La coibentazione del tetto è fondamentale per assicurare che l’edificio sia energeticamente efficiente e confortevole per le persone che lo vivono ogni giorno. L’isolamento, quindi, è un elemento chiave della progettazione della struttura dell’edificio e la scelta del materiale isolante è cruciale per la buona riuscita del progetto.
L’importanza dell’isolamento termico della copertura
L’isolamento termico delle coperture è uno degli interventi chiave per rendere un edificio realmente efficiente e confortevole.
I vantaggi sono indiscutibili, sia in termini di risparmio energetico ed economico, che di benessere e comfort abitativo. Un tetto male o per niente isolato diviene una delle principali vie di dispersione del calore, incidendo in modo significativo sulle perdite energetiche complessive.
Una criticità da considerare sia durante l’inverno, che in estate, per ragioni opposte. Durante la stagione fredda, infatti, il calore prodotto e necessario a riscaldare gli ambienti interni viene in grande parte disperso attraverso la copertura non isolata, viceversa, durante l’estate il rischio è quello del surriscaldamento, con un innalzamento dei costi per il raffrescamento. Pertanto, investire sulla coibentazione del tetto significa scegliere il comfort e il risparmio economico: secondo i dati ENEA, infatti, circa il 40% dell’energia dispersa deriva proprio da carenze di isolamento termico, un valore significativo, che non può che tradursi in costi di gestione elevati.
Tra i materiali che si possono utilizzare per risolvere le criticità connesse alla coibentazione del tetto c’è l’EPS, il polistirene espanso sinterizzato, ampiamente diffuso per la sua versatilità e per le prestazioni che assicura. Vanta una bassa conducibilità termica, è leggero, resistente e durevole. Tra le sue principali caratteristiche c’è senza dubbio il fatto che il 98% del suo volume è composto da aria, racchiusa nelle perle (granulato) da cui si originano blocchi e lastre.
Efficienza energetica, isolamento termico del tetto e normativa
L’isolamento termico della copertura degli edifici è essenziale per raggiungere i livelli di efficienza energetica richiesti dalla normativa vigente, sempre più stringente. Per quanto ora l’attenzione sia aumentata molto, il tema compare nel panorama normativo già negli anni Settanta, con la Legge 373/1976, pensata proprio per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici, a seguito della crisi energetica di quel periodo.
Il vero cambiamento, però, si ebbe con la Legge 10/1991, il cui obiettivo era il risparmio energetico e la tutela ambientale, imponendo la verifica dell’isolamento termico dell’involucro opaco, solai inclusi, e introducendo le zone climatiche e i gradi giorno. A livello europeo, si devono citare le Direttive EPBD (Energy Performance of Building Directive), di cui la prima fu la Direttiva 2002/91/CE, mentre l’ultimo aggiornamento è del 2024 (la nota Direttiva Case Green).
Altro step fondamentale è senza dubbio il DM 26 giugno 2015, con le nuove metodologie di calcolo per la prestazione energetica degli edifici e l’introduzione di valori e requisiti minimi da soddisfare per l’involucro. Nell’Appendice A e nell’Appendice B, infatti, ci sono i valori di trasmittanza termica U da rispettare in caso di nuova costruzione o di ristrutturazione, anche per le strutture opache orizzontali o inclinate di copertura.
Il metodo di calcolo della prestazione termica dei componenti per l’edilizia, poi, è indicato nella UNI EN ISO 13786:2018, che fornisce anche le informazioni relative ai materiali da costruzione necessarie per il calcolo ed è un riferimento per la valutazione delle dispersioni attraverso la copertura.
La conducibilità termica e la trasmittanza termica della copertura
Chi progetta la coibentazione della copertura prende in considerazione diversi parametri relativi ai materiali, di cui la conducibilità termica è forse il punto di partenza, in quanto indica l’attitudine di un isolante a farsi attraversare dal calore. L’EPS, ad esempio, ha un valore di conducibilità termica molto basso e, ciò, lo rende perfetto per l’isolamento delle coperture. Inoltre, per migliorare le prestazioni dei pannelli è possibile accoppiarli con altri materiali, come la lana di roccia o pannelli OSB, che migliorano lo sfasamento termico grazie ad un aumento della densità.
