Il caso del film su Calipari bocciato dalla Commissione Esperti della Direzione Cinema e Audiovisivo nominata da Dario Franceschini stimola sia Gennaro Sangiuliano sia le associazioni.
Venerdì scorso 10 maggio 2024 – come abbiamo ben segnalato su queste colonne – il mondo dei “cinematografari” (e non soltanto) è stato scosso da un eterodosso intervento a gamba tesa del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia), che ha deciso di manifestare il proprio “disappunto” (testuale) per una decisione assunta dalla Commissione Esperti, ovvero dai 15 (cosiddetti) “saggi” che, secondo la Legge n. 220 del 2016 (la cosiddetta “Legge Franceschini”), sono chiamati ad esprimere il proprio parere su una parte dei processi decisionali che sono alla base del sostegno pubblico alla cinematografia e all’audiovisivo. Si rimanda a “Key4biz” del 10 maggio 2024 per la ricostruzione della vicenda, “Sangiuliano critica la Commissione esperti Cinema nominata da Franceschini: ma perché non nomina le nuove commissioni previste per legge?”.
Il Ministro si è lamentato della decisione di non accordare il sostegno pubblico ad un progetto filmico intitolato “Il nibbio”, per la regia di Alessandro Tonda, che racconta i ventotto giorni precedenti ai tragici eventi del 4 marzo del 2005, che hanno visto morire Nicola Calipari, alto dirigente del Sismi Sismi (il Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare, uno dei servizi segreti italiani, dal 2007 sostituito dall’Agenzia per le Informazioni e la Sicurezza Esterna – Aise), che ha sacrificato la propria vita per salvare quella della giornalista Giuliana Sgrena, rapita da una cellula terrorista (Calipari è stato ucciso ad un posto di blocco statunitense costituito illegalmente nel quartiere di Mansour a Baghdad).
Film prodotto da Notorius Pictures, Tarantula, Rai Cinema, con Claudio Santamaria e Sonia Bergamasco nel cast. Secondo il Ministero, il film avrebbe un “costo ammissibile” di 4,5 milioni di euro, ed aveva richiesto un “contributo” di 800.000 euro. Da segnalare che si tratta di una forma di aiuto “selettivo”, una integrazione di sostegno rispetto al “Tax Credit” che comunque andrà a beneficio dell’opera…
Come abbiamo spiegato in dettaglio nel nostro intervento di venerdì scorso, la Commissione ha così classificato il film: “progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in riferimento a personaggi di particolare rilevanza per la storia e l’identità culturale italiana ovvero, in mancanza di progetti con queste caratteristiche, anche in relazione a fatti storici, eventi e luoghi che caratterizzano l’identità culturale italiana”.
La notizia è emersa venerdì scorso perché in mattinata è apparso sul sito web della Direzione Cinema e Audiovisivo (Dgca) del Ministero della Cultura (Mic) il “decreto direttoriale” firmato dal Dg Nicola Borrelli, che non si comprende per quale ragione ha impiegato 2 mesi per apporre la propria firma, a fronte della conclusione dei lavori della Commissione di selezione, avvenuta il 13 marzo 2024 (si tratta del decreto che reca i “Contributi selettivi 2023” ovvero la graduatoria completa dei progetti di produzione della cosiddetta “III sessione” dell’anno scorso).
Abbiamo già tante volte rimarcato quanto questi ritardi siano dannosi, esattamente come quelli che vedono – da molti (troppi) mesi ormai – la gestazione dei nuovi annunciati decreti che andranno a modificare la “Legge Franceschini” ed in particolare il controverso strumento del “Tax Credit”.
L’intero settore cinematografico e audiovisivo italiano vive da ormai un anno un’attesa estenuante, ormai divenuta esasperante. Lentezze e ritardi le cui ragioni continuano ad essere incomprensibili, e sorge il dubbio che possa essere veramente corretta l’interpretazione malevola di alcuni osservatori critici, ovvero che “la destra” culturale al governo voglia mettere in ginocchio un settore storicamente considerato “appannaggio” degli intellettuali e degli artisti di sinistra. Una sorta di azione psico-politica…
Scrivevamo venerdì scorso che la notizia della sortita del Ministro meritava essere rilanciata e analizzata criticamente, perché sintomatica di una delle tante anomalie e patologie dell’intervento dello Stato nel settore.
