Gli shock eccezionali del 2022-23 stanno gradualmente svanendo sullo sfondo e l’inflazione nell’area dell’euro non solo è più bassa, ma anche meno volatile di quanto non sia stata per molto tempo (Figura 1). Di conseguenza, anche gli errori di previsione dell’inflazione si sono normalizzati.
L’area dell’euro ha completato un lungo e storico viaggio attraverso terrae incognitae , iniziato subito dopo la pandemia di COVID.
Questo ritorno in territorio conosciuto è chiaramente una buona notizia. Ma l’attuale panorama economico presenta le sue sfide. A livello globale, le tensioni geopolitiche sono elevate e gli sviluppi politici in diversi paesi sono difficili da prevedere.
Nell’area dell’euro, l’economia è stagnante e i tassi di interesse sono ancora in territorio restrittivo. Come dovrebbe procedere la BCE?
Questa “nuova” fase ha tre implicazioni principali per la conduzione della politica monetaria.
In primo luogo, con un’inflazione vicina al target e una domanda interna stagnante, le condizioni monetarie restrittive non sono più necessarie. Nella fase attuale dovremmo concentrarci di più sulla lentezza dell’economia reale: senza una ripresa sostenuta, l’inflazione rischia di essere spinta ben al di sotto del target, aprendo uno scenario che sarebbe difficile da contrastare per la politica monetaria e che dovrebbe quindi essere evitato. In breve, dobbiamo normalizzare la nostra posizione di politica monetaria e passare a un territorio neutrale, o addirittura espansivo, se necessario.
In secondo luogo, ora possiamo tornare a un approccio più tradizionale, genuinamente lungimirante alla politica monetaria, in linea con il nostro orientamento a medio termine. Rimuovere le restrizioni monetarie quando la domanda aggregata vacilla è un semplice esempio di come questo principio
si traduce in pratica; ma il principio è molto più generale. Le circostanze eccezionali degli ultimi due anni hanno costretto le banche centrali a dare meno peso alle previsioni e a vivere giorno per
giorno (o “riunione per riunione”). Ora che la situazione sul fronte dell’inflazione si sta normalizzando, la BCE dovrebbe anche normalizzare il modo in cui calibra la sua posizione di politica monetaria, tornando alla tradizione e riconcentrandosi sulla sua funzione di reazione a medio termine. In breve, dovremmo tornare “al futuro”.
In terzo luogo, e in linea con i punti che ho appena sollevato, la nostra comunicazione dovrebbe fornire maggiori indicazioni sull’evoluzione prevista della nostra politica rispetto a quanto avvenuto nel passato recente. Ciò aiuterà le aziende e le famiglie a formarsi un’opinione sul futuro percorso dei tassi di riferimento, sostenendo così la domanda e la ripresa dell’economia reale. …
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Conclusioni
Dopo un lungo viaggio in terrae incognitae, l’economia della zona euro è tornata a condizioni più normali.
Gli shock di offerta degli ultimi anni sono stati assorbiti, la volatilità dell’inflazione è diminuita e l’inflazione è vicina