Sentirsi apatici, privi di motivazioni ad agire e ad avere uno scopo. Una sensazione che attualmente vivono molte persone. Ecco come provare a darsi una scossa
di Vita e Salute
Negli ultimi anni, diversi dati statistici rivelano che molti ragazzi e adulti abbiano perso l’entusiasmo nei confronti della vita. Non hanno voglia di studiare, né di lavorare o di fare sport, non hanno più voglia di fare nulla. Nei casi più gravi, dietro queste storie, si nascondono stati depressivi o altre patologie psichiche che richiedono un intervento da parte di un medico o di uno psicoterapeuta. Tuttavia, a tutti noi saranno capitati dei momenti grigi. In cui ci siamo sentiti demotivati, scarichi, spenti e senza entusiasmo. Apatici, appunto.
Ma che cos’è esattamente l’apatia? E cosa fare per ritrovare la passione e l’entusiasmo perduto?
Mancanza di passione
La parola “apatia” deriva dal greco apatheia e significa mancanza di passione. È apatico chi prova un profondo stato di indifferenza, di insensibilità, di vuoto. L’apatia è caratterizzata, infatti, da un’evidente immobilità fisica, mentale, progettuale e creativa.
Umberto Galimberti nel suo saggio L’ospite inquietante (Feltrinelli, pp. 189, € 12) ha parlato anche di nichilismo diffuso: “Il filosofo tedesco Nietzsche, definisce il nichilismo come: ‘il più inquietante fra tutti gli ospiti’, perché ciò che esso vuole è lo spaesamento come tale. Per questo non serve a niente metterlo alla porta, perché ovunque, già da tempo e in modo invisibile, esso si aggira per la casa. Ciò che occorre è accorgersi di quest’ospite e guardarlo ben in faccia”.
Che cosa ci insegna
Può capitare a tutti di fare conoscenza con questo “ospite inquietante”. E lo possiamo fare a qualsiasi età. L’apatia è un sintomo di disagio che usa la nostra anima per avvisarci che quello che stiamo facendo nella vita quotidiana inizia a starci stretto. Abbiamo bisogno di aria fresca ma, al tempo stesso, però, dobbiamo accettare l’idea che l’apatia, come ogni forma emotiva, non è insita nelle cose, ovvero intrinseca nelle situazioni, persone o ambienti nei quali ci troviamo a interagire, ma è dentro di noi. Pertanto va affrontata soprattutto attraverso un’attenta riflessione su noi stessi.
La crisi che molti giovani e adulti si trovano ad affrontare riguarda l’incertezza sul futuro. Una volta il futuro rappresentava una promessa. Oggi per molti è una minaccia. Il nostro benessere psicologico però si fonda, tra le altre cose, quando è aperto al futuro: se esso ci chiude le porte è per offrirci solo incertezze, precarietà, insicurezza, inquietudine.
La soluzione che resta è quella di guardarci dentro piuttosto che fuori. Perché è nella nostra mente che possiamo intervenire e trovare nuova linfa, nuova energia e nuovo entusiasmo. Vediamo alcune possibilità.
Scoprire i nostri valori
L’apatia può essere anche mascherata. Un’agenda fitta di impegni, una carriera lavorativa all’apice non è detto che sia sinonimo di un’esistenza appagante.
Il nostro star bene deriva dai nostri valori ovvero da quello che è per noi più importante. I valori guidano tutte le nostre scelte e, quindi, il nostro futuro. Chi conosce i propri valori e vive in base a essi ha più probabilità di vivere felicemente e raggiungere il successo. E questo accade perché si sa esattamente ciò che più conta nella propria vita, quello per cui si è disposti a lottare. Se, al contrario, non sappiamo che cosa vogliamo sarà molto più difficile vivere una vita per la quale valga davvero la pena di essere vissuta.
Se qualcuno si è trovato nella situazione di essere poco motivato e di avere qualche difficoltà nel prendere una decisione su qualcosa, una delle ragioni è che non aveva le idee abbastanza chiare in proposito. Una volta invece compreso cosa conta di più per se stessi, si troveranno più motivazioni nell’affrontare le sfide che la vita pone.
La domanda per scoprire e comprendere i propri valori più profondi è: “Che cos’è più importante per me?”. Rispondere a questo interrogativo significa comprendere le ragioni per le quali si fanno certe azioni.
Scoprire il proprio talento
Per scoprire i propri talenti occorre avere il coraggio di sporcarsi le mani. Di provare a fare qualcosa. Qualunque cosa. Uscire di casa, incontrare persone, imparare una nuova lingua, impiegare il tuo tempo per formarsi e informarsi…
Inoltre, non bisogna cercare la perfezione. Non esiste. Se vogliamo sbarazzarci dell’apatia occorre individuare un’attività che ci appassioni e che non sia né troppo facile né troppo difficile; ma soprattutto un’attività che “costringa” ad allenarsi quotidianamente in un’incessante ricerca dell’eccellenza.
Ecco alcuni esempi di attività che si possono provare ad avviare: suonare uno strumento musicale; migliorare le proprie abilità fotografiche; apprendere un linguaggio di programmazione; praticare uno sport; allenare la propria scrittura, ecc. Alla fine, impegnandosi in qualche attività si può scoprire quello per cui uno è portato, ossia il proprio talento e missione.
Altre strategie per uscire dall’apatia
Giocare. Il principale nemico dell’apatia è il gioco. Perché? Il gioco è per definizione, libero. Scegliendo di giocare, si esprime già motivazione. Ed esprimendo motivazione stiamo già trasmettendo entusiasmo.
Applicare l’ora sacra. La suggerisce l’ing. Andrea Giuliodori (autore del blog “Efficacemente”). Si tratta di introdurre nel corso della nostra giornata 60 minuti da dedicare completamente a noi stessi e alla nostra crescita personale. Possiamo decidere quando praticare quest’ora (al mattino appena svegli, a metà pomeriggio o alla sera). Possiamo scegliere come e che cosa fare durante quest’ora sacra (meditare, leggere, fare sport, praticare il nostro hobby, scrivere, suonare, dipingere, ecc.). Stabilire con chi farla: soli o con una persona speciale.
Naturalmente, per ritrovare entusiasmo e motivazione, non è sufficiente leggere quest’articolo, bisogna metterlo in pratica perché non esiste dono più prezioso che vivere la propria vita con amore e passione proprio come ce lo ricordano queste bellissime parole pronunciate da Bruce Barton: “Mai nulla di splendido è stato realizzato se non da chi ha osato credere che dentro di sé ci fosse qualcosa di più grande delle circostanze”.