsto dalla legge (questione riportata peraltro da diverse altre testate giornalistiche). Dopo sei mesi di “tira-e-molla” di querelle infra-maggioranza, a fine luglio dell’anno scorso è stato nominato Marco Mezzaroma (vedi supra) Presidente di Sport e Salute, ed è stato promosso come Ad Diego Nepi Molineris, già Direttore della società da diversi anni. Va segnalato che il De Mita jr è stato comunque nominato, qualche settimana fa, consulente di marketing della società…

A proposito di nomine, tra Cinecittà e Rai…

Come abbiamo segnalato su queste colonne (vedi “Key4biz” del 17 maggio 2024, “Ritardi su ritardi, tra Rai e cinema: tutto rimandato al post-elezioni europee”), anche le nomine dei nuovi consigli di amministrazione della Rai e di Cinecittà sono state “rimandate” al post-elezioni europee.

Qualche giorno fa, è stata pubblicata la settima edizione del VII Rapporto “Nomine 2024. Le società del Mef e i rinnovi di consigli di amministrazione e collegi sindacali” curato dal centro studi CoMar (la precedente edizione era stata segnalata anche su queste colonne: vedi “Key4biz” del 16 marzo 2023, “Nomine pubbliche. La mappa delle cariche da rinnovare. Tutte le caselle. Nuovo Report del Centro Studi CoMar”).

Nell’ambito cultural-mediale, sono soltanto 2 le società pubbliche i cui vertici verranno presto rinnovati: la Rai e Cinecittà, giustappunto, che rappresentano poco più del 1 % del totale delle ben 122 società partecipate dal Ministero dell’Economia e Finanze (Mef) Pochi “posti” (7 in Rai, 5 a Cinecittà) a fronte delle imminenti 694 nomine, 12 poltroncine soltanto…

Secondo le elaborazioni di CoMar (basate su documenti ufficiali), il rinnovo degli organi amministrativi delle società del Mef previsto nei prossimi mesi riguarderà infatti ben 694 persone, per 154 organi sociali di 122 partecipate.

Delle 122 società, 19 sono a controllo diretto e 103 a controllo indiretto; dei 154 organi sociali, 89 sono consigli d’amministrazione e 65 collegi sindacali; le 694 persone sono ripartite fra 424 consiglieri e 270 sindaci…

Le “poltrone” più ambite possono essere considerate quelle dei cda di Cdp alias Cassa Depositi e Prestiti (9 posti tra quota del Mef e delle fondazioni bancarie), oggi guidata da Giovanni Gorno Tempini (Presidente) e Dario Scannapieco (Ad), delle Ferrovie dello Stato (7 poltrone, tutte del Mef), oggi guidate da Nicoletta Giadrossi (Presidente) e Luigi Ferraris (Ad), dell’Anas (4 posti, controllata al 100 % da Fs), guidata dal generale Edoardo Valente (Presidente) e da Aldo Isi (Ad)…

Quasi tutti i consiglieri in scadenza (generalmente decadono con l’approvazione del bilancio di esercizio 2023, e quindi entro il 30 giugno 2024) sono stati nominati tre anni fa, durante il governo Draghi, appoggiato da tutti i partiti tranne Fratelli d’Italia.

Si prevedono per questa ragione molti cambiamenti, essendoci una nuova maggioranza guidata proprio da Fdi.

Il “Risiko” di breve periodo (fine giugno 2024) riguarda almeno 500 poltrone

È evidente che i partiti hanno concordato sull’esigenza di attendere l’esito delle elezioni dell’8 e 9 giugno, al fine di “aggiornare” i pesi spartitori che andranno applicati in funzione del proprio risultato nelle urne, per mettere in scena per l’ennesima volta la logica del mitico testo sacro della lottizzazione partitocratica ovvero il “manuale Cencelli”…

È anche vero che comunque l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, nel suo primo anno, non è stato proprio fermo: secondo alcune elaborazioni proposte ad inizio dicembre dell’anno scorso dal quotidiano online “Open”, ben 300 “poltrone” sono state già simpaticamente assegnate…

