Allevare slow, secondo i principi del One Welfare - Slow Food - Buono, Pulito e Giusto.

Compatibilidad
Ahorrar(0)
Compartir

PPILOW è un progetto Horizon 2020 che ha coinvolto ventidue università, centri di ricerca, aziende, tecnici e tutti gli attori della filiera dell’allevamento suinicolo e avicolo di nove Paesi europei,

con l’obiettivo di progettare strumenti di valutazione, strategie sostenibili di allevamento e tecniche low-imput per migliorare la salute, la robustezza e il benessere degli animali.

Nelle sue ultime fasi operative, Slow Food e i tecnici di Veterinari senza Frontiere hanno organizzato numerosi incontri e visite ad aziende suinicole e avicole della rete dei Presìdi Slow Food italiani, al fine di organizzare momenti di formazione sul tema del benessere animale e divulgare le conoscenze acquisite nel corso del progetto, il tutto concepito secondo l’approccio One Welfare.

I temi affrontati da Ppilow e soprattutto i risultati delle ricerche svolte negli anni precedenti, sono stati così disseminati a un ampio pubblico di allevatori, tecnici, cuochi, attivisti e simpatizzanti della rete Slow Food in Italia e in Europa, per contribuire e sensibilizzare a un reale e necessario cambiamento di prospettiva.

A Lamezia Terme, in Calabria, una platea numerosissima di allevatori, istituzioni, tecnici e attivisti, ha partecipato a uno degli incontri del programma formativo di Slow Food Food to Action finalizzato a illustrare come allevare suini con rispetto e secondo i principi One Welfare. Con l’occasione è stata presentata l’app Piglow prodotta dal progetto Ppilow.

Ad aprile, nel Lazio, Pietro Venezia (VSF) e Stefano Chellini (consulenti di Slow Food) hanno incontrato gli allevatori e trasformatori del Presidio della susianella di Viterbo, condividendo con loro l’approccio di allevamento che Slow Food ha illustrato nel suo position paper  “Oltre il benessere animale, gli animali meritano rispetto”. Con l’occasione sono stati affrontati gli aspetti dell’allevamento più significativi e in alcuni casi problematici, valutando l’adozione di possibili tecniche che consentano una migliore gestione dei suini, ora allevati in parte al chiuso, e che di conseguenza impattano sul benessere degli animali.

A maggio i veterinari hanno incontrato vari allevatori dell’area di Stigliano, in Basilicata, e svolto visite ad aziende che praticano forme di allevamento semi estensivo di suini e ovini. Un contesto stimolante, che ha visto un secondo incontro a luglio organizzato con il Parco delle Dolomiti Lucane, interessato a sviluppare un programma di formazione sul benessere animale per gli allevatori del proprio territorio.

Maggio e giugno sono stati anche i mesi delle visite agli allevatori impegnati a recuperare la razza avicola Romagnola e la razza suina Mora Romagnola. Le visite e gli incontri si sono svolti tra Imola e il riminese, in Emilia-Romagna. Qui la sfida in atto è ridare un futuro all’allevamento di una razza tradizionale locale, il pollo romagnolo e, per quanto riguarda la Mora Romagnola, affrontare preparati l’eventuale futura sfida della peste suina.

Nel mese di luglio Pietro Venezia ha visitato la cooperativa Monte di Capenardo, in Liguria, per valutare la possibilità di riavviare l’allevamento suino all’aperto dopo gli abbattimenti avvenuti nell’inverno 2022 a causa di un focolaio di peste suina a pochi chilometri dall’azienda. La normativa impose infatti la soppressione di tutti i 70 suini presenti in azienda con un inevitabile impatto sul reddito e sui futuri progetti aziendali. A due anni da quell’evento, non è ancora pensabile reintrodurre i capi e resta di fatto azzerato il frutto di una selezione genetica di anni, che aveva consentito di ottenere nei suini incrociati con razza Cinta Senese, caratteristiche di rusticità adeguate alla topografia dei terreni e al clima.

Da giugno ad agosto i tecnici di Slow Food hanno fatto tappa in Sardegna, dove hanno incontrato alcuni allevatori di suini di razza Sarda. In Sardegna sta crescendo il numero di allevatori che aderisce al nuovo Presidio di Slow Food della razza Sarda che ha tra i suoi scopi la valorizzazione della genetica autoctona, la produzione di salumi tradizionali di qualità e anche l’implementazione della rete di allevatori che praticano modelli di zootecnia a basso impatto e in grado di garantire livelli importanti di benessere animale. Obiettivo: sensibilizzare e motivare gli allevatori a sviluppare una consapevolezza sul valore del benessere animale.

