Reddito minimo e inclusione attiva

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Introduzione

Giovedì 13 giugno il Comitato Scientifico incaricato ai sensi della legge n. 26 del 28 marzo 2019 per la valutazione degli esiti del Reddito di cittadinanza (RdC) e della Pensione di Cittadinanza (PdC) e confermato dalla legge di riforma n. 85/2023 ha pubblicato la relazione relativa alla valutazione e il Rapporto di Monitoraggio dell’impatto delle prestazioni, per l’intero periodo di vigenza del provvedimento.

Il periodo preso in esame va dal 1° aprile 2019 al 31 dicembre 2023 e precede l’avvio della riforma entrata a regime dal primo gennaio 2024 con l’introduzione dell’Assegno di inclusione.

La relazione è stata effettuata tenendo conto delle indicazioni della Raccomandazione del Consiglio Europeo del 30 gennaio 2023 “relativa a un adeguato reddito minimo che garantisca l’inclusione attiva” con l’utilizzo di diverse fonti statistiche (Istat, Euromod, Inps, Anpal, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali).

I risultati

Sulla base dei dati forniti dall’Osservatorio Statistico dell’Inps hanno percepito il sussidio di integrazione al reddito, per almeno una mensilità, circa 2,4 milioni di nuclei familiari e 5,3 milioni di persone. Il numero medio delle mensilità percepite è di 26,4 per il RdC e di 32 per il PdC. Circa un terzo dei beneficiari ha percepito il sussidio per l’intero periodo. L’importo della spesa pubblica impegnata è superiore ai 34 miliardi di euro.

Le stime effettuate dall’Euromod confermano che l’Italia è tra i Paesi che prevedono un elevato importo dell’integrazione al reddito in relazione alla soglia di povertà, ma con livelli di copertura del numero delle persone povere inferiori alla media europea. La partecipazione risulta superiore alla media per i residenti nelle regioni del Sud e delle Isole, per i nuclei composti da una persona sola o esclusivamente da adulti, per le famiglie di soli italiani, per i nuclei residenti in affitto. Al di sotto della media sono quelli residenti nelle regioni del Nord, le persone over 64 anni sole e le coppie di anziani, le famiglie con due o più figli a carico, i nuclei con almeno uno straniero, le famiglie con abitazione in proprietà.

L’efficacia del Reddito di cittadinanza sulla platea dei bassi redditi è risultata più elevata nel corso della pandemia Covid (2020-2021) e ha consentito la fuoriuscita di circa 450 mila famiglie dalla condizione di povertà (circa 300mila nel 2022). Metà della spesa erogata nel biennio, circa 8,3 miliardi di euro, ha contribuito a ridurre dello 0,8% l’indice delle disuguaglianze e dell’1,8% il rischio di povertà, insieme alle altre misure erogate dallo Stato a favore dei bassi redditi, in particolare dell’Assegno Unico Universale.

Gli effetti della ripresa dell’economia e dell’occupazione hanno favorito la riduzione delle domande accolte da 1.772 milioni del 2021 a 1.362 milioni del 2023. La decrescita delle domande, motivata in particolare dall’aumento dell’occupazione, risulta accompagnata dalla riduzione del valore medio dell’Isee dei nuclei familiari, da 1.800 euro del 2019 a 550 euro nel 2022 e da un aumento del valore medio delle integrazioni al reddito mensili, da 480 euro a 540 euro. Secondo le indagini dell’Istat l’impatto sulle persone e sui nuclei familiari in condizioni di povertà assoluta risulta limitato per le conseguenze della elevata crescita dei prezzi di gran lunga superiore all’incremento dei redditi nominali.

Le raccomandazioni

Alla luce dei dati, il Comitato scientifico ha ritenuto di fornire alle Autorità coinvolte nella gestione delle misure una serie di raccomandazioni utili anche per valutare l’impatto di misure come l'assegno di inclusione e il Supporto alla formazione e al lavoro:

  • aggiornare le soglie Isee per la partecipazione alle nuove misure, in particolare la soglia del reddito annuale di 6.000 euro, aumentato dalla scala di equivalenza sulla base dei carichi familiari, tenendo conto dell’impatto dell’inflazione avvenuto negli anni recenti;
  • Considerare il sussidio erogato a livello nazionale come un livello minimo della prestazione da integrare con misure personalizzate e con programmi di potenziamento dei servizi che tengano conto delle caratteristiche dei nuclei familiari e del territorio di appartenenza, predisponendo dei pacchetti nazionali di misure facilmente accessibili e da erogare sulla base dei fabbisogni che possono emergere dalla valutazione multidimensionale dei nuclei familiari (sanitaria, assistenziale, abitativa, lavorativa);
  • promuovere attività di auditing e di coinvolgimento degli attori privati, sociali e del terzo settore per valutare le iniziative che possono concorrere a migliorare i livelli di partecipazione alle misure e la promozione di servizi adeguati con il concorso di più attori;
  • potenziare le politiche attive del lavoro con il concorso delle Agenzie per il lavoro e aumentare la cumulabilità tra l’indennità di sostegno al reddito e i salari percepiti dalle prestazioni lavorative, anche per incentivare il tasso di impiego dei lavoratori sottoccupati e per contrastare il lavoro sommerso;
  • finalizzare prioritariamente i Progetti Utili per la Collettività (PUC) alle persone in età di lavoro che presentano particolari disagi di natura lavorativa e sociale coinvolgendo per lo scopo anche le Organizzazione del terzo settore;
  • rafforzare le piattaforme nazionali finalizzate a condividere le informazioni relative all’attivazione delle misure e alle prestazioni economiche erogate dalle Istituzioni competenti per migliorare l’efficacia delle misure, la razionalizzazione della spesa e il sistema dei controlli preventivi;
  • approfondire le caratteristiche della mancata partecipazione di una quota significativa delle persone povere alle misure.

Per approfondire

Seconda Relazione del Comitato Scientifico per la valutazione RdC
Tabelle allegate alla Relazione
Rapporto di monitoraggio RdC 2020-2023
Sintesi del Rapporto di monitoraggio RdC 2020-2023

Ultimo aggiornamento: 17-06-2024, 14:49

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