La trasmittanza termica (W/m2K), invece, indica quanto calore è in grado di attraversare una determinata superficie ed è il valore inverso della resistenza termica totale, a sua volta calcolata come rapporto tra lo spessore di un materiale e la sua conducibilità termica. Per il calcolo relativo all’intera struttura di copertura la normativa considera la presenza dei ponti termici. Il calcolo secondo la norma UNI EN ISO 6946:2018, infatti, richiede di calcolare i coefficienti lineari dei ponti termici (y, trasmittanza lineica del ponte termico considerato espressa in W/mK) e i fattori di ponderazione, relativi alla competenza del ponte termico. Per il calcolo, generalmente, si fa ricorso a specifici software, in accordo con la norma UNI EN ISO 10211:2018.
Un ultimo valore significativo per descrivere le prestazioni della copertura è la trasmittanza termica periodica YIE, definita nella norma UNI EN ISO 13786 come “l’ampiezza complessa della densità di flusso termico attraverso la superficie del componente adiacente alla zona m, diviso per l’ampiezza complessa di temperatura nella zona n quando la temperatura nella zona è mantenuta costante”. In sostanza, si mettono in relazione il flusso termico sulla superficie esterna, con la temperatura sul lato interno, che variano nell’arco delle 24 ore. Questo valore, oltretutto, è il più indicato per valutare il comportamento estivo della copertura.
L’isolamento di un tetto piano
I pannelli termoisolanti i-LAYER ECO sono costituiti da EPS accoppiato a un foglio di OSB/3 e possono essere utilizzati sia per i tetti piani, che a falda. La loro semplicità e velocità di posa in opera abbatte i costi della manodopera e i tempi di realizzazione
Il progetto dell’isolamento di una copertura deve partire dalla tipologia di tetto su cui si interviene o che si sta ipotizzando, in quanto le necessità potrebbero variare molto. La principale distinzione, quando si parla di coperture, è tra tetti piani e tetti a falda.
L’isolamento di una copertura piana, ossia con pendenza inferiore al 5%, può essere realizzato in vari modi. Ad esempio, un tetto caldo prevede che l’isolamento sia posizionato al di sotto dello strato di impermeabilizzazione continuo (come una guaina bituminosa), che funge anche da protezione dagli agenti atmosferici. Nel caso di un tetto rovescio, invece, avviene il contrario ed è l’isolante ad essere esposto alle sollecitazioni esterne, motivo per cui non si possono usare materiale che non siano adeguatamente resistenti a sbalzi termici, cicli di gelo e disgelo, diffusione di vapore acqueo. A garantire le dovute prestazioni non sono molti prodotti e tra questi si trova anche l’EPS, grazie all’assenza di criticità legate all’esposizione all’acqua.
L’AIPE (Associazione Italiana Polistirene Espanso), infatti, lo indica come materiale ufficialmente riconosciuto e accreditato per questo tipo di applicazioni, sottolineando che il raffreddamento della copertura in caso di pioggia, che defluisce attraverso le giunzioni dei pannelli potrebbe richiedere una maggiorazione dello spesso isolante di circa il 10%.
Calpestabilità: la resistenza alla compressione
Un tetto piano non necessariamente è accessibile e calpestabile. Alcune coperture possono essere progettate con lo specifico scopo di essere utilizzate dagli utenti come spazi all’aperto, altre non prevedono l’accesso se non per la sola manutenzione.
A seconda dei casi, chiaramente, possono cambiare le esigenze in termini di resistenza alla compressione. Il riferimento normativo da prendere in considerazione è la UNI EN ISO 29469:2022. Questa norma fornisce indicazioni in merito alle modalità con cui valutare il comportamento a compressione dei provini di isolanti termici. I produttori, poi, forniscono indicazioni in merito alla resistenza alla compressione comunicando il valore della forza (in kPa) che causa una deformazione del 10% del prodotto.