Home » La diagnosi energetica per gli edifici secondo la norma UNI CEI EN 16247-2 (2022)
La diagnosi energetica consente a un’organizzazione di identificare le opportunità di miglioramento delle proprie prestazioni energetiche, anche come parte di un più ampio sistema di gestione dell’energia. La norma UNI CEI EN 16247-2 (nella versione aggiornata del 2022) costituisce un valido strumento a servizio degli energy auditor e consente di realizzare diagnosi su edifici che risultino conformi ai criteri minimi previsti dal D.gls. 102/2014.
L’uso e l’operatività di un edificio presuppone l’erogazione di un certo numero di servizi quali riscaldamento, raffrescamento, umidificazione, deumidificazione, ventilazione, illuminazione, acqua calda sanitaria, sistemi di trasporto (ascensori, montacarichi, scale mobili) e sistemi informativi tra cui sistemi di automazione e di controllo. Tutti questi servizi consumano energia, cui si aggiungono i consumi determinati dalle singole apparecchiature interne all’edificio. Le variabili che influenzano il consumo energetico sono numerose. La norma cita espressamente le seguenti:
- Condizioni climatiche locali;
- Caratteristiche dell’involucro esterno;
- Condizioni progettuali degli ambienti interni;
- Caratteristiche e impostazioni dei sistemi tecnici;
- Attività e processi nell’edificio;
- Comportamento degli occupanti e modalità operative.
Quando si tratta di realizzare la diagnosi energetica di un edificio, la varietà di possibilità che un energy auditor può trovarsi ad affrontare è non banale: si va da situazioni più o meno standardizzate (come nel settore residenziale) a fattispecie bisognose di livelli di dettaglio più elevati come nel caso di strutture ospedaliere, centri sportivi ecc. In generale, la diagnosi energetica può riguardare tutto l’edificio, una parte di esso oppure limitarsi ad alcuni specifici impianti.
Nel contatto preliminare con l’organizzazione, l’energy auditor (che può essere un professionista certificato EGE oppure una ESCo) dovrà farsi carico di identificare le persone che nell’organizzazione si occupano della gestione, dell’uso, dell’operatività e della manutenzione dell’edificio. Parallelamente, andranno concordate le finalità ultime della diagnosi che possono essere:
- ridurre il consumo energetico e i relativi costi associati;
- mitigare l’impatto ambientale dell’organizzazione;
- elevare la qualità della vita degli occupanti negli ambienti interni dal punto di vista del comfort, della qualità dell’aria interna e del livello di illuminazione;
- adeguarsi alla legislazione vigente per scongiurare l’applicazione di sanzioni o ottemperare ad obblighi volontari;
In questa sede, vanno stabiliti anche i confini della diagnosi energetica, soprattutto se l’organizzazione è proprietaria di più edifici oppure di un edificio molto complesso così da determinare quali edifici o quali parti dell’edificio, quali servizi e impianti sottoporre a diagnosi. Successivamente al contatto preliminare, ha luogo un incontro di avvio: in questa sede l’energy auditor dovrebbe concordare con l’organizzazione aspetti come la durata dei sopralluoghi in sito, il grado di coinvolgimento degli occupanti e i potenziali rischi e pericoli per la salute. A tal fine, l’auditor avrà cura di richiedere al committente i set-point e i limiti operativi delle condizioni ambientali interne (come temperatura, flussi d’aria, qualità dell’aria, illuminazione, rumore) e ogni loro variazione stagionale, il regime di occupazione dell’edificio e le certificazioni energetiche eventualmente esistenti.
L’energy auditor deve stabilire se le informazioni fornite dall’organizzazione consentono o meno di proseguire il processo di diagnosi energetica e il raggiungimento degli obiettivi concordati. In caso di lacune nei dati, l’organizzazione dovrà reperire i dati mancanti o accettare che l’auditor ricorra a stime per stabilire le variabili rilevanti e i fattori statici, valutare la distribuzione del consumo energetico, definire gli usi energetici significativi e determinare un riferimento energetico iniziale (baseline energetica) da utilizzare per quantificare gli impatti degli interventi di risparmio energetico. L’auditor energetico e l’organizzazione devono accordarsi sul piano di misura da implementare così come su eventuali campionamenti, laddove la complessità dell’edificio costringa a rivolgere l’attenzione ad un ristretto campione di elementi significativi.
Le attività dell’energy auditor sul campo prevedono che per ciascun servizio significativo dell’edificio siano valutati l’attuale e il futuro livello di servizio (ad esempio temperatura, umidità, livello di illuminazione, ecc.). Nel corso dei sopralluoghi presso l’edificio, l’energy auditor dovrà avere accesso al sistema di automazione e controllo degli edifici (BACS), alla cabina di alimentazione elettrica e a tutte le apparecchiature, con facoltà di accenderle e spegnerle se necessario. L’analisi dei dati raccolti ha come obiettivo il confronto tra il livello prestazionale effettivo e quello appropriato per ciascun servizio erogato dall’edificio. Il livello prestazionale dei servizi (ad es. temperatura, qualità dell’aria, illuminamento, rumore) non deve in alcun modo essere compromesso dalle azioni di miglioramento proposte.
L’analisi delle azioni di miglioramento deve considerare le interazioni che i diversi impianti hanno tra di loro, con l’involucro dell’edificio e con l’ambiente esterno. Ad esempio, la sostituzione dei corpi illuminanti con modelli che disperdono meno calore potrebbe condurre ad un aumento della domanda di calore nel periodo invernale. Allo stesso modo, la sostituzione degli infissi potrebbe aumentare la sicurezza degli occupanti. La rappresentazione dei dati segue il criterio della ripartizione per ciascun vettore in termini di consumo, costo ed emissioni specifiche.
Rispetto all’individuazione delle azioni di miglioramento, la norma suggerisce all’auditor di identificarle secondo la propria esperienza, il confronto con valori di riferimento disponibili in letteratura e sulla base della vetustà e delle condizioni manutentive dell’edificio e degli impianti. Le azioni di miglioramento possono riguardare sia l’introduzione di nuove tecnologie (a sostituzione di quelle esistenti) sia l’applicazione di buone pratiche comportamentali da parte degli occupanti. Per ciascuna azione suggerita, l’auditor dovrà svolgere un’accurata analisi tecnico-economica per stabilire la fattibilità pratica delle azioni e la loro sostenibilità finanziaria.