Nominato Mario Mazzetti (Agis) nel Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo. Perplessità sui rischi di incompatibilità dei membri delle Commissioni. Il Ministro Alessandro Giuli difende il ruolo dello Stato come “produttore associato”.
Ieri giovedì 7 novembre 2024, il Ministro Alessandro Giuli è intervenuto di fronte alle Commissioni Cultura di Camera e Senato riunite assieme (presiedute rispettivamente da Federico Mollicone di Fratelli d’Italia e da Roberto Marti della Lega Salvini): dal decreto legge “Cultura” in procinto di essere varato a breve dal Consiglio dei Ministri, al fondo per le librerie, passando per la situazione dei teatri e delle fondazioni lirico-sinfoniche, fino al “tax credit” cinema, dall’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo alla diplomazia culturale… questi sono i temi che ha affrontato il ministro nel corso dell’audizione sulle “linee programmatiche” del Ministero della Cultura.
“Mi sono insediato in un Ministero che, nonostante le tempeste mediatiche lavorava, eccome se lavorava e seguito a farlo. E con uno staff che, malgrado un naturale cambio di squadra, era di altissimo livello in precedenza come lo è quello attuale”, ha detto Giuli prima di rispondere alle domande di deputati e senatori.
Affronteremo le tesi manifestate dal Ministro nei prossimi giorni, ma oggi ci concentriamo qui su quel che ha detto specificamente su cinema e audiovisivo: in relazione alla decisione di prevedere (così nella bozza della “Manovra 2025” che ha iniziato l’iter) che lo Stato divenga, di fatto, “produttore associato” dei film che beneficiano del “Tax Credit”, che IsICult ha segnalato in anteprima mercoledì scorso su queste colonne (vedi “Key4biz” del 6 novembre 2024, “Tax credit. Manovra: lo Stato entra come “produttore associato”, al fianco del produttore”), ha precisato che “non c’è nessun sovietismo” nell’idea di redistribuire una parte dei ricavi, ma si tratta semplicemente soltanto di “fare redistribuzione e perequazione”.
Ha detto Giuli: “Lo Stato rimette in circolazione i soldi, partecipa al successo dei ricchi per dare ai meno ricchi: si incentivano le grandi produzioni… i grandi successi che vanno oltre la percentuale di tax credit erogata concedono qualcosa al sistema”. In verità, dalla proposta di “Manovra 2025”, il meccanismo non è chiarissimo, come abbiamo osservato: se un produttore beneficia di un “tax credit” del 40 %, lo Stato diviene titolare dei diritti dell’opera in quota per il 40 %, ed ha diritto al 40 % dei ricavi, ma soltanto dopo che saranno stati coperti i costi di produzione… Premesso che la gran parte dei film italiani non recupera i costi di produzione, non è ben chiaro come “i ricchi” finirebbero per “dare” ai “meno ricchi”… E poi, perché il meccanismo di status di “produttore associato” scatta per il credito d’imposta e non per i contributi selettivi?! Immaginiamo che la proposta, durante l’iter della Legge di Bilancio, sarà oggetto di opportune riformulazioni e rimodulazioni perché – allo stato attuale del testo – è piuttosto confusa…
Inoltre, il Ministro ha precisato che ieri mattina è arrivata la comunicazione che la Corte dei Conti ha registrato il decreto sul “Tax Credit” internazionale: “questo è un bel risultato. perché non è che va a premiare i grandi produttori stranieri, semplicemente fa dell’Italia un grande attrattore di produttori stranieri che vengono a girare in Italia con maestranze italiane. Il fatto che sia stato autenticato proprio oggi è una buona notizia per il cinema in generale”.
Anche su questo punto, si ripropone la questione critica, che tante volte abbiamo evidenziato: siamo proprio sicuri, in termini di politica culturale, che sia giusto e sano, proprio strategico e lungimirante, che lo Stato italiano regali decine e decine di milioni di euro a società straniere, di fatto sottraendo queste risorse pubbliche ai fondi per la produzione indipendente, la ricerca e la sperimentazione, l’innovazione, le opere prime, la alfabetizzazione audiovisiva e digitale, la promozione?!
Da segnalare che gli esponenti del Movimento 5 Stelle si sono dichiarati insoddisfatti delle “risposte” del Ministro alle varie domande… In particolare, il senatore Luca Pirondini, Capogruppo M5s in Commissione Cultura, ha sostenuto che “è inaccettabile il comportamento del Ministro Giuli che oggi in audizione di fronte alle Commissioni Cultura non ha risposto a nessuna delle domande poste dal M5s, oltre che ad altre. In particolare, gli ho chiesto di dare informazioni precise sulla possibile trasformazione delle fondazioni liriche dalla attuale natura giuridica privata a quella pubblica. Ebbene, nell’unico suo accenno di risposta, ha fatto un imperdonabile strafalcione dicendo che sono già pubbliche. È semplicemente falso, si informi! Nulla di concreto ci ha detto sull’attuazione del Ccnl dei lavoratori delle fondazioni e sulla ricostituzione dei corpi di ballo stabili. Per questi motivi, alla fine dell’audizione sono intervenuto per pretendere le doverose risposte che se non vuole dare a noi deve dare ai cittadini. Sono stato intimidito dal Presidente della Commissione (si riferisce a Federico Mollicone, Presidente della VII Commissione di Montecitorio, n.d.r.), che ha pure chiamato gli assistenti parlamentari per farmi portare fuori dalla sala. Questo comportamento dentro il Parlamento è inaccettabile e costituisce un precedente pericoloso. I ministri hanno il dovere di rispondere ai parlamentari e noi abbiamo il dovere di fare le domande a nome dei cittadini”.
Sono già all’opra le 2 Commissioni Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura: la Commissione “Produzione” (15 membri) e la Commissione “Promozione” (12 membri). Dovranno vagliare centinaia e centinaia di film e progetti
Intanto si segnala che sono all’opra presso la sede della Direzione Cinema e Audiovisivo (guidata da Nicola Borrelli) a Santa Croce in Gerusalemme le 2 “commissioni ministeriali” previste dalla Legge di Bilancio dell’anno scorso, che ha riformato una specifica previsione della Franceschini (la n. 220 del 2016): se prima era operativa 1 commissione soltanto (formata da 15 membri), l’allora Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) ha deciso a fine dicembre del 2013 che divenissero due, una focalizzata sulla “produzione” ed una sulla “promozione”.
Introducendo peraltro una commendevole innovazione, ovvero che il lavoro dei “commissari” – che è veramente gravoso (si tratta di leggere centinaia e centinaia di progetti e sceneggiature e proposte…) – non fosse più, come avveniva prima, “senza oneri per l’Amministrazione”: da quest’anno, i Commissari avranno una sorta di compenso / rimborso spese, un emolumento di circa 15.000 euro l’anno.
La Commissione “Produzione” può infatti beneficiare di un budget complessivo di 500mila, per le proprie spese di funzionamento, a fronte dei 200mila euro della Commissione “Promozione”.
Si ricordi che l’ex Ministro ha molto tardato – incomprensibilmente – nella nomina delle Commissioni, e non ha accolto le proposte di attivare una procedura trasparente, con almeno l’invito a presentare le candidature, come aveva invece fatto il suo predecessore Dario Franceschini.
E, quindi, in extremis, il giorno stesso delle sue dimissioni, il 6 settembre 2024 (giornata clou del “caso Boccia”), Gennaro Sangiuliano aveva firmato il decreto di nomina della Commissione “Produzione”, che è però stato bloccato dal suo successore Alessandro Giuli, il quale ha apposto la propria firma il 23 settembre sul decreto di nomina della Commissione detta anche “Art. 26” (facendo riferimento all’articolo specifico della Legge Franceschini) e poi l’8 ottobre per la “Commissione Promozione” detta anche “Art. 27”.
I due decreti sono stati pubblicati – dopo la benedizione degli “organi di controllo” (Corte dei Conti) – rispettivamente il 22 ottobre ed il 30 ottobre. I 27 esperti durano in carica 2 anni.
