GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO, LA FOTOGRAFIA COME CURA: UNA MOSTRA FINO AL 18 FEBBRAIO E LA TESTIMONIANZA DI ARIANNA

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«La diagnosi di tumore al seno è arrivata come un fulmine a ciel sereno: a 37 anni, con un figlio di due anni e mezzo, tutto mi aspettavo fuorché questo. Era l’estate 2023 quando una mattina sentii dolore al seno e una massa. Ma soprattutto ho visto la retrazione della cute. Ho avuto immediatamente la consapevolezza di quello che mi stava capitando, sono un medico fisiatra, e quindi è stato ancora più difficile, anche perché sono sempre stata bene, non ho familiarità o fattori di rischio. Ho capito, però, che arrabbiarsi non serve, accettare la malattia è impossibile per cui bisogna provare ad accoglierla e, allo stesso tempo, aggrapparsi alla vita con le unghie e con i denti». A parlare è Arianna, paziente seguita allo IOV dal Dott. Giovanni Faggioni dell’UOC Oncologia 2, diretta dalla Prof.ssa Valentina Guarneri, e dalle dott.sse Silvia Michieletto e Maria Cristina Toffanin dell’UOC Chirurgia senologica 1, diretta dal Dott. Alberto Marchet, che l’hanno operata. Gli accertamenti avevano infatti confermato la correttezza della diagnosi: tumore al seno. Da luglio è iniziata la chemioterapia, seguita da una mastectomia a fine anno.

Il percorso medico di cura allo IOV è stato integrato con quello psicologico e con gli strumenti della “medicina narrativa” proposti dall’associazione Angolo Padova, fondata da un gruppo di pazienti oncologici per sviluppare esperienze volte a superare le difficoltà legate alla malattia tumorale, facilitare la riabilitazione e migliorare la qualità della vita. Ne è un esempio il progetto “Redefine me – mi ridefinisco”, che utilizza la fotografia come mezzo per restituire ai malati una rinnovata appropriazione del sé, sia a livello corporeo che psichico. Questo approccio terapeutico, avviato nel 2018 dalla Dott.ssa Samantha Serpentini (psicologa e psicoterapeuta della UOSD Psicologia ospedaliera dello IOV, con responsabile la Dott.ssa Alessandra Feltrin) si propone di ricostruire la storia passata e presente delle pazienti, esplorando fotografie che consentono di entrare in contatto con emozioni ed esperienze che, spesso, rimangono silenti o sono rimosse, prima, durante e dopo la malattia.

Nell’ambito del progetto Arianna ha identificato le immagini più significative della propria storia e accettato di farsi ritrarre dalla fotografa Erika Zucchiatti: «Per me è stato fondamentale – continua la donna – Amo le foto e fermarmi a riflettere sulle immagini mi ha aiutato a interiorizzare quello che mi stava accadendo. Non ce l’avrei mai fatta, inoltre, senza il supporto della mia famiglia. I bambini hanno una sensibilità pazzesca: mio figlio è stato davvero la mia àncora, nonostante fosse così piccolo ha capito perfettamente la situazione. Ogni settimana telefonava, per finta, al dottore “bravo” per chiedergli come stava la mamma».

Gli scatti che ritraggono Arianna sono esposti alla mostra “Redefine me – mi ridefinisco”, allestita in occasione della giornata mondiale contro il cancro del 4 febbraio e visitabile fino al 18 del mese negli spazi di Porta San Giovanni (via Niccolò Orsini 38) a Padova, il venerdì dalle 15.00 alle 18.00, il sabato e la domenica dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00.

Arianna il pomeriggio della prima “rossa”, l’inizio del ciclo di quattro, il più duro, della chemio: «Mio marito volle interpretare a modo suo il concetto di chemioterapia, donandomi quattro rose rosse. A partire da quel momento, ogni volta mi regalava un numero di rose pari alle dosi mancanti… un gesto di una dolcezza infinita».
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Piero Cioffredi