Riformismo radicale - Partito Socialista Italiano

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di Enzo Maraio

Alla fine Raffaele Fitto conquista l’indicazione a Commissario europeo per la Coesione e le Riforme, un ruolo minore rispetto alle aspettative del governo, che ne chiedeva uno di maggior peso, più legato alla gestione dell’economia dell’Ue. Ma per questo Ursula von der Leyen ha evidentemente altri progetti. Con le lettere di missione inviate martedì, la presidente chiude la partita delle nomine, lanciando una serie di segnali. In primis, che ha pieno governo della politica europea ed intende esercitarlo con grande autorevolezza. Poi gli affondi, come la sostituzione in corsa del francese Thierry Breton con Stéphane Séjourné per “questioni personali” e la riconferma del lettone Valdis Dombrovskis, molto vicino al rigore della Cdu tedesca, con delega all’economia dell’Ue; in questo modo Ursula lega a sé i cordoni della borsa. L’Italia incassa l’ambita vice presidenza esecutiva, essendo stato indicato Fitto come uno dei sei commissari che ricopriranno questo ruolo; un particolare riconoscimento al nostro Paese ed un segnale importante per il governo, la cui reale ricaduta nel lavoro della Commissione è però tutta da vedere. In attesa della valutazione dei singoli commissari designati, da parte del Parlamento di Strasburgo – procedura che già in passato ha sortito sorprese – Meloni dovrà trovare un sostituto per il ministro agli affari europei. Compito non semplice, visto che i partiti di maggioranza litigano su tutto, specie quando si tratta di poltrone da occupare. E i litigi non sono il miglior viatico per il consolidamento del consenso. Dovremmo averlo ormai capito anche noi nel centrosinistra, dopo le ultime sconfitte nate sull’incomprensione, sui veti, sul protagonismo dei singoli e sull’incapacità di sintesi programmatica. In questo senso ci aspetta un lavoro che deve ripartire al più presto e senza tentennamenti. Non ci stanchiamo di dirlo e lo abbiamo ribadito a gran voce dalla festa dell’Avanti di Bologna. Non si tratta solo di unire le forze riformiste e progressiste in un’ottica “anti-destra”, senza veti, bensì di costruire un’alternativa programmatica capace di essere compresa dai cittadini come ipotesi di buon governo, in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza sociale e di progresso, capace di accompagnare uno sviluppo sostenibile con la crescita economica. I socialisti, interpreti di un riformismo radicale, su questo intendono spendersi, assieme a quanti condividono questi obiettivi. Continuando nel contempo a non lasciare lo sguardo da quanto succede a Bruxelles, convinti come siamo che il futuro del nostro Paese passa anche da un’Europa più forte e coesa.

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