L’ultimo incontro si è svolto ad agosto presso due Presìdi del Friuli Venezia Giulia: la Pitina e la Varhackara. Due contesti territoriali diversi e lontani tra di loro, ma con il comune intento tra produttori e allevatori di accedere e garantire il mantenimento di filiere virtuose per gli approvvigionamenti di parte della materia prima. L’incontro ha consentito di sensibilizzare gli allevatori sui principi di One Welfare.

Un video racconta il One Welfare

Registrato in parte durante un incontro con allevatori avicoli presso l’azienda Vuerich di Malborghetto (Ud) nel 2023, nei mesi successivi si è arricchito di ulteriori contributi raccolti nel corso di successive visite presso le aziende che allevano la razza avicola Romagnola, in Emilia-Romagna, e presso Nuove Rotte di Narzole in Piemonte.  Il video illustra, con le parole di alcuni allevatori e dei tecnici che hanno collaborato a Ppilow, i principi di One Welfare.

Il benessere animale si comunica anche a tavola

Una vera e propria campagna di comunicazione, anticipata nei mesi precedenti negli incontri periodici della rete dei cuochi di Slow Food e lanciata a gennaio nel meeting tenutosi in Emilia Romagna, ha coinvolto in una quarantina di iniziative la rete dell’Alleanza Slow Food dei cuochi e dell’associazione Slow Food italiana diffondendo il messaggio Allevare rispettando la terra e gli animali si può.

Dal Piemonte alla Sicilia, la rete ha risposto all’appello di Slow Food a raccontare gli allevatori più virtuosi che ogni giorno custodiscono razze locali e praticano allevamento all’aperto e biologico su piccola scala. Il programma prevedeva visite in aziende di piccola scala biologiche o comunque estensive che allevano suini, avicoli ma anche ovicaprini e bovini, oppure serate gastronomiche dove gli allevatori erano invitati a presentare la propria filosofia di allevamento e la qualità dei prodotti trasformati, o ancora incontri di approfondimento sul tema del benessere animale.

La campagna si concluderà a Terra Madre, sabato 28 settembre alle ore 17, con una conferenza che ne riprenderà i contenuti e dove gli allevatori che rappresentano modelli di riferimento per un allevamento buono, pulito e giusto racconteranno la propria esperienza.

La sfida della pesta suina africana

L’Italia sta vivendo in queste settimane una recrudescenza della minaccia che più preoccupa gli allevatori di suini, intensivi o estensivi, di grandi dimensioni o di piccola scala: la peste suina africana (PSA). Tutti sono travolti dall’emergere di nuovi focolai che impongono agli allevatori  l’adozione di misure di biosicurezza rafforzate e a chi si trova in zone di restrizione III anche la soppressione dei capi allevati, ancorché sani.

Questo tema coinvolge anche altri paesi europei e rappresenta una sfida difficilissima per chi vuole garantire benessere ai propri animali. Una situazione complessa è stata registrata anche in Romania, presso il Presidio del maiale di Bazna, i cui allevatori sono stati visitati dai veterinari di VSF ad aprile 2023.

Come conservare modalità di allevamento semi estensive o estensive, come salvaguardare genetiche autoctone a rischio di estinzione, in un momento in cui le normative si preoccupano essenzialmente di contenere il dilagare di questa epidemia?

I tecnici di Veterinari senza Frontiere e Slow Food hanno collaborato a trovare soluzioni partecipando negli ultimi mesi del 2023 alle riunioni della cabina di regia creata dal commissario nazionale per la gestione della PSA. A dicembre 2023 hanno presentato richieste specifiche insieme a Federbio, Aiab, ARI, rimaste a oggi senza risposta.

Come garantire la conservazione di livelli di vita accettabili agli animali anche in questo contesto di crisi è inevitabilmente un tema che si pongono anche i partner del progetto Ppilow e per questa ragione, nella primavera del 2024, Slow Food, Veterinari senza Frontiere, in collaborazione con il prof. Matteo Bassoli dell’Università di Padova e il Thünen-Institut für Ökologischen Landbau , hanno sviluppato, grazie a fondi messi a disposizione dal progetto, un’indagine in sette Paesi europei (Italia, Romania, Francia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Danimarca) per valutare la percezione che gli allevatori estensivi, di piccola scala e biologici hanno della biosicurezza, della necessità di adottare certe misure, il livello di fiducia nelle politiche e nei piani di gestione proposti: uno studio importante che ha interpellato oltre 240 allevatori e tecnici per mettere a punto in prospettiva misure condivise, e quindi efficaci.

Nel frattempo Slow Food continua a mantenere alta l’attenzione su una situazione che si sta aggravando sempre di più, minacciando seriamente il futuro di molti allevatori che credono in sistemi di allevamento alternativi, più rispettosi e sostenibili.


Questo progetto è stato finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea con l’accordo di sovvenzione n. 816172.
 This project has received funding from the European Union’s Horizon 2020 research and innovation program under Grant agreement N. 816172. 

Detalles de contacto
Press Slow Food