Per alcuni aspetti è sorprendente la critica del Ministro nei confronti della Commissione Esperti, e non meno evidente la critica nei confronti del Direttore Generale del Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli, che è molto sostenuto dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni ma non altresì – parrebbe – da Gennaro Sangiuliano.
Il decreto del 10 maggio reca – tra l’altro – un elenco di 16 progetti filmici ammessi a contributo pubblico (produzione di opere cinematografiche di lungometraggio “di particolare qualità artistica”), per un totale di circa 5,7 milioni di intervento, con un campo di oscillazione di intervento del Ministero (“contributo assegnato”) che oscilla tra il minimo di 200.000 euro ed il massimo di 560.000 euro.
Abbiamo rimarcato che, di questi 16 titoli ammessi, soltanto 2 hanno un budget superiore a 5 milioni di euro, e quindi rientrano in una previsione di “massimo 3 opere” finanziabili richiamate dal decreto stesso: si tratta di “L’abbaglio” di Roberto Andò (prodotto da Bibi Film Tv ed altri), e di “Duse” per Pietro Marcello (prodotto da Avventurosa e altri), che hanno ricevuto rispettivamente 450mila (a fronti di costi ammessi di 15,2 milioni) e 450mila (a fronte di costi ammessi di 6,4 milioni di euro).
I progetti “non ammessi” sono invece 23, ai quali si affiancano 5 altri titoli questi ritenuti “non di straordinaria qualità artistica”. Il timbro di non “straordinaria qualità artistica” riguarda infatti complessivamente 5 opere, e non soltanto il film oggetto della critica del Ministro: va segnalato che non sono rientrati in questa tipologia nemmeno film di registi del calibro di Uberto Pasolini (con “Il ritorno”, prodotto da Picomedia ed altri), di Giorgio Diritti (con “Lubo”, prodotto da Indiana ed altri), di Gabriele Salvatores (con “Napoli-New York”, prodotto da Paco, quest’ultimo con un budget di oltre 15 milioni ed una richiesta di contributi per 900mila euro), e, ancora, di Antonio Piazza (con “Lettera a Catello”, prodotto da Indigo ed altri)…
Chi sono i responsabili della bocciatura del sostegno ministeriale al film su Calipari?
Abbiamo già precisato che il lavoro dei 15 esperti si sviluppa nell’ambito di 4 “Sottocommissioni”, ciascuna con un proprio indirizzo di pertinenza. La polemica in questione riguarda il lavoro dei seguenti 6 membri della “Sottocommissione 4”: Rita Borioni, Gianni Celata, Raffaella Del Vecchio, Andrea Minuz, Valerio Toniolo, Vanessa Tonnini. Ed abbiamo già notato che, se è per alcuni aspetti censurabile che il Ministro Franceschini abbia a suo tempo cooptato nella Commissione dei 15 un’esperta come Rita Borioni, molto connotata politicamente in quanto già funzionaria del Partito Democratico, va anche osservato che nella stessa Sottocommissione siede un esperto come il professor Andrea Minuz, che pure deve evidentemente godere della fiducia dell’attuale Ministro Gennaro Sangiuliano, che qualche mese fa lo ha nominato nel Consiglio di Amministrazione del Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc)…
E concludevamo così le nostre osservazioni critiche: ancora una volta emerge l’inevitabile (ma proprio proprio inevitabile?!) discrezionalità che caratterizza l’operato di queste commissioni.
Evidente l’esigenza che le future Commissioni:
- siano formate da professionisti qualificati, caratterizzati da diversi percorsi intellettuali ed adeguata esperienza;
- i componenti siano scelti con un criterio di ampio pluralismo culturale-ideologico, magari attraverso una procedura selettiva trasparente di valutazione comparativa dei curricula;
- che – udite udite… – i membri delle Commissioni siano retribuiti.
Lamentavamo anche, nell’intervento di venerdì, un altro incomprensibile ritardo: il Ministro Gennaro Sangiuliano ha fatto sì che dal 2024 la “Commissione” di selezione venisse abolita, e che venissero istituite 2 nuove “Commissioni”, una dedicata alla “produzione” ed una dedicata alla “promozione”.
