Ac. Strade nuove di Speranza - Azione Cattolica Italiana

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La Speranza come dono, come responsabilità, come cuore della missione. Con questa consapevolezza, l’Ac si ritroverà a Sacrofano dal 18 al 20 ottobre per il tradizionale appuntamento di inizio triennio: il Convegno dei presidenti e degli assistenti diocesani unitari. Quest’anno aperto alle delegazioni regionali dell’associazione. Voi stessi date loro da mangiare è il titolo del Convegno, mutuato dal Vangelo di Matteo (14,16), ma è anche il lemma degli Orientamenti per il triennio associativo 2024-2027, il documento che sarà al centro della riflessione e del confronto dei responsabili di Ac che giungeranno a Sacrofano dalle diocesi di tutta Italia.

Soprattutto, “Voi stessi date loro da mangiare” esprime in poche semplici parole la nuova tappa di un cammino associativo che prosegue, dopo l’itinerario assembleare della XVIII Assemblea nazionale Ac, che ha visto il suo compimento nell’incontro “A braccia aperte”, con papa Francesco in Piazza San Pietro lo scorso 25 aprile. Impossibile non andare con il cuore a quella emozionante e travolgente giornata di festa e di preghiera. Al “grande abbraccio”, aperto e inclusivo, a cui decine di migliaia di ragazzi, giovani e adulti hanno preso parte, espressione di una Chiesa che abbraccia tutta l’umanità.

Far crescere la cultura dell’abbraccio nella Chiesa e nel Paese

La parole di papa Francesco – come si legge negli Orientamenti triennali – ci aiutano ancora di più a sintonizzarci in profondità con ciò che abbiamo vissuto insieme: «la cultura dell’abbraccio attraverso i vostri cammini personali e comunitari, crescerà nella Chiesa e nella società, rinnovando relazioni familiari ed educative, rinnovando i processi di riconciliazione e di giustizia, rinnovando gli spazi di comunione e di corresponsabilità, costruendo legami per un futuro di pace» (Discorso di Papa Francesco all’Incontro nazionale “A braccia aperte”, 25 aprile 2024).

“Voi stessi date loro da mangiare” cosà altro può essere, allora, se non l’invito ad abbracciare tutti e ciascuno, chi a sete e fame di giustizia, di verità, di pace, chi chiede di non essere lasciato solo, chi bussa alla porta, chi cerca un futuro migliore, chi ha bisogno di una strada di senso da dare ai propri passi, per camminare insieme, nella Chiesa, nel Paese, nel mondo. Senza la paura delle nostre fragilità, senza sentirsi inadeguati, ma sicuri che il nostro impegno per le nostre sorelle e i nostri fratelli è sorretto da Colui che, oggi come allora, moltiplica i nostri miseri “cinque pani e due pesci”. Modellando la nostra vita, personale e associativa, «secondo una stile di condivisione che si apre agli altri e la fa divenire generativa».

Ac. Pronti a cogliere le molteplici sfide del nostro tempo

A Sacrofano si guarderà – dunque – alle molteplici sfide del nostro tempo. Dalla pace alla salvaguardia del Creato, dallo sviluppo umano integrale, che vuol dire promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo, all’impegno contro le disuguaglianze economiche e sociali e a sostegno di una democrazia partecipata e inclusiva; ci si confronterà sul contributo che l’Azione Cattolica può offrire alla Chiesa e al Paese nei prossimi tre anni. Con un approccio – lo dicevamo – volto alla Speranza. Una Speranza che non è facile ottimismo, che chiede di essere “organizzata” e nutrita nell’ascolto e nella sequela della Parola, che si rigenera in una fraternità vissuta e in una “cultura dell’abbraccio” fatta di gesti e segni concreti.

In particolare, allora, nel solco della recente Settimana sociale dei cattolici in Italia tenutasi a Trieste, ci si soffermerà su quali percorsi l’Ac può attivare dal basso per sostenere una rigenerazione della vita politica del Paese, contribuendo a curare il “cuore ferito” (per citare papa Francesco) della nostra democrazia; con riferimento al dibattito su cattolici e cultura, personalismo versus individualismo, ci si interrogherà su come accompagnare le associazioni territoriali di Ac ad essere “generatrici di cultura”, facendosi promotrici di spazi di confronto aperti a tutti; ci si chiederà come le migrazioni (interne ed esterne) stanno cambiando il volto del Paese, del rapporto tra mobilità e accoglienza, a partire, ad esempio, dalla questione dei “fuorisede”.

Il programma e i partecipanti al Convegno

Ad aiutare la riflessione e il confronto, tra i partecipanti: card. Angelo De Donatis, penitenziere maggiore; mons. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa e presidente della Commissione episcopale per il laicato; mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ac e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Rosanna Virgili, biblista; Piermarco Aroldi, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Daniela Palladinetti, avvocato, membro del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici in Italia; Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale presso la Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; Giuseppe Notarstefano, presidente nazionale dell’Ac; Emanuela Gitto e Paolo Seghedoni, vicepresidenti nazionali dell’Ac, che modereranno la tavola rotonda di sabato 19 (mattina).

Ac. Nel solco tracciato da Pier Giorgio Frassati

Nella stessa data, “Verso l’alto”: la serata dedicata a Pier Giorgio Frassati, la cui canonizzazione è attesa durante il Giubileo 2025. Per il nostro Pier Giorgio – lo ricordiamo – l’amore per l’Eucaristia era fondamentale. Così le sue notti adoranti davanti all’Ostia si consumavano nell’amore per Gesù. Un dono di salvezza che, per i laici impegnati, si trasforma nella responsabilità di un annuncio gioioso e costante e nell’aiuto essenziale per ritrovare le motivazioni autentiche dell’impegno per l’uomo attraverso il servizio associativo. Pier Giorgio – il santo del prossimo Giubileo – ci dice che solo ritrovandosi nelle fondamenta della fede, l’Ac è in grado di rilanciare la propria presenza nel mondo, la propria adesione al Vangelo e la responsabilità della testimonianza. Una testimonianza che ci interpella, sia come discepoli sia come persone che vogliono umilmente farsi carico della sete di Dio dei fratelli.

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Antonio Martino