Nature Restoration Law, una legge per recuperare gli ecosistemi europei - I-Com, Istituto per la Competitività

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La Nature Restoration Law ha come tema centrale il recupero e il ripristino degli ecosistemi europei ed è la prima normativa a livello continentale di questo genere. È un elemento chiave della EU Biodiversity Strategy, che stabilisce obiettivi vincolanti per il ripristino degli ecosistemi degradati, in particolare quelli con maggiore potenziale per catturare e immagazzinare carbonio e per prevenire e ridurre l’impatto delle catastrofi naturali.

Tale misura è frutto dell’impostazione di policy degli ultimi che hanno contraddistinto il Vecchio Continente e che mirano a renderlo il principale attore politico ed economico ad integrare un così profondo sistema di valori e regole al fine di proteggere l’elemento naturale e contribuire ad aumentare il generale livello di resilienza degli Stati Membri.

Gli ecosistemi naturali in Europa sono in rapido declino, con oltre l’80% degli habitat in condizioni critiche. Il ripristino di zone umide, fiumi, foreste, praterie, ecosistemi marini e delle specie che essi ospitano contribuirà a:

  • Aumentare la biodiversità;
  • Salvaguardare i servizi naturali essenziali come la purificazione dell’acqua e dell’aria, l’impollinazione delle colture e la protezione contro le inondazioni;
  • Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C;
  • Rafforzare la resilienza e l’autonomia strategica dell’Europa, prevenendo catastrofi naturali e riducendo i rischi per la sicurezza alimentare.

Questa iniziativa mira quindi a migliorare la condizione degli habitat naturali, garantendo anche benefici fondamentali per la società e il clima.

La legge mira a ripristinare ecosistemi, habitat e specie nelle aree terrestri e marine dell’UE con l’obiettivo di:

  • Consentire una ripresa a lungo termine e sostenibile degli ecosistemi, rendendola più ricca in termini di biodiversità e resiliente;
  • Contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’UE in materia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
  • Rispettare gli impegni internazionali.

Questa normativa punta a garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali, in modo che la biodiversità possa prosperare e l’UE possa affrontare le sfide ambientali e climatiche in linea con gli accordi globali.

OBIETTIVI GENERALI

Il regolamento combina un obiettivo generale di ripristino per la ripresa a lungo termine della natura nelle aree terrestri e marine dell’UE con obiettivi vincolanti specifici per habitat e specie. Le misure dovranno coprire almeno il 20% delle aree terrestri e marine dell’UE entro il 2030, e tutti gli ecosistemi che necessitano di ripristino entro il 2050.

Ecco i principali obiettivi specifici del regolamento:

  • Obiettivi basati su normative esistenti (per zone umide, foreste, praterie, fiumi e laghi, brughiera e cespuglieti, habitat rocciosi e dune): migliorare e ripristinare habitat biodiversi su larga scala, favorendo il ritorno delle popolazioni di specie migliorando e ampliando i loro habitat.
  • Insetti impollinatori: invertire il declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030 e ottenere una tendenza in crescita delle popolazioni, grazie a una metodologia per il monitoraggio regolare.
  • Ecosistemi forestali: incrementare la quantità di legno morto in piedi e al suolo, la varietà di età delle foreste, la connettività forestale, l’abbondanza di uccelli comuni delle foreste e lo stock di carbonio organico.
  • Ecosistemi urbani: non vi sarà alcuna perdita netta di spazi verdi urbani e copertura arborea entro il 2030, con un aumento costante della loro superficie totale a partire da quell’anno.
  • Ecosistemi agricoli: incremento delle farfalle di prateria e degli uccelli di campagna, aumento dello stock di carbonio organico nei suoli minerali delle colture e della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad alta biodiversità; ripristino delle torbiere drenate utilizzate a scopi agricoli.
  • Ecosistemi marini: ripristino di habitat marini, capaci di offrire importanti benefici, inclusa la mitigazione dei cambiamenti climatici, e ripristino degli habitat di specie marine iconiche come delfini, squali e uccelli marini.
  • Connettività fluviale: identificazione e rimozione delle barriere che impediscono la connettività delle acque superficiali, per ripristinare almeno 25.000 km di fiumi in stato di flusso libero entro il 2030.

Questi obiettivi puntano a migliorare la salute degli ecosistemi, contrastare il cambiamento climatico e garantire la sostenibilità delle risorse naturali.

AZIONI DA PERSEGUIRE PIÙ NELLO SPECIFICO

Le nuove norme mirano a ripristinare ecosistemi degradati in tutti gli habitat terrestri e marini degli Stati membri, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi dell’UE per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, oltre a rafforzare la sicurezza alimentare.

Il regolamento stabilisce che gli Stati membri devono definire e attuare misure con l’obiettivo di ripristinare, a livello dell’UE, almeno il 20% delle aree terrestri e marine entro il 2030.

Le norme coprono diversi tipi di ecosistemi, tra cui:

  • Ecosistemi terrestri, costieri e di acqua dolce;
  • Foreste, terreni agricoli e urbani;
  • Zone umide, praterie, fiumi e laghi;
  • Ecosistemi marini, come praterie di fanerogame marine, banchi di spugne e coralli.

Per gli habitat in cattive condizioni, elencati nel regolamento, gli Stati membri adotteranno misure per ripristinare:

  • Almeno il 30% entro il 2030;
  • Almeno il 60% entro il 2040;
  • Almeno il 90% entro il 2050.

Questo approccio graduale punta a garantire un significativo miglioramento della salute degli ecosistemi, contribuendo a lungo termine alla biodiversità e alla sostenibilità ambientale.

Gli Stati membri saranno tenuti a prevenire il deterioramento delle aree che hanno raggiunto un buono stato grazie al ripristino o che ospitano habitat terrestri e marini elencati nel regolamento. Un focus particolare sarà dedicato alla protezione degli impollinatori, le cui popolazioni sono drasticamente diminuite negli ultimi decenni. Per affrontare questo problema, il regolamento introduce misure obbligatorie per invertire il declino delle popolazioni di impollinatori entro il 2030.

La norma prevede anche obblighi specifici per migliorare ecosistemi agricoli, forestali e urbani. Gli Stati membri dovranno agire su almeno due dei seguenti indicatori: la popolazione di farfalle comuni, lo stock di carbonio organico nei terreni minerali coltivati e la percentuale di superfici agricole con elementi paesaggistici ad alta biodiversità. Sono previste azioni per aumentare la popolazione di uccelli negli habitat forestali e garantire che non vi sia alcuna perdita netta di spazi verdi urbani o di copertura arborea fino al 2030.

Un ulteriore obiettivo è il ripristino delle torbiere drenate e la piantumazione di almeno tre miliardi di alberi entro il 2030 in tutta l’UE. Per migliorare la connettività fluviale, gli Stati membri dovranno rimuovere le barriere artificiali lungo almeno 25.000 km di fiumi entro il 2030, trasformandoli in corsi d’acqua a flusso libero.

CONCLUSIONI

Ogni Stato membro dovrà elaborare e presentare piani nazionali di ripristino alla Commissione Europea, indicando come intendono raggiungere gli obiettivi fissati. Saranno inoltre responsabili del monitoraggio dei progressi e della rendicontazione, utilizzando indicatori di biodiversità comuni a livello europeo.

La misura è una delle tante che insieme mirano a rendere l’Europa un polo attrattivo e produttivo delle nuove tecnologie che traineranno lo sviluppo e la crescita, senza per questo dover accettare un compromesso di degradazione del territorio e conseguenti ricadute su salute e benessere.

In tal senso ci si riferisce al pacchetto di misure denominato “Fit fo 55” che, implementato in questi anni interviene perseguendo gli obiettivi di policy dichiarati.

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Augusto PALOMBO