Le sue proprietà si estendono dai disturbi dell’intestino, come stitichezza e colite, fino a quelli di denti, gengive e come espettorante
di Vita e Salute
L’altea (Althea officinalis) è una pianta costituita da piccoli arbusti adornati di fiori rosa pallido. Si tratta di una pianta preziosa, appartenente alla famiglia delle Malvaceae, che fiorisce da maggio a luglio nelle zone della nostra penisola con clima mite e umido.
In viaggio nel tempo
L’altea è stata citata e raccontata dagli studiosi e dai naturalisti fin dall’antichità. Il medico greco Ippocrate elogiava le proprietà antinfiammatorie di questa erba officinale invitando chi soffriva di edemi ad assumere il decotto del suo rizoma. Il naturalista Plinio il Vecchio affermava che il nutrimento di un cucchiaio di altea al giorno liberava l’individuo da tutti i malesseri. Arriviamo al Medioevo, dove le radici di altea venivano lessate e fritte nel burro con aggiunta di cipolla, per creare un’ottima alternativa a un misero pranzo. La ritroviamo protagonista durante la rivoluzione industriale in cui il popolo francese inventò un dolcetto “da passeggiata” a base di radice di questa pianta.
In epoca più recente l’altea ha consolidato la sua fama di erba officinale nelle diverse tradizioni mediche. Nelle tradizioni non occidentali, come la Medicina tradizionale cinese, viene definita come un componente neutrale in grado di riequilibrare l’eccesso dell’elemento Yin, identificativo in patologia di un accumulo di liquidi. Secondo la disciplina ayurvedica l’altea rappresenta l’elemento Fuoco in grado di “riscaldare” il nostro organismo spazzando via le tossine accumulate.
Secondo la scienza
È necessario, però, distinguere l’utilizzo di questa pianta nella tradizione popolare e l’uso farmaco-terapico convalidato sia a livello scientifico sia nella pratica clinica.
L’impiego popolare dell’altea, denominata anche Bismalva per la stretta “parentela” con la malva (Malva silvestris), attribuisce a questa erba officinale proprietà emollienti e antitussive grazie all’elevato contenuto di mucillagini. Queste sostanze, racchiuse prevalentemente nella parte della radice, sono in grado di gonfiarsi a contatto con l’acqua formando una sorta di “pellicola” che protegge le mucose infiammate. Questa caratteristica è valida, però, per il cavo orale, il tratto digerente e la cute, non per l’apparato respiratorio. Le mucillagini, infatti, non possono essere assorbite e trasportate a livello sistemico fino a raggiungere il tessuto bronchiale o polmonare infiammato. Tuttavia la farmacopea ufficiale ha approvato l’utilizzo dei fiori di altea in tisane febbrifughe ed espettoranti sfruttando proprio le riconosciute proprietà lenitive della pianta a livello orale. La tosse, soprattutto in fase acuta, rischia di infiammare la gola e il primo tratto gastrico che trova sollievo nei composti mucillaginosi come quelli dell’altea e della malva.
Le mucillagini dell’altea sono costituite prevalentemente da polisaccaridi, L-mannosio e D-galattosio, amido e pectine. La radice è la parte più ricca di queste sostanze poiché contiene fino al 25% di mucillagini, mentre nei fiori e nelle foglie la quantità massima di mucillagini arriva al 10%.
L’apparato gastro-intestinale trae ottimi benefici dall’impiego della radice sia in forma di decotto sia in forma di macerato. Le proprietà antinfiammatorie di questo fitoterapico sono state confermate da diversi studi nel trattamento delle irritazioni del cavo orale e delle disfunzioni semplici e complesse dell’intestino come la stipsi, la colite e il colon irritabile.
Ne riceve giovamento anche la bocca, grazie al decotto di altea che può essere impiegato, con ottimi risultati, come collutorio nei casi di flogosi gengivale e ascesso dentale. L’azione antispastica dell’altea ha ricevuto plurimi consensi nelle ricerche cliniche applicate agli squilibri intestinali da colite e da prolungata assunzione di farmaci gastrolesivi. L’assunzione per via orale oppure tramite clistere a base di questa pianta officinale ha dato ottimi risultati sia nell’impiego singolo sia in associazione ad altre piante medicamentose dall’azione tipicamente gastro-antinfiammatoria come la liquirizia (Glycyrrhiza glabra) e la camomilla (Matricaria chamomilla). L’attività coadiuvante dell’altea è ottimale anche nella stipsi cronica in cui il transito intestinale viene facilitato dall’azione delle mucillagini.
Adatta ai bambini
La semplicità di preparazione e l’assenza di tossicità di questo fitoterapico ne permettono l’impiego anche in ambito pediatrico. Durante la fase della dentizione del bambino si consiglia la masticazione della radice di altea per lenire il tipico fastidio gengivale.
Un altro ambito curativo dell’altea è senza dubbio quello dermatologico. Nei periodi di stress o dopo un’esposizione solare, l’epidermide arrossata può trarre giovamento dalla grande quantità di amido presente nel rizoma della pianta con la quale si possono preparare lozioni e unguenti per uso topico. Bagni lenitivi a base di decotti di altea venivano consigliati nella tradizione popolare durante il decorso delle malattie esantematiche infantili per mitigare la forte sensazione di prurito e bruciore del bambino. La gelatina di altea, applicata su tagli e ferite, rappresenta un ottimo coadiuvante nella cicatrizzazione. Infine, nell’acne giovanile e nelle foruncolosi adulte i preparati cosmetici con questo medicamento favoriscono la maturazione della pustola e leniscono l’infiammazione cutanea.
Macerato freddo
Una delle migliori tipologie farmacologiche per sfruttare le proprietà antinfiammatorie dell’altea è il macerato a freddo della radice contusa a piccoli pezzi.
Il macerato a freddo è consigliato in tutti i casi di malesseri intestinali causati da stipsi, colite e colon irritabile
Infine, alcune precauzioni d’uso.
È sconsigliato l’utilizzo durante la gravidanza e l’allattamento e durante le terapie farmacologiche con somministrazioni orali poiché la presenza di mucillagini potrebbe rallentare l’assorbimento gastrico dei medicinali.
Da evitare l’impiego in soggetti diabetici per potenziale lieve azione ipoglicemizzante.