Chiesa italiana. Da Firenze a Roma, e oltre… - Azione Cattolica Italiana

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È passato meno di un decennio dal discorso di Firenze. Definito felicemente da qualcuno come “l’enciclica di papa Francesco all’Italia e alla sua Chiesa”. Un vero discorso programmatico, per gli anni che sarebbero venuti. Fatto di: alta ispirazione, centratura cristologica, orizzonte prospettico, forza del disegno, definizione dei confini, oralità travolgente, concretezza d’indicazioni. Soprattutto, una scossa di fiducia per passare dal sentimento di una “Chiesa sotto assedio” a una “Chiesa in uscita” che va incontro al mondo. Una Chiesa inquieta e libera, sciolta e generosa.
La Chiesa italiana, da allora, ha raccolto quel paterno “guanto di sfida” e si è messa in cammino con passo leggero e spedito; e, in verità, ne ha fatta di strada: avviando un processo di riflessione e rinnovamento, radicato nel desiderio di costruire una comunità ecclesiale più inclusiva, vicina alla realtà del popolo e capace di testimoniare il Vangelo con autenticità. Per giungere a questa prima Assemblea sinodale nazionale (da oggi a domenica 17 novembre), nel contesto di un processo sinodale mondiale voluto da Francesco.

Non un traguardo ma la tappa di un cammino irreversibile

A scanso di equivoci, diciamolo subito: non è un traguardo. È la tappa di un percorso avviato nel 2021, fatto di narrativa, sapienza e profezia, che si completerà il prossimo anno e che è destinato (lo speriamo tutti) a dare ulteriore slancio a questioni fondamentali per la vita “ordinaria” della Chiesa italiana (o per dirla più correttamente: delle Chiese che sono in Italia): dal ruolo delle donne all’ascolto dei giovani, dalla rendicontazione alla riorganizzazione delle strutture come le curie e gli organismi di partecipazione. Come delineato nei Lineamenti, il documento base dell’Assemblea, che raccoglie i risultati di questi tre anni di Cammino sinodale e propone alcune traiettorie pratiche per “parlare” di più e meglio alle persone e al Paese.
Obiettivo dei tavoli assembleari di discussione – attivi durante i tre giorni – è la stesura di uno “Strumento di lavoro” da offrire alle diocesi e la cui restituzione sarà al centro del dibattito della seconda Assemblea ecclesiale prevista dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Da quest’ultima usciranno le  “proposizioni” destinate al vaglio della prossima Assemblea generale della Cei, chiamata, infine, a offrire delle indicazioni pratiche concrete. Ma anche queste non saranno un punto di arrivo, bensì un punto ulteriore di un cammino di cambiamento irreversibile.

Nel solco del “nuovo umanesimo” cristiano delineato da Francesco

Allora, nel novembre del 2015, il Convegno ecclesiale nazionale di Firenze rappresentò un momento chiave per la riflessione sulla missione della Chiesa in Italia. Il tema “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” orientò i lavori del Convegno, cercando di rispondere alla domanda su come la Chiesa potesse incarnare il messaggio cristiano in una società in rapido cambiamento, caratterizzata da sfide complesse come la globalizzazione, la secolarizzazione e la crisi economica e sociale. Papa Francesco – in particolare nel suo discorso, ma non solo – delineò alcuni tratti essenziali di questo “nuovo umanesimo” cristiano, basati su umiltà, disinteresse e beatitudine, richiamando la necessità di una Chiesa capace di “abitare” le periferie esistenziali e di mettere al centro i poveri e gli esclusi. Invitando a superare l’idea di una Chiesa autoreferenziale e proponendo una visione missionaria in cui il messaggio evangelico sia sempre radicato nella concretezza della vita delle persone.

Una Chiesa capace di dialogare con il mondo contemporaneo

Oggi, la prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia si inserisce come prosecuzione di quel percorso iniziato a Firenze. Con una marcia in più: l’impegno ad attuare concretamente una prassi di sinodalità, chiamando a raccolta non solo i vescovi, ma anche i laici, i religiosi, le religiose e i rappresentanti di diversi carismi e ministeri. Tutti convocati (quasi 1200) per affrontare insieme le sfide del presente a partire dall’ascolto come fondamento per una comunità ecclesiale più aperta e in grado di accogliere la diversità, e per dare una risposta tangibile alla richiesta di Chiesa “in uscita”, non chiusa nelle proprie strutture e tradizioni e capace di dialogare con il mondo contemporaneo andando incontro alle persone con spirito di carità e di accoglienza.

Sinodalità: non una strategia organizzativa ma una nuova visione di Chiesa

Del resto la sinodalità non è una semplice strategia organizzativa, ma un paradigma ecclesiologico che implica una vera conversione pastorale. Come papa Francesco, la Chiesa italiana riunita a Roma vede nella sinodalità la strada per riformare se stessa, per essere più inclusiva, più vicina alla vita delle persone e più capace di ascoltare lo Spirito Santo che parla attraverso il popolo di Dio.
Non si tratta di adattare superficialmente le strutture, ma di accogliere una nuova visione della Chiesa, dove l’autorità sia esercitata come servizio e dove ogni battezzato sia corresponsabile dell’annuncio del Vangelo. È un punto di partenza, lo abbiamo detto, ma anche un laboratorio di ascolto e di condivisione che segna l’inizio di un processo di trasformazione destinato a influire profondamente sulla struttura e sulla vita ecclesiale. È un augurio. I prossimi anni saranno cruciali per vedere come questo processo sinodale evolverà e come la Chiesa italiana riuscirà a fare proprie le attese di Francesco e del suo magistero.

Per un’autentica partecipazione: coraggio, pazienza e fiducia

In tal senso, un aspetto chiave sarà la capacità di mantenere viva la dimensione comunitaria e partecipativa, evitando che le intuizioni e i propositi emersi rimangano solo sulla carta. È essenziale che le parrocchie, le diocesi, e tutte le realtà ecclesiali diventino luoghi di autentica partecipazione, dove ogni persona possa sentirsi parte attiva e corresponsabile. Da Firenze a Roma, e oltre… è un percorso che implica coraggio, pazienza e fiducia nella guida dello Spirito Santo. Solo così la Chiesa italiana potrà rispondere con autenticità alle esigenze del nostro tempo e diventare una “casa aperta” dove tutti possano trovare accoglienza, speranza e amore.

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Antonio Martino