Di questa intenzione del Ministro si aveva notizia da mesi, nella fase di gestazione della Legge Finanziaria per il 2024 (vedi “Key4biz” del 20 ottobre 2023, “Cinema, il Ministro Sangiuliano riforma le “commissioni” ministeriali chiamate ad assegnare milioni di contributi pubblici”).
La “Legge di Bilancio” 2024, che ha apportato questa modifica alla “Legge Franceschini” del 2016, prevede che la costituzione delle due nuove commissioni avvenga con decreto ministeriale, ma da quattro mesi e mezzo non si ha nessuna notizia delle intenzioni di Gennaro Sangiuliano…
Quanti componenti avranno queste commissioni?
Come verranno cooptati i nuovi membri?
Come verrà regolamentato il delicato lavoro selettivo?
Nulla trapela dal Collegio Romano, e specificamente dall’uffico del Vice Capo di Gabinetto Giorgio Carlo Brugnoni, cui viene attribuito da alcuni il vero coordinamento delle politiche del Ministro in materia di cinema e audiovisivo (e Brugnoni non sarebbe sempre in sintonia con la linea adottata dalla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni). Si ricordi che Brugnoni è anche Consigliere Economico del Ministro, e può vantare esperienze manageriali in Cassa Depositi e Prestiti – Cdp.
La legge vigente prevede che “con decreto del Ministro si provvede a disciplinare le modalità di costituzione e di funzionamento della Commissione (ovvero delle due commissioni, n.d.r.), il numero dei componenti e, tenuto conto della professionalità e dell’impegno richiesto, la misura delle indennità loro spettanti”.
Il Ministro Gennaro Sangiuliano ha carta bianca nella nomina delle nuove “Commissioni Esperti” in materia di cinema e audiovisivo
In sostanza, Gennaro Sangiuliano ha veramente… carta bianca. Sarà interessante osservare come eserciterà questa grande discrezionalità autocratica. Il recente “precedente” (19 marzo 2024) della cooptazione – avvenuta tutta silenziosamente sulla base del criterio soggettivo dell’“intuitu personae” (nessuna pubblica “call” e nessuna pubblica valutazione comparativa dei curricula) – dei membri del Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (Csca) non stimola purtroppo molte illusioni di correzione di rotta rispetto alle non sempre commendevoli pratiche del passato…
Nell’intervento di venerdì scorso, osservavamo anche il perdurante silenzio delle “categorie” rispetto ai tanti ritardi accumulati negli ultimi mesi: l’ultimo segnale di “allarme” è stata la sommessa protesta emersa in occasione della mattinata romana al Cinema Adriano il 5 aprile 2024 (vedi “Key4biz” del 5 aprile 2024, ““Mattinata di agitazione ‘soft’ da parte di (quasi) tutta l’industria cinematografica e audiovisiva. Assente la Sottosegretaria Borgonzoni”). La Sottosegretaria, quella mattina, non ha accolto l’invito delle 23 associazioni aderenti all’iniziativa ad intervenire, ma ha poi convocato delle riunioni (sempre a porte chiuse) ed ha annunciato che i nuovi decreti – ovvero uno dei più attesi (quello sul “Tax Credit Produzione”) – sarebbero stati trasmessi al Ministero dell’Economia e Finanze. Di questi testi, per quanto in bozza, comunque, nessuna (pubblica) traccia. Nebbie e ritardi. Si rimanda a “Key4biz” del 29 aprile 2024, “Si disvela il mistero della riforma della Legge Cinema e Audiovisivo? Oggi Borgonzoni incontra produttori e autori”. Perché questa cortina fumogena e questi reiterati ritardi?! Di che cosa si ha paura?!
Ed ancora – incomprensibilmente – nessuna pubblica evidenza nemmeno del documento forse più importante nell’economia del settore, ovvero il “piano di riparto” dei 696 milioni di euro del Fondo Cinema e Audiovisivo per l’anno 2024, che pure è stato approvato (a maggioranza dei componenti: 8 su 11) dal massimo organo di consulenza del Ministero, qual è il Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (il Csca presieduto dall’avvocato Francesca Assumma).
Peraltro il Consiglio Superiore vede calendarizzata la seconda propria riunione (dopo quella di insediamento del 3 aprile, in occasione della quale è stato di fatto costretto ad approvare in fretta e furia il riparto proposto dalla Dgca) per domani martedì 14 maggio 2024: cosa andrà a decidere, se ancora oggi le bozza dei decreti operativi riguardanti la riforma del “Tax Credit” sono ignote al Consiglio stesso?!