IsICult e “Key4biz” hanno già ben segnalato – in diversi articoli – la composizione delle 2 commissioni, formate rispettivamente da 15 membri per la “Produzione” e da 12 membri per la “Promozione”: si rimanda a “Key4biz” del 24 settembre 2024, “Il ministro Giuli nomina una delle due Commissioni esperti Cinema e Audiovisivo. ‘Vermiglio’ batte ‘Parthenope’ per gli Oscar”, e quindi del 10 ottobre 2024, “Mic, nominati i 12 della seconda Commissione Esperti per la promozione di festival, rassegne, premi”…
Cooptazioni totalmente discrezionali: atti autocratici del Ministro, solo e soltanto “intuitu personae”
La definizione della quantità di membri ed il funzionamento delle commissioni sono atti “autocratici” del Ministro, dato che la Legge di Bilancio 2024 gli aveva concesso totale “carta bianca”.
Si tratta quindi di cooptazioni totalmente discrezionali, e non a caso nei due decreti non vi è alcun riferimento ai criteri utilizzati nella selezione: tutto e soltanto “intuitu personae”, al di là di vaghe e come sempre generiche indicazioni sui pre-requisiti (di professionalità e onorabilità). La Legge Franceschini prevede: “personalità di comprovata qualificazione professionale nel settore”. Nei due decreti ministeriali, viene utilizzata la formula “indicati”, ovvero esperti scelti dal Ministro.
È interessante osservare che il decreto di nomina della “Commissione Produzione” da parte di Gennaro Sangiuliano è stato bloccato in modalità “last minute” – come abbiamo segnalato – poche ore prima delle sue dimissioni, ma non è stato invece bloccato il decreto che lo accompagnava, ovvero il regolamento di funzionamento delle commissioni.
Anche nel decreto che reca la data del 23 settembre 2024 (quello a firma Alessandro Giuli), il decreto n. 282, intitolato “Nomina dei quindici esperti per la selezione dei progetti e per la concessione di contributi di cui all’articolo 26 della legge 14 novembre 2016, n. 220”, viene usata la formula “sono indicati” i 15 esperti.
“Indicati” è un eufemismo per “designati” (in assoluta e totale discrezionalità).
Il decreto Sangiuliano firmato il 6 settembre, intitolato “Disposizioni applicative in materia di costituzione e funzionamento della commissione degli esperti” ex art. 26 (i membri sono quantificati in 15), recita all’articolo 1 comma 1: “La commissione di esperti, di cui all’art. 26, comma 2, della legge n. 220 del 2016, nominati con decreto della Ministro della Cultura, nel rispetto dell’equilibrio di genere, è composta da 15 esperti altamente qualificati e di comprovata esperienza nel settore della produzione cinematografica ed audiovisiva, scelti tra professori universitari, giuristi, giornalisti, critici cinematografici, registi, produttori cinematografici, studiosi, autori ed esperti in materia di produzione cinematografica ed audiovisiva anche con riferimento ai relativi aspetti finanziari”.
A distanza di qualche settimana, il successore Giuli ha firmato, il 2 ottobre 2024, un decreto speculare (anzi “fotocopia”), con testo sostanzialmente identico (ovvero “Disposizioni applicative…”, la Commissione ex art. 27): “(…) composta da 12 esperti altamente qualificati e di comprovata esperienza nel settore della promozione cinematografica ed audiovisiva, scelti tra professori universitari, giuristi, giornalisti, critici cinematografici, registi, produttori cinematografici, studiosi, autori ed esperti in materia di promozione cinematografica ed audiovisiva anche con riferimento ai relativi aspetti finanziari” (i due paragrafi sono identici, fatta salva la parola “produzione” nel decreto del 6 settembre e “promozione” nel decreto del 2 ottobre).
La valutazione della “alta qualificazione” e di “comprovata esperienza” resta formula piuttosto generica, se non si definisce… “chi” e… “come” vengono valutati i due requisiti. A dir la verità il “chi” è semplice: il Principe di turno, in questo caso il Ministro pro tempore.
Le due Commissioni si sono insediate ed i lavori sono stati avviati: centinaia e centinaia di pratiche da valutare, film e iniziative e progetti
Alcuni osservatori hanno notato che forse non proprio tutti i 27 commissari (i 15 della Commissione “Produzione” ed i 12 della Commissione “Promozione”) sembrano rispondere esattamente ad uno dei due succitati pre-requisiti, ovvero quello – per quanto generico – di una “comprovata esperienza” nel settore…
Il deficit di trasparenza è assoluto, considerando che il Ministro non ha deciso di prevedere la pubblicazione dei curricula di ogni soggetto “indicato” (cooptato).
