L’Italia che salva le vite: “Argento” in Europa nella donazione di organi - A.I.D.O.

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Numeri in crescita, ma il primato spetta alla Spagna. Record di interventi a Torino. Dal cuore nuovo del bambino al fegato del bersagliere: ecco le storie di chi è rinato

ROMA. Giordano ha 5 anni e una vita che è iniziata daccapo sei mesi fa, a febbraio, quando ha avuto un trapianto di cuore. Per lui è un dono del suo angioletto e ogni giorno lo ringrazia tenendogli da parte delle briciole di focaccia e raccontandogli quello che fa. «Non sa che il suo cuore viene da una vita che ora è in cielo – racconta la madre, Annalisa Margarino – sa soltanto che esiste questo angioletto del cuore che glielo ha donato e lui ha deciso di ringraziarlo come può fare un bambino di 5 anni. Quando crescerà troveremo altri canali per restituire il grande dono che abbiamo ricevuto».

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Dono, gratitudine e custodia sono le parole più ripetute a casa del piccolo Giordano che esattamente un anno fa, mentre era in vacanza, veniva colpito da un’infezione virale che si è insediata nel miocardio e da un giorno all’altro lo ha portato a un passo dalla morte. Dono, gratitudine e custodia sono parole sempre più ripetute in Italia che nel 2023 è salita al secondo posto tra i principali Paesi europei per la donazione degli organi: il tasso raggiunto è di 28,2 donatori ogni milione di abitanti, dietro alla Spagna (leader mondiale con 48,9) ma davanti a Francia (26,3), Regno Unito (21,3) e Germania (11,4). A confermare il risultato è l’ultimo Report analitico dell’attività annuale della Rete nazionale trapianti, pubblicato sul sito del Centro nazionale trapianti. Crescono anche donazioni e trapianti di tessuti: nel primo caso, l’aumento è stato del 24,4% (15.327); nel secondo l’aumento è del 15,2% (24.944). Tra i centri di trapianto è stata la Città della salute e della scienza di Torino a realizzarne il maggior numero (457), confermandosi al primo posto per quanto riguarda l’attività di trapianto di rene e fegato. Segue l’Azienda ospedaliera universitaria di Padova (435), leader nazionale nei trapianti di polmone e pancreas, mentre al terzo posto c’è il Policlinico Sant’Orsola di Bologna (322). Spicca tra i centri meridionali il risultato del Policlinico di Bari, primo centro italiano per numero di trapianti di cuore. Per quanto riguarda invece l’attività di prelievo degli organi, sono stati 221 gli ospedali nei quali è stata realizzata una donazione di organi nel 2023: i più attivi sono stati l’Ospedale Civile Maggiore di Verona (55 donazioni), l’Ospedale Bellaria di Bologna (46) e il Policlinico Careggi di Firenze (46). Il 2023 è stato l’anno migliore di sempre per donatori segnalati (3.092, +16,2% sul 2022), donatori utilizzati (1.667, +14,2%) e trapianti effettuati (4.466, +15,2%). I trapianti da donatore a cuore fermo: sono stati 444, il doppio dell’anno precedente. L’aumento delle donazioni ha portato a un calo del numero di pazienti in attesa di ricevere un organo: al 31 dicembre 2023 erano 7.941, di cui il 76% aspettava un rene, contro gli 8.112 a fine 2022.

Il piccolo Giordano ha atteso sei mesi al Regina Margherita di Torino il cuore che gli ha salvato la vita. «Eravamo fiduciosi con la consapevolezza che, però, la speranza di vita per un bambino è il dramma per un altro e che la speranza che arrivi un organo non è che muoia un bambino ma è la speranza che ci sia la capacità del dono che purtroppo non è semplice».

Antonio Bozzo è un bersagliere in congedo, vive a Jesolo dove gestisce un laboratorio odontotecnico. Nel 2008 all’improvviso ha scoperto che gli anticorpi gli stavano mangiando il fegato. «Era diventato la metà per effetto di un’epatite fulminante su base autoimmune. Hanno iniziato a bombardarmi di cortisone ma era già tardi. Sono andato in coma, mi hanno trasferito in urgenza al Centro trapianti di Padova. Nella situazione in cui ero ho superato tutte le liste d’attesa. Il 14 luglio ho avuto il trapianto. Mi ritengo un miracolato, infatti non compro mai il biglietto della lotteria perché la mia lotteria l’ho già vinta sedici anni fa», racconta.

In Italia risalire a chi ha donato l’organo è vietato. A volte si potrebbe avere qualche indizio andando a cercare tra i casi di cronaca ma né Annalisa Margarino né Antonio Bozzo ci hanno mai provato. «Ringrazio il donatore, ma non voglio sapere chi sia, so che si può creare dipendenza, quindi ho lasciato perdere», spiega Antonio Bozzo.

Quella di Giordano e Antonio sono solo due delle tante storie di chi ha avuto la vita salvata dalla donazione di un organo. «I numeri raccontano una Rete trapianti più che mai vivace ed efficiente, che anche nel 2024 sta ottenendo risultati positivi in linea con i primati conseguiti lo scorso anno», sottolinea il direttore del Centro nazionale Trapianti Giuseppe Feltrin. «Un risultato davvero importante che conferma la generosità degli italiani e l’eccellenza del nostro sistema trapiantologico per qualità degli interventi e sicurezza dei processi», è il commento del ministro della Salute Orazio Schillaci che assicura la volontà del governo di «promuovere la cultura della donazione, rafforzando le iniziative di comunicazione e le collaborazioni strategiche».

Parole che si scontrano con la realtà di chi di donazioni di organi si occupa ogni giorno. Flavia Petrin, presidente dell’Aido: «L’aumento del 2023 e quello che stiamo registrando anche in questa prima metà del 2024 sono dovuti anche alla maggiore attività di informazione svolta dalla nostra associazione. Purtroppo non abbiamo un finanziamento pubblico continuativo. Potremmo fare molto di più e si potrebbero salvare molte più vite se avessimo un sostegno economico dalle istituzioni».

Articolo pubblicato su La Stampa: https://www.lastampa.it/cronaca/2024/08/07/news/donazione_di_organi-14537864/

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