«Ho sempre pensato che avrei voluto lavorare con gli animali qui a Traversella, il paese dove abitava la mia nonna e dove tutti si conoscono. Mi piaceva la montagna e l’idea di vivere distante dal traffico, dagli uffici, dalla città. Volevo vivere secondo i ritmi della natura».
Elena Rodigari, giovane pastora di Traversella, in provincia di Torino, è una delle Dieci donne che salvano la terra, il progetto di Slow Food Italia che vuole dare valore e voce alle donne piemontesi che – spesso nell’ombra – lavorano per custodire la terra, produrre cibo buono, pulito e giusto, e cambiare il futuro.
Fin da piccola, nei mesi estivi seguiva la nonna Mariuccia nella sua baita in montagna in Val Chiusella, ed è qui che ha cominciato la sua formazione di pastora e casara. Nel 2014, quando la nonna, ormai anziana, le comunica di voler dare via le 17 capre, Elena non ha dubbi: di quell’amore per gli animali e la natura vuole fare il proprio mestiere.
«Ho deciso di diventare allevatrice grazie a mia nonna che mi ha trasmesso la sua passione, anche se involontariamente. Mia nonna sperava che io non seguissi questo percorso perché è pieno di ostacoli e difficoltà. Eppure sapevo che questa era la mia strada. Appena dopo la maturità ho deciso di adottare le sue capre e farne un lavoro».
Elena non nega le difficoltà della sua decisione. L’alba e il tramonto sono dedicati ai suoi animali, così come il resto della giornata: ci sono da controllare i capretti appena nati e pulire la stalla; serve dare da mangiare alle capre e mungerle almeno due o tre volte al giorno. D’estate serve girare le reti e razionare il pascolo. Tutto insieme alla sua bimba di 2 anni che l’accompagna in quest’avventura.
L’attenzione e l’amore che Elena riserva alle sue capre è commovente. Per gestire un allevamento di piccole dimensioni in totale autonomia servono conoscenze approfondite, che lei cerca di acquisire ogni volta che ne ha l’occasione: dalla veterinaria, dai libri e dai corsi di formazione. Perché «se sbagli ci rimettono gli animali».
Anche il semplice fatto di essere una donna a capo di un’azienda, seppure di piccole dimensioni, non facilita la sua vita di allevatrice e casara. In Val Chiusella le donne pastore sono sempre esistite, quindi fare questo mestiere non è poi così un’eccezione, eppure i pregiudizi sono ancora molti e quando qualcuno chiama chiede ancora di “parlare con il capo”.
Ma lei non si è mai pentita della scelta fatta e la spinta a non mollare le giunge proprio dalle sue caprette. Come quella volta in cui «era un periodo difficile, l’anno prima che mia nonna ci lasciasse: era appena stata operata al cuore. Mi sono ritrovata a casa, da sola, con mille lavori da fare. E, come non bastasse, i cinghiali al pascolo avevano rovinato tutte le reti. Quest’ultimo fatto mi ha portata all’apice di quanto potevo sopportare e sono scoppiata a piangere. In quel momento Furba, una delle mie capre, si è accorta del mio stato d’animo e mi ha leccata per consolarmi. In un attimo è passato tutto».
Elena ha dentro di sè due animi: uno è quello riservato e concreto della pastora, mentre parliamo non spreca le parole; l’altro è quello della sognatrice: gentile e sensibile, capace di creare un legame vero anche con gli animali dei quali parla con una nota di affetto e cura nella voce che non passa inosservata neanche al telefono.
Pensando alla figlia di due anni confessa il suo auspicio per il futuro: «spero che le future generazioni sappiano mettere da parte i pregiudizi. Ricordo durante le scuole superiori che l’aspirazione di voler diventare pastora non era ben vista da insegnanti e compagni. Così quando alla maturità mi hanno chiesto dei miei progetti futuri ho detto che non avevo le idee chiare, anche se conoscevo benissimo il mio sogno. Auguro ai ragazzi e alle ragazze di uscire dagli schemi, di fare il lavoro che desiderano senza accontentarsi, ma anzi con fantasia e passione».
Dieci donne che salvano la terra
Slow Food Italia – con il patrocinio e il contributo della Regione Piemonte – ha lanciato l’iniziativa Donne che salvano la terra per dare valore e voce alle donne piemontesi che, spesso nell’ombra, lavorano per custodire la terra, produrre cibo buono, pulito e giusto, cambiare il futuro. Donne che possono diventare fonte di ispirazione per le ragazze e i ragazzi che stanno compiendo il loro percorso di formazione scolastico e personale. Per scoprirle e raccontarle, Slow Food ha chiesto ai propri soci e simpatizzanti, appassionati gastronomi, attivisti sui temi dell’ambiente e operatori della società civile, giornalisti e blogger, di attivarsi e candidare la propria “donna che salva la terra”. Al termine della fase di candidatura, una commissione ha selezionato 10 donne, impegnandosi a diffondere le loro storie attraverso i canali di Slow Food Italia per mostrare con orgoglio il lavoro che ogni giorno realizzano.
Scopri le loro dieci storie grazie a: