Intervista a Rula Jebreàl: «L’Occidente fermi il massacro in Medio Oriente. Netanyahu non vuole la pace e non lavora per il bene di Israele» - Partito Socialista Italiano

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di Giada Fazzalari

Rula Jebreal, giornalista internazionale e scrittrice, italo palestinese e israeliana, è docente presso l’università di Miami. Opinionista politica, collabora come editorialista per il New York Times, il Washington Post e per riviste come Foreign Policy, con al rete televisiva americana CNN e MSNBC. Ad un anno dal riacuirsi del confitto in Medio Oriente, non ha cambiato idea rispetto all’intervista che aveva rilasciato a questo giornale proprio un anno fa: “Non c’è nessuna soluzione militare al conflitto ma soltanto una soluzione politica” – dice, mentre richiama al dovere della comunità internazionale, in particolare dell’Occidente, di porre fine ad una guerra devastante che avrà conseguenze in tutto il mondo. Nonostante non usi mezzi termini nel definire i crimini di guerra che si consumano in Medio Oriente, ci consegna un’analisi lucida e acuta del conflitto.

Un anno dalla ripresa del conflitto israelo-palestinese. Un anno dagli attacchi crudeli del 7 ottobre. Un anno che gli ostaggi israeliani ancora in vita, sono nelle mani di Hamas. Un anno nel quale sono morti quasi 50mila civili a Gaza. Un bilancio devastante…

«Il 7 ottobre si è consumata un’atrocità commessa da Hamas e la risposta di Israele è stata commettere terrorismo di Stato e crimini di guerra su larga scala. Al terrorismo si risponde con la giustizia, arrestando e processando i criminali di guerra. Non si risponde al terrorismo con ulteriore terrorismo. I crimini di guerra di Netanyahu hanno isolato e delegittimato Israele e non produrranno sicurezza per gli israeliani»

L’azione israeliana si è spostata dalla lotta ad Hamas a quella ad Hezbollah; da Gaza al Libano. Ma il Libano è uno stato riconosciuto, con la sua sovranità, che è stata violata. Di fronte ad un atto del genere, non c’è troppo silenzio da parte delle stesse Nazioni Unite e più in generale dall’Occidente?

«Bisogna prendere il toro per le corna, abbiamo il dovere morale e politico di parlare e di trovare le cause e non dei pretesti; è importantissimo risalire alle origini e l’origine della violenza a Gaza è una occupazione militare israeliana, che non è finita nel 2005 con il ritiro dell’esercito, ma è proseguita per due decenni con operazioni militari ricorrenti che gli israeliani chiamavano “falciare l’erba”. La violenza in Israele è generata da questa occupazione brutale e barbarica, una vera dittatura militare che dura da 57 anni. Infatti l’anno precedente a quello del 7 ottobre è stato l’anno più sanguinoso della colonizzazione della Palestina, con centinaia di palestinesi morti. Una occupazione che ha creato una situazione di apartheid e rischia di portare ad una pulizia etnica, se non addirittura ad un genocidio. Bisogna metter fine all’occupazione: non sono io a dirlo ma la Corte internazionale di giustizia. Però questa soluzione non può venire dall’interno, i palestinesi sono sotto schiaffo e non gli si può chiedere di elaborare politiche mentre vivono una condizione in cui devono sopravvivere; il governo israeliano non vuole più la soluzione dei due Stati indipendenti ed è disposto a commettere ogni sorta di violenza per arrivare alla grande Israele. La soluzione deve venire da fuori, dalla comunità internazionale e in particolare dall’Occidente».

A Gaza permane il divieto, imposto da Israele, per i media occidentali di entrare e raccontare ciò che succede. La recente chiusura della sede di Al Jazeera a Ramallah è un ulteriore segnale di imbavagliamento dell’informazione.

«Il divieto di accesso a Gaza per i giornalisti stranieri é una limitazione della libertà di stampa imposta da Israele a cui i media occidentali si sono arresi. Israele ha ucciso centinaia di giornalisti palestinesi a Gaza, cercano di eliminare tutti i testimoni diretti, continua a nascondere le loro atrocità mentre manipola l’opinione pubblica con pura propaganda. Ne è esempio l’omicidio di massa di bambini giustificati come scudi umani. Il giornalismo occidentale, con rare eccezioni, ha completamente abdicato la propria responsabilità morale e deontologica di raccontare la verità e di documentare in maniera imparziale i crimini di guerra che vengono commessi. Le bugie raccontate sulle armi di sterminio di massa per giustificare l’invasione in Iraq sono minori rispetto alla propaganda promossa per disumanizzare i palestinesi e giustificare i crimini contro l’umanità commessi da Israele».

La politica militare d’Israele in quest’ultimo anno si è rafforzata nell’obiettivo di distruggere la governance delle milizie terroristiche che vogliono, da sempre, eliminare lo Stato di Israele. L’uccisione dei vertici di Hamas prima e di Hezbollah ora, vanno in questa direzione. Ma secondo te, con chi pensa di trattare poi Netanyahu un eventuale cessate il fuoco? Con che interlocutori?

«Netanyahu sta sfruttando il trauma del 7 ottobre per implementare la sua politica espansionistica, coloniale e suprematista, con una brutale forza militare. Netanyahu e il suo governo di estrema destra non vogliano né pace, né sicurezza nazionale, il loro disprezzo per la vita umana e per il dritto internazionale ormai è chiaro a tutti. Il loro obiettivo vero è annettere tutti i territori occupati palestinesi e libanesi per costruire una grande Israele sulle fosse comuni di bambini palestinesi e libanesi».

Manifestazioni pro Palestina si sono tenute la scorsa settimana in tutta Europa e negli Stati Uniti. In Italia, a Roma, il corteo è stato vietato, anche se poi si è tenuto lo stesso.

«A proposito poi della manifestazione di Roma, è assurdo che per colpa di una minoranza una manifestazione debba essere definita e trattata come organizzata da incivili e violenti. Addirittura in un comunicato stampa di un sindacato dell’Arma dei Carabinieri, i partecipanti di questa manifestazione, prima ancora che cominciasse, sono stati definiti: “…orde di malintenzionati delinquenti”. In una democrazia queste parole pronunciate da rappresentanti della legge dovrebbero essere bandite e quindi perseguite. Aver proibito la manifestazione è stato un errore madornale e un abuso: un errore perché quel divieto ha incendiato gli animi e dato corpo ai pochi violenti che ne hanno strumentalmente approfittato; un abuso perché che offende la democrazia e calpesta l’articolo 21 della Costituzione che sancisce “il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”».

Dopo gli attacchi contro Hezbollah in Libano, la rappresaglia iraniana ha avuto corso ed ora sembra che Israele, anche con l’appoggio indiretto degli Usa, sia in procinto di bombardare infrastrutture militari o petrolifere in Iran. Siamo di fronte ad un punto di non ritorno di questo conflitto?

<<Israele bombarda Gaza da un anno, affama i civili, distrugge infrastrutture e perpetra un genocidio a Gaza, mentre in Cisgiordania si attuano politiche di pulizia etnica. Nel frattempo, colpisce il consolato iraniano, compie omicidi mirati in Iran, bombarda la Siria e lo Yemen e invade il Libano. Inoltre, commette un attentato terrorista utilizzando trappole esplosive nei walkie-talkie. L’Iran reagisce. L’Europa e Usa condannano l’Iran, accusandolo di destabilizzare il Medio Oriente. Il sostegno occidentale ad Israele lo sta portando al suicidio, ad una guerra diretta con l’Iran che avrà delle conseguenze catastrofiche per tutto l’Occidente>>.

A Gaza è in atto una grave crisi sanitaria; dalla Mezza Luna Rossa e da Medici Senza Frontiere arrivano appelli disperati all’invio di medicinali, a fermare la strage, a consentire l’ingresso di beni di prima necessità per i civili. Il fatto di non autorizzare queste forniture, come lo giudichi?

<<Israele continua a usare la fame come arma di guerra e usa anche le infezioni e le malattie nella sua guerra. Ha ucciso più di 500 operatori sanitari a Gaza e ha bombardato gli ospedali, strutture sanitarie, distruggendo e obliterando tutte le condizioni di vita nella striscia. Commetterà gli stessi crimini anche in Libano; in due settimane sono morti 104 operatori sanitari (dottori, infermieri e paramedici), feriti altri 188, danneggiato o distrutto 45 strutture sanitarie e 128 ambulanze. Netanyahu sta esportando la sua criminalità e barbarie da Gaza Libano>>.

Nell’intervista che hai rilasciato a questo giornale lo scorso anno, pochi giorni dopo l’attacco del 7 ottobre, tu dicesti che era doveroso lavorare perché palestinesi ed israeliani potessero vivere in pace in due stati sovrani. “Due popoli – due stati” la definivi l’unica risposta corretta al terrorismo. Dopo tutto quanto è successo in quest’anno, sei rimasta ancora della stessa idea?

<<Lo ribadisco: non c’è nessuna soluzione militare al conflitto ma soltanto una soluzione politica, Israele ha votato in parlamento contro la soluzione diplomatica dei due Stati e Netanyahu ha rifiutato la proposta della lega araba di normalizzare i rapporti con Israele in cambio della fine dell’occupazione militare e lo stabilimento di uno Stato palestinese. I palestinesi che sopravvivranno al genocidio vogliono giustizia non vendetta. Vorrebbero che il mondo occidentale che parla dei diritti umani e di democrazia, faccia rispettare il pronunciamento della Corte internazionale di giustizia che ha condannato l’occupazione militare israeliana e ha ordinato di mettere fine sia l’occupazione che alla colonizzazione. Oggi nel nome di ventimila bambini palestinesi uccisi e nel nome della legalità internazionale e in difesa dell’universalità dei diritti umani, chiedo che Netanyahu venga processato come criminale di guerra e chiedo ai progressisti in tutto il mondo di lavorare tutti per salvare i civili palestinesi e libanesi e di fermare subito la escalation catastrofica in Medio Oriente. Ed è per questo che ho firmato l’appello Stop Crimes in Palestine>>.

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