È giusto che le coppie debbano subire tutta una serie di disservizi da parte delle istituzioni, solo per arrivare al decreto di idoneità?
Ecco il nuovo capitolo dell’inchiesta di Ai.Bi. su Adozione Internazionale e rallentamenti burocratici, con le testimonianze di coppie che dopo aver ottenuto il decreto di idoneità devono ancora affrontare ostacoli e ritardi.
“Quanto ci si mette per terminare un determinato lavoro? Chiunque di noi, al di là della professione, non può cincischiare e perdere tempo, giusto?
Ci devono essere delle scadenze, dei risultati da presentare, dei frutti cui arrivare. Giusto? Lo si deve al datore di lavoro, agli utenti, alla coscienza del lavoratore!
Perché questo non vale per il Consultorio e il tribunale per i minorenni?
La nostra esperienza è paradossale, ma confrontandomi con altre coppie locali nella nostra stessa condizione, vedo che non siamo una eccezione.
Doveva essere un iter normale
Abbiamo intrapreso il percorso adottivo più di due anni fa, esattamente ad ottobre 2021, incappando in una situazione quanto meno bizzarra.
Siamo stati chiamati dalle operatrici del nostro territorio, ma da subito al consultorio la psicologa è entrata in maternità, poco prima che iniziasse il mostro studio di coppia. Per fortuna è stata sostituita celermente, ma successivamente è stata trasferita in altra struttura, per mancanza di personale interno e abbiamo dovuto attendere una nuova sostituzione.
Trovata la sostituta, è servito un periodo di tempo di ambientamento per poi essere avvertiti che, nuovamente si doveva operare un cambio di operatori, per altri eventi di organizzazione.
In sostanza il nostro percorso di coppia è poi iniziato ma, proprio per venire incontro alla situazione, è durato più a lungo del normale: siamo arrivati ad affrontare ben 12 incontri di coppia, per poi finire con una splendida relazione e i complimenti di tutti, per il tipo di risorsa che possiamo essere per più bambini adottabili.
Ma poi tutto fila liscio… O no?
Concluso questo rocambolesco periodo con gli operatori del consultorio, non sapevamo che avremmo dovuto imbatterci in altre lungaggini, dovute al Tribunale e al suo apparato burocratico.
Letta la relazione da parte dei Servizi, ci hanno fatto presente che saremmo stati chiamati dal giudice del TM, che però stava attraversando un momento di transizione.
Altro che transizione: dalla Cancelleria adozioni siamo stati avvertiti che a breve sarebbe arrivato il nuovo presidente, ma che c’erano dei ritardi. Inoltre i giudici erano (sono tuttora, sappiamo) oberati di scartoffie e sono tutti in ritardo nell’operatività, mentre il personale amministrativo è in numero insufficiente per evadere l’immane lavoro delle diverse pratiche.
Ma noi non siamo una pratica
Siamo una coppia che è costretta a sottostare a questo iter, ai suoi tempi, ai suoi ingranaggi macchinosi, alle sue mancanze, che ricadono su noi. Perché siamo costretti ad accettare questa situazione senza poterci ribellare? Perché deve essere “normale” che le coppie accolgano questi disservizi e non ci sia nessun tipo di tutela?
Ognuno avrà le sue motivazioni (l’operatore che va in pensione, quella che diventa mamma, i trasferimenti) tutto bene, ma perché il servizio si deve paralizzare e condizionare la vita degli utenti, delle coppie che sono i fruitori del DIS-Servizio e delle lungaggini delle adozioni?
Quindi, per concludere, sono mesi che con costanza sollecitiamo il TM per incontrare un giudice, che ancora non sa che esistiamo.
E noi ancora qui, in attesa che i nostri sogni possano iniziare a concretizzarsi
Siamo ancora in attesa di essere convocati dal giudice. Abbiamo chiamato, nell’unica ora al giorno di apertura al pubblico, ma senza risultati. Abbiamo mandato diverse mail, delle PEC e comunque, ancora con le solite frasi di circostanza di chi opera nelle istituzioni, ci sentiamo rispondere: “comprendo, ma non posso farci nulla”, siamo in attesa di incontrare chi potrà confermare quella idoneità che, in precedenza le operatrici del servizio adozioni della Asl hanno ampiamente riconosciuto e che noi sentiamo già nel nostro cuore.
Intanto non ci lasciamo abbattere
Per fortuna, anche senza incartamenti in mano, possiamo incontrare gli enti autorizzati e farci un’idea del percorso che vogliamo seguire e possiamo informarci su come procedere, una volta ricevuto il decreto.
Siamo certi di voler proseguire, sempre con maggiore slancio, perché l’adozione è la via che sentiamo nostra, ma rimane l’amaro in bocca nel constatare che qui, nel nostro paese, siamo considerati “una pratica” o poco più.
Quando incontreremo i nostri figli, abbiamo la certezza di aver fatto tutto in nostro possesso, per arrivare a loro il prima possibile, nonostante le difficoltà del Sistema, sfidando la disorganizzazione, la burocrazia, le ingiustizie e l’incompetenza del loro futuro nuovo paese. Dimostreremo però quanto li abbiamo cercati e voluti, ogni secondo della nostra vita, superando tutto questo, per arrivare a loro. Speriamo capiscano!”
(Lettera firmata)
Informazioni e domande sull’adozione internazionale
Chiunque può mandare la sua testimonianza (firmata. Non verranno presi in considerazione messaggi anonimi, anche se per rispetto della privacy Ai.Bi. non pubblicherà i nominativi dei protagonisti, così come i Tribunali e i servizi sociali coinvolti) scrivendo all’indirizzo mail ufficiostampa@aibi.it.
Le altre puntate dell’inchiesta si trovano qui:
prima puntata
seconda puntata
terza puntata
quarta puntata
quinta puntata
sesta puntata
settima puntata
ottava puntata
nona puntata
decima puntata
undicesima puntata
dodicesima puntata
tredicesima puntata
quattordicesima puntata
quindicesima puntata
sedicesima puntata
diciassettesima puntata
Chi sta considerando un’adozione internazionale o semplicemente desidera avere maggiori informazioni a su questi temi, può contattare l’ufficio adozioni di Ai.Bi. scrivendo un’e-mail a adozioni@aibi.it
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