A fronte di cotanta inerzia e passività e rassegnazione, venerdì scorso IsICult ha messo in atto una piccola provocazione in stile… “situazionista”: ha rilanciato un comunicato stampa (pubblicato sul sito web dell’Anica) che recava la firma di Anica, Agis, Afic, e della triade sindacale (Cgil, Uil, Cisl), che lamentavano il “taglio” al “Tax Credit” e prospettavano, come velata minaccia, una sorta di “serrata”, ovvero il blocco dei festival cinematografici (?!).
Il comunicato in questione era senza dubbio autentico (è online sul sito web dell’Anica, però… non reca la data!), ma è stato rilanciato a mo’ di vera provocazione intellettuale e politica: come ha presto scoperto – a distanza di poche ore dalla pubblicazione dell’articolo IsICult su “Key4biz” – Pedro Armocida (Presidente da qualche mese dell’Afic, l’associazione che rappresenta oltre 100 dei circa 500 festival cinematografici italiani), segnalando la questione nella chat su WhatsApp – a cui partecipano oltre 400 operatori del settore – “W il cinema! W il cinema italiano” (promossa da Francesco Gesualdi, Direttore della Marche Film Commission, alla quale ha aderito Gaetano Blandini, Presidente della Fondazione Copia Privata Italia promossa dalla Siae, che ne è poi uscito in itinere; iniziativa coordinata dal giornalista Sergio Fabi) – ovvero che si trattava di un comunicato… risalente ad oltre 10 (dieci!) anni fa. Per la precisione il comunicati era stato diramato il 25 giugno 2013: allora al Collegio Romano era ministro il “dem” Massimo Bray, ed il governo era guidato da Enrico Letta…
Perché la (piccola) provocazione IsICult (ovvero un’azione rientrante nella tipologia di operazioni che oggi si definiscono di “fake news”) su “Key4biz” di venerdì 10 maggio 2024?
Per gettare un sasso nello stagno, per stimolare le associazioni a reagire ai tanti ritardi del Governo… superando inerzia, passività, rassegnazione.
Ed anche per riflettere che qualcuno, e, con un governo di centro-sinistra (Massimo Bray / Enrico Letta), un qualche dubbio sulla effettiva efficacia dello strumento del Tax Credit l’aveva forse maturato, ben prima che il Ministro Dario Franceschini elevasse l’agevolazione fiscale a strumento-principe della nuova politica culturale nazionale in materia di cinema e audiovisivo (attraverso la Legge n. 220 del 2016, la cosiddetta giustappunto “Legge Franceschini”). Curioso anche osservare che allora (oltre 10 anni fa!) ci si lamentasse per un taglio del “tax credit” del 50 %, un livello paradossalmente simile a quello che ha deciso di adottare in queste settimane il Ministero: questa volta la riduzione 2024 è in effetti del 40 % rispetto alla dotazione del 2023…
La provocazione IsICult su Key4biz è stata utile?
Riteniamo la risposta possa essere positiva, se si osserva (senza necessariamente ipotizzare un nesso causa/effetto), che l’indomani, sabato pomeriggio 11 maggio 2024, è stato diramato un comunicato stampa, questo firmato dalle 3 principali associazioni degli autori, l’Anac ed i 100 Autori e la Wgi, che sono intervenute su una delle questioni cui ai succitati variegati e multipli ritardi. Pur mettendo l’accento sulla dimensione critica ideologico-politica della questione, e non sulle concrete esigenze pratiche (che pure riteniamoi siano la questione più importante, anzi essenziale).
Da segnalare che la notizia è stata tempestivamente rilanciata sabato pomeriggio dall’agenza stampa AgCult diretta da Ottorino De Sossi, ma nessuna traccia della stessa sui giornali dell’indomani (ieri domenica 12 maggio), a conferma che la quasi totalità degli operatori dei media italiani si appassiona allo… “spettacolo della politica”, ma non alle… “politiche dello spettacolo”: il comunicato delle tre associazioni degli autori è stato infatti ignorato completamente anche da testate specializzate come “Box Office” ovvero “TiVù”