«Sulle fioriture di erica e di tarassaco non si è prodotto nulla e anche per tiglio e castagno siamo ai minimi, tanto che per tutta la primavera ho dovuto nutrire le mie api»
Mauro Villi,
apicoltore della Val Rendena di miele di alta montagna del Presidio Slow Food
Il miele di alta montagna alpina è un Presidio Slow Food* che testimonia la caparbietà di chi ama la montagna e il mondo delle api e sceglie le difficoltà dell’estate in altitudine per donare alle proprie api la possibilità di bottinare essenze uniche, in ambienti incontaminati e ricchi di biodiversità, per ottenerne un miele di assoluta qualità. Frutto di grandi rischi e incognite ma portatore di grandi soddisfazioni per l’apicoltore e di servizi ecosistemici fondamentali per la natura.
A inizio stagione la preoccupazione era tanta. Gli apicoltori hanno portato in alta montagna le arnie in ritardo rispetto agli anni scorsi a causa di fioriture che stentavano a partire per il maltempo. Anche una volta arrivati nella postazione in altitudine, le prime settimane hanno registrato piogge e temperature troppo basse per permettere una raccolta che andasse oltre la necessità di sfamare le famiglie. Già l’apertura della stagione apistica era stata difficile, con produzioni praticamente azzerate nel fondovalle. Pochissimo il raccolto di acacia, tarassaco, miele di millefiori primaverili in tutto il Trentino. D’altronde si tratta di una situazione comune a tutte le Prealpi e facilmente riconducibile al meteo eccessivamente piovoso dei mesi da marzo a giugno.
Ma gli apicoltori del Presidio non si sono fatti scoraggiare, troppo forte la consapevolezza della qualità che si produce in montagna, anche se con quantità ridotte e incerte, e del ruolo ecosistemico che hanno le loro api introdotte negli ambienti dei pascoli, delle praterie e dei boschi sopra i 1.400 metri. Valle dopo valle e apicoltore dopo apicoltore, il racconto di questa stagione è soprattutto un racconto di passione e amore verso il mondo delle api, con un fortissimo impegno a diffonderne la conoscenza verso i cittadini. Ecco alcune loro testimonianze.
Il 25 giugno Claudio Chini da Cles ha portato le api in località Plan, come ogni anno da vent’anni. «Per tutta la primavera ho dovuto nutrire le api e non c’è stata alcuna produzione di acacia o di tiglio, che in zona è abbondante verso Mostizzolo. Sono stato un insegnante per tutta la vita e credo che ci sia ancora tanto lavoro da fare per trasmettere la conoscenza del mondo delle api. Ho sempre cercato di far capire quanta cura e fatica ci sia dietro alla produzione di un chilo di miele, dal lavoro delle api e delle centinaia di migliaia di voli necessari per portare pochi grammi di nettare, alla dedizione dell’apicoltore che deve nutrire le api, trattarle, spostarle, per poi dedicarsi al miele, a farlo maturare, confezionare, distribuirlo. Se noi apicoltori per primi riuscissimo a trasmettere tutto questo impegno forse si comprenderà il vero valore di un miele artigianale e ancor più di un miele di alta montagna».
Qulalcuno ci sta provando. Matteo Andreatti, con la compagna Greta Dallapiccola, gestiscono un’azienda agricola dove all’apicoltura si unisce alla coltivazione di piante officinali e a un’importante attività didattica. Siamo dalla parte opposta rispetto alla Valle dell’Adige, la sede della loro azienda Gocce d’Oro, è vicino al Lago delle Piazze a Baselga di Pinè: «Le nostre postazioni estive sono sul passo Redebus, tra la Val dei Mocheni e l’altopiano di Piné, e nell’area di Malga Stramaiolo. Nella prima le api bottinano millefiori con presenza di rovo, lampone e qualche melata, nella seconda rododendro. Dopo Vaia il nostro rododendro è ormai da considerare un misto lampone, dato che in ampie aree di bosco schiantato sta crescendo questa pianta pioniera, secondo noi dando un valore aggiunto al miele.
Finita la stagione apistica in montagna ora ci concentriamo sulle attività del nostro agriturismo che si svolgono tutto l’anno ma che nelle prossime settimane si intensificheranno. Proponiamo fattoria didattica per famiglie e bambini, laboratori dedicati al mondo del miele e delle piante officinali, aperitivi con i nostri prodotti. Un modo per far cultura del cibo buono, pulito e giusto per turisti e residenti e per far conoscere il valore anche del miele di alta montagna alpina. Anche il nostro negozio a Piazze non è solo un luogo di vendita, ma un punto dove creare continue occasioni di spiegazioni e racconto sul mondo del miele e delle piante officinali. Mia madre è insegnate e questa passione verso la trasmissione del nostro lavoro e del mondo delle api ci caratterizza: durante l’anno sono numerosi gli interventi didattici anche nelle scuole. Infine è sempre un grande successo anche la casetta “Beewellness”, un luogo dove rilassarsi cullati dal ronzio delle api e coccolati dal profumo della propoli e della cera».
Dalla confinante Valsugana la voce di Francesco Mezzo, apicoltore professionista: «Porto le api in varie zone del Trentino in questo periodo per inseguire diverse fioriture. Attualmente ho cinque postazioni in montagna tra la Valsugana, l’Altopiano di Piné e la Val Rendena. Il meteo ha penalizzato completamente la produzione sia nelle fasi iniziali che in questi ultimi spiragli di stagione. Ci sono anche delle belle importazioni di polline, ad esempio sul lampone, ma poi arriva qualche giorno di brutto tempo e le api consumano tutto per la propria sopravvivenza. E il bel tempo dura troppo poco per garantire una buona produzione che a sua volta non venga, in gran parte, usata come nutrimento dalle api stesse. Sono riuscito a produrre qualcosa sul castagno e sul lampone, negli ultimissimi giorni ho avuto un buon riscontro sul rododendro ma le altre fioriture di montagna purtroppo sono state inconsistenti: niente tiglio, pochissima melata.
L’anno scorso la stagione era partita male con siccità e maltempo ma poi a giugno si erano aperte delle bellissime fioriture. Quest’anno invece il meteo ha penalizzato anche giugno e luglio, confermando una primavera molto difficile durante la quale sono riuscito a produrre solo due chilogrammi di acacia per alveare. D’altra parte lo vediamo anche guardandoci attorno lo stress a cui sono sottoposte le piante. In Valsugana le acacie, una volta finita la fioritura sono ingiallite perdendo talvolta anche le foglie, è un problema che ha toccato anche tutto il settore agricolo come le mele e la viticoltura.
Stagioni come queste ci dovrebbero insegnare quanto sia importante, per i cittadini, conoscere il mondo del miele e saper riconoscere quello di qualità, per riacquisire la consapevolezza del legame del miele con i cicli e le stagioni della natura.
Probabilmente di una stagione apistica che ha portato a così scarse produzioni nel nostro Paese, non ci si renderà nemmeno conto, trovando comunque anche l’anno prossimo gli scaffali pieni di miele, di provenienza estera talvolta di scarsa qualità o addirittura contraffatto. Sarebbe invece importante capire che la disponibilità del miele può variare di anno in anno, anche in base alle singole fioriture, e come questo ci racconta delle interazioni negli ecosistemi che ci circondano».
Sergio Angeli, apicoltore di Croviana, in Val di Sole, quest’anno non ha portato le api in alta montagna, ridimensionando la propria attività apistica a causa delle difficoltà della stagione. Ma dal suo osservatorio di professore di entomologia alla Facoltà di Scienze agrarie, ambientali e alimentari della Libera Università di Bolzano ci propone alcune riflessioni sull’importanza del miele di alta montagna alpina. Un miele che è un distillato di tutta la montagna, capace di racchiudere l’ampio spettro di biodiversità di essenze che popolano pascoli e boschi in altitudine. Anche tra i produttori questa consapevolezza si sta rafforzando e sempre più il miele di millefiori di montagna viene considerato come il più rappresentativo del territorio. Un miele quindi di qualità e come tale lo percepiscono sempre più anche i cittadini. «Stagioni difficili come quella che si sta concludendo – afferma Sergio Angeli – dimostrano come produrre questo miele è sempre più peculiare, ma si sta anche capendo che la quantità non può essere il modo di condurre le api, bensì è necessario guardare alla qualità. L’esperienza in montagna ci testimonia anche l’importanza di un ambiente pulito per il benessere delle api: in alta montagna le famiglie stanno bene. Nonostante le temperature più rigide l’ottima biodiversità dei pollini determinata dalle numerose fioriture, fa sì che le famiglie si rafforzino.
Il Presidio diviene quindi una testimonianza non solo della qualità del miele e dell’impegno dell’apicoltore ma anche del benessere animale. Il mio auspicio è che anno dopo anno vi aderiscano sempre più apicoltori, per fare massa critica, diffonderne la conoscenza, e tutelarne la sopravvivenza».
Marta Villa, vice presidente di Slow Food Trentino, per il suo lavoro di antropologa del Dipartimento di Sociologia e scienze sociali dell’Università di Trento, trascorre le estati a studiare alpeggi, malghe e le comunità che abitano le Terre Alte. In questo contesto osservate speciali sono anche le api: «Sono ambasciatrici di biodiversità: senza di loro e di tutti gli impollinatori i pascoli in quota, ad esempio, sarebbero sterili e quindi la ricaduta in termini di perdita ecosistemica sarebbe enorme, senza la possibilità di una stima quantitativa.
Gli apicoltori sono dei collaboratori della natura e dei costruttori di quel paesaggio che dona benessere a tutti gli esseri umani e che è una composizione armonica di viventi e non viventi.
Le attività dei nostri apicoltori sono una sapiente mescolanza di spere materiale e immateriale che caratterizza l’umanità fin dagli albori, eravamo proto-apicoltori già nel paleolitico. La relazione eccezionale tra apicoltori e quindi api e domini collettivi in Trentino è parte di quel laboratorio Terre Alte che studiamo come ricercatori, divulghiamo attraverso le attività pubbliche e applicate tipiche della nuova forma di interazione tra le discipline umanistiche e la realtà. Le api sono una collettività che non dissipa, che sapientemente costruisce la propria ricchezza, le comunità alpine sono simili: la relazione tra queste oasi di fraternità intraspecifiche sono una possibile alternativa alla crisi climatica che è crisi generale che caratterizza questi ultimi decenni della nostra presenza sul Pianeta».
Leggi sul sito di Slow Food Trentino le testimonianze degli altri apicoltori
*Il Presidio Slow Food del miele di alta montagna alpina riunisce apicoltori di Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Valle d’Aosta e della Provincia Autonoma di Trento. In quest’ultima area raccoglie dieci produttori ed è nato nel settembre 2023 grazie all’impegno di Slow Food Trentino Alto Adige, della Fondazione Slow Food per la biodiversità e l’importante aiuto di Daniele Biazzi che ha condotto, in collaborazione con Maria Grazia Brugnara, i panel di assaggio e la selezione dei produttori.
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