In sostanza, un livello di (non) trasparenza peggiore di quello che ha caratterizzato la (pseudo) elezioni dei membri del Consiglio di Amministrazione Rai, in evidente violazione di quanto previsto dall’ “Europea Media Freedom Act” (noto come “Emfa”): ma, almeno, in quel caso almeno l’alibi di un “invito” a presentare le candidature c’è stato, ed i curricula sono stati pubblicati. Il resto è avvenuto nelle segrete stanze della partitocrazia…
Sono subito emersi i prevedibili latenti rischi di “incompatibilità” nelle nuove Commissioni Cinema e Audiovisivo del Mic.
Qui la questione assume caratteristiche paradossali quanto delicate: i due decreti omologhi sul “funzionamento” delle 2 commissioni recitano a chiare lettere le regole relative alla “incompatibilità”:
Articolo 2 (Incompatibilità”)
« Gli esperti, all’atto del loro insediamento, dichiarano, ai sensi della legge n. 190 del 2012, di non versare in situazioni di incompatibilità con la carica ricoperta, e inoltre:
a. di non avere in corso procedimenti penali né procedimenti civili o amministrativi per fatti commessi in danno della Pubblica Amministrazione, di non avere rapporti economici di dipendenza o di collaborazione con enti o soggetti riconducibili all’oggetto di esame da parte della commissione;
b. di non beneficiare, per tutta la durata dell’incarico, in proprio o come presidenti, consiglieri di amministrazione o amministratori di enti o società ovvero quali soci, di contributi erogati ai sensi degli artt. 26 e 27 della legge n. 220 del 2016. »
Or bene, una pur sommaria analisi dei percorsi professionali e delle attività dei 27 membri delle due commissioni provoca evidenti dubbi: per esempio, nella Commissione “Promozione”, siedono 2 produttori, Riccardo Tozzi e Tilde Corsi, titolari di due apprezzate società di produzione cine-audiovisiva, che hanno il naturale interesse che le loro opere circolino in festival cinematografici, ovvero manifestazioni che loro stessi sono chiamati dal Ministro a valutare come qualità e conseguente sovvenzionamento pubblico; sia Tozzi che Corsi sono anche esponenti della maggiore “lobby” del settore, qual è l’Anica, che anch’essa sottopone al Ministero e quindi alla Commissione proposte progettuali per iniziative di promozione… Vito Zagarrio è, a sua volta, uno stimato docente universitario, ma anche esponente dell’Università Roma Tre, la quale anch’essa partecipa ai bandi del Ministero per iniziative festivaliere e convegnistiche… E, sul fronte della Commissione “Produzione”, un decano della critica cinematografica come Paolo Mereghetti come finirà per recensire un’opera che è stata realizzata anche grazie al positivo suo giudizio nella fase progettuale?! E nella stessa Commissione “Produzione” siede anche una nota organizzatrice culturale qual è Ginella Vocca (fondatrice del MedFilm Festival, che inizia oggi a Roma la sua edizione n° 30): nella sua manifestazione sceglierà un titolo alla cui produzione ha contribuito nella fase genetica?
La questione è delicata e controversa: il caso di Francesco Ranieri Martinotti (presidente dell’Anac) nel Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca), sostituito ieri da Mario Mazzetti (dirigente dell’Agis Anec)
Che si tratti di problematiche non marginali è confermato dal caso emblematico di Francesco Ranieri Martinotti, Presidente della storica Associazione Nazionale Autori Cinematografici (Anac), il quale, subito dopo la nomina (anche in quel caso, “cooptazione” da parte del Ministro) nel massimo organo di consulenza del dicastero, qual è il Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (Csca), ha chiesto al consesso (formato da 12 membri) di valutare la questione di un suo eventuale potenziale “conflitto di interessi”.
Si noti che il Csca non agisce direttamente su film e progetti, ma ha un ruolo più alto di “politica culturale”, per esempio nell’esprimere un parere sulla “ripartizione” della dotazione annua del Fondo Cinema e Audiovisivo, ovvero 700 milioni di euro (budget del 2023 confermato allo stesso livello nel 2024).
La Direzione Cinema e Audiovisivo ha quindi chiesto un parere al Gabinetto (allora guidato da Francesco Giulioli, rimosso – per sopr