Scriveva Felice Florio l’8 dicembre 2023, in un articolo intitolato “Le 1024 nomine del governo Meloni: ogni giorno, tra Cdm e Cda delle partecipate, hanno ricevuto un nuovo incarico 2,5 persone”:

i politici devono vincere le elezioni per governare. Ai nominati, invece, basta trovarsi nel posto giusto con l’esecutivo in carica giusto. Si dirà che è il merito a guidare le scelte sulle poltrone da riempire. Lungi dal mettere in discussione la bravura dei nominati, tra le designazioni fatte nel 2023 ne emergono alcune che hanno caratteristiche singolari: un cognome di peso, una candidatura sfortunata, una simpatia personale o politica. Tra le pieghe delle nomine si può scorgere la ‘Comédie humaine’ del potere italiano. E al gran galà delle investiture, quest’anno, l’unico invitato è stato il centrodestra. Nei primi 410 giorni del governo, dal 22 ottobre al 2022 al 6 dicembre 2023, sotto l’egida di Giorgia Meloni sono state effettuate 1.024 nomine dirette o indirette. Includendo lo spostamento di prefetti, le promozioni di militari e l’affidamento di compiti diplomatici per il personale della Farnesina, ogni 24 ore, sono state investite di un nuovo ruolo circa 2,5 persone. Durante i Consigli dei Ministri, dal primo al sessantunesimo, 392 nomi sono stati designati per i posti più disparati nelle maglie della burocrazia, degli enti pubblici e delle partecipate. A questi, si aggiungono 22 nomine passate per i rami del Parlamento, mentre 610 nomine rientrano nel grande capitolo delle società partecipate dal Ministero dell’Economia”.

Basti ricordare – nell’ambito culturale – che il Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) ha rinnovato i consigli di amministrazione di soggetti come il Maxxi (Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo), il Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc), la Biennale di Venezia, soltanto per citare gli enti più importanti: su questo ed altro, l’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult sta elaborando un corposo dossier di analisi critica, che verrà presto pubblicato.

Va precisato che, per quanto riguarda Cinecittà spa, la procedura è per alcuni aspetti più complessa: lo Statuto prevede infatti che i consiglieri siano nominati da 2 soggetti diversi: dei 5 membri del Cda, 2 sono individuati dal titolare del Mef (uno dei quali assolve poi la funzione di Presidente), mentre gli altri 3 (uno dei quali con funzioni di Amministratore Delegato) sono individuati dal Ministro della Cultura.

Cooptazioni discrezionali ed oscure

Eppure va ricordata l’adozione del Dpcm del 26 luglio 2023, n. 125, ovvero del regolamento che ha modificato l’organizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze prevedendo, tra l’altro, la creazione del Dipartimento dell’Economia, con specifiche competenze anche in materia di partecipazioni societarie dello Stato.

Va anche segnalato che nella Legislatura in corso sono intervenute diverse modifiche normative in tema di società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, recanti sia misure relative agli assetti organizzativi di singole entità societarie, sia deroghe o innovazioni concernenti aspetti specifici della disciplina generale in materia: nel “perimetro” in qualche modo vicino al settore culturale, basti ricordare la trasformazione dell’Istituto per il Credito Sportivo (già presieduto dall’attuale Ministro dello Sport e delle Politiche Giovanili Andrea Abodi, “in quota” Fratelli d’Italia) in una nuova società per azioni denominata “Istituto per il Credito Sportivo e Culturale spa”; la previsione della costituzione di una nuova società in-house, “Enit spa”, e la contestuale soppressione dell’ente pubblico Enit – Agenzia Nazionale del Turismo (la cui presidenza è stata affidata ad Alessandra Priante, scelta dalla Ministra del Turismo Daniela Santanché).

Così come Cinecittà spa è una società con “socio unico” il Mef ma con i “diritti dell’azionista” ceduti al Ministero della Cultura, Enit spa è una società controllata dal Ministero del Turismo i cui diritti sono attribuiti al Mef…

Si domanda Sergio Rizzo esemplificativamente nel succitato suo pamphlet “Io

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Claudia Carboni