La democrazia esige di essere vissuta quanto difesa - Azione Cattolica Italiana

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Con l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, preceduto dal saluto del card. Matteo Zuppi, si è aperta la cinquantesima Settimana sociale dei cattolici in Italia, in quel di Trieste. Domenica mattina, la chiusura con papa Francesco. Una partenza e un arrivo alla grande. Nel mezzo, un ricco programma di incontri, testimonianze, dibattiti e, soprattutto, tante, tantissime “Buone pratiche”. Esperienze da conoscere, apprezzare e da cui farsi ispirare. Per dare (e ridare) corpo alla nostra democrazia. Rinnovando quel contributo imprescindibile di cura e manutenzione che i cattolici danno alla vita della Repubblica. Alle sue istituzioni e ai suoi cittadini, sin dalla sua nascita, ottanta anni fa.

“Al cuore della democrazia” non è solo un titolo, infatti, ma una dichiarazione di “passione democratica” fatta dai laici cattolici che vivono in Italia e dai loro pastori. Un migliaio i delegati dalle diocesi, i rappresentanti di associazioni e movimenti. A loro si rivolge il Presidente Mattarella quando sottolinea: “Non è democrazia senza tutela dei diritti fondamentali di libertà, che rappresentano quel che dà senso allo Stato di diritto e alla democrazia stessa”. E quando con altrettanta enfasi sottolinea: “Al cuore della democrazia ci sono le persone, le relazioni e le comunità a cui esse danno vita, espressioni civili, sociali, economiche che sono frutto della loro libertà, delle loro aspirazioni, della loro umanità: questo è il cardine della nostra Costituzione”.

Una democrazia ‘della maggioranza’ sarebbe una insanabile contraddizione

Sono giornate calde quelle che il Paese sta vivendo. Torride per certi versi. Come torrido è il clima politico che si respira dentro e fuori il Parlamento. Tra Premierato e Autonomia differenziata, c’è solo l’imbarazzo della scelta per chi cerca spunti di discussione e di scontro. Il Presidente della Repubblica vola alto, com’è suo costume, non si lascia tirare per la giacca. Eppure, è chiaro, anzi cristallino, quando ricorda, citando Norberto Bobbio: “Le condizioni minime della democrazia sono esigenti: generalità e uguaglianza del diritto di voto, la sua libertà, proposte alternative, ruolo insopprimibile delle assemblee elettive e, infine e non da ultimo, limiti alle decisioni della maggioranza, nel senso che non possono violare i diritti delle minoranze e impedire che possano diventare, a loro volta, maggioranze”.
Non è da escludere che siano fischiate le orecchie ai paladini del Premierato. E se non bastasse, ecco ancora: “Una democrazia ‘della maggioranza’ sarebbe, per definizione, una insanabile contraddizione, per la confusione tra strumenti di governo e tutela della effettiva condizione di diritti e di libertà”. Chi ha orecchie per sentire è avvertito.

Rendere effettive le libertà delle persone e delle comunità

Nel cambiamento d’epoca che viviamo sono palesi le difficoltà che vive la Democrazia, e non solo quella italiana. Parliamo – lo ricordiamo – di quella forma di governo che si basa sulla sovranità popolare e garantisce a ogni cittadino la partecipazione in piena uguaglianza all’esercizio del potere pubblico. Il Presidente della Repubblica non elude la questione e da una sua risposta: “Nel corso del tempio, più volte e stata, malauguratamente, posta la domanda ‘a cosa serve la democrazia?’. La risposta è semplice: a riconoscere – perché preesistono, come indica l’art. 2 della nostra Costituzione – e a rendere effettive le libertà delle persone e delle comunità”.
Basterebbe questo a spazzare via ogni dubbio sulla sua valenza e vitale necessità. Eppure, sembra drammatico scoprire ogni giorno di più che in tanti hanno dimenticato. O non hanno mai conosciuto. O non hanno mai compreso, il prezzo pagato solo tre generazioni fa da chi ci ha regalato la libertà e i diritti di cui oggi tutti godiamo: la democrazia.

Facciamo sì che non ci siano più analfabeti di democrazia

“La democrazia non è mai conquistata per sempre”, ammonisce il Presidente Mattarella. Vive nelle diverse condizioni storiche solo se è partecipata, rispettata, compresa e condivisa nelle sue norme formali e in quelle sostanziali. Passando per Karl Popper e Giuseppe Dossetti, Sergio Mattarella ci ricorda che la democrazia sola può “realizzare quella ‘società aperta che può massimizzare le opportunità di costituzione di identità sociali” e “il vero accesso del popolo e di tutto il popolo al potere e a tutto il potere, non solo quello politico, ma anche a quello economico e sociale”. Vogliamo davvero rinunciare a tutto questo? I cattolici di Italia riuniti a Trieste, di certo, No. La democrazia ci sta a cuore.

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