«Che cosa significa, secondo me, divulgare? Vuol dire portare a conoscenza del maggior numero possibile di persone elementi che possano servire a cambiare qualche cosa. Con particolare riguardo a quello che faccio io, significa fornire gli strumenti per riallacciare il rapporto con la natura: trovare un punto di equilibrio».

Maria Cristina Pasquali è una delle Dieci donne che salvano la terra, il progetto di Slow Food Italia che vuole dare valore e voce alle donne piemontesi che – spesso nell’ombra – lavorano per custodire la terra, produrre cibo buono, pulito e giusto, e cambiare il futuro. Si definisce divulgatrice, ma è tante cose insieme: un’esperienza trentennale nell’insegnamento, la collaborazione televisiva con la trasmissione Geo di Rai 3, la lunga militanza nella Condotta Slow Food Verbano e Cusio, le ricerche e i libri pubblicati sul mondo delle erbe spontanee e, più in generale, l’interesse per il modo in cui donne e uomini, luoghi, cultura e alimentazione si intrecciano.

«Dopo la laurea in Scienze Agrarie, ho iniziato a lavorare nelle comunità montane – racconta – per poi spostarmi nella scuola a insegnare educazione tecnica, una disciplina che permette di affrontare in modo sistemico il lavoro dell’uomo. Oggigiorno c’è molta settorializzazione, grande approfondimento, ma ho l’impressione che si faccia fatica a cogliere le relazioni e l’importanza delle reti e delle interconnessioni. Lo stesso vale per il rapporto tra l’essere umano e la natura. Divulgare, in questo senso, significa proprio riallacciare i contatti».

Uno degli ambiti nei quali Maria Cristina si spende maggiormente riguarda il mondo delle erbe spontanee: «Esorto a imparare a riconoscerle, a scoprire come si possono cucinare e a cercare di metterle in relazione con fatti culturali. Un tempo – sottolinea – il rapporto tra le persone e queste erbe non era solo funzionale all’alimentazione: le piante avevano veri e propri valori simbolici, non di rado per le proprietà curative, e talvolta fungevano addirittura da talismani. C’è una cosa che dimostra quanto l’aspetto relazionale fosse importante: il fatto che, nelle diverse lingue, le stesse piante abbiano tuttora nomi che spesso richiamano ad aspetti o a presunte proprietà molto diversi da un Paese all’altro». 

«È stata mia nonna ad avvicinarmi alla natura, a indirizzarmi sul guardare con occhi diversi il rapporto con il selvatico – prosegue Pasquali –. Mi raccontava le usanze dei luoghi che aveva frequentato e mi portava in montagna. Raccoglievamo i mirtilli, le galle del rododendro, le erbe commestibili. Mi ha mostrato come mettersi in rapporto con la natura per scoprire non solo quanto sia bella, ma anche che cosa può dare». Quello che lei fa oggi va nella stessa direzione: «Cerco di spiegare nel modo più semplice possibile qualcosa che possa stimolare curiosità nelle persone».

Il suo obiettivo, spiega, è «far venire voglia di approfondire, andare oltre all’apparenza. Chi fa il mio mestiere può offrire stimoli, ad esempio aiutare i giovani a trovare qualcosa in cui appassionarsi». A cominciare dalle scuole, dove ha insegnato a lungo e continua tutt’oggi a collaborare: «Fare divulgazione rivolgendosi a ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni è una bella sfida, perché in alcuni casi occorre partire da lontano, far loro capire che, oltre al fast food e alla pizzeria, c’è molto altro. L’anno scorso, con una classe, abbiamo parlato di formaggio, una delle risorse alimentari più note del nostro territorio, visitando stalle, parlando di alpeggi e portando gli alunni a un laboratorio di caseificazione. Quest’anno – conclude – i protagonisti sono invece i legumi e i cereali: abbiamo coinvolto anche l’Accademia dei Runditt di Malesco», località della val Vigezzo dove si preparano queste semplici cialde di acqua e farina legate forse alle tradizioni celtiche: una preparazione unica, segnalata anche sull’Arca del Gusto di Slow Food


Dieci donne che salvano la terra

Slow Food Italia – con il patrocinio e il contributo della Regione Piemonte – ha lanciato l’iniziativa Donne che salvano la terra per dare valore e voce alle donne piemontesi che, spesso nell’ombra, lavorano per custodire la terra, produrre cibo buono, pulito e giusto, cambiare il futuro. Donne che possono diventare fonte di ispirazione per le ragazze e i ragazzi che stanno compiendo il loro percorso di formazione scolastico e personale. Per scoprirle e raccontarle, Slow Food ha chiesto ai propri soci e simpatizzanti, appassionati gastronomi, attivisti sui temi dell’ambiente e operatori della società civile, giornalisti e blogger, di attivarsi e candidare la propria “donna che salva la terra”. Al termine della fase di candidatura, una commissione ha selezionato 10 donne, impegnandosi a diffondere le loro storie attraverso i canali di Slow Food Italia per mostrare con orgoglio il lavoro che ogni giorno realizzano.

Scopri le loro dieci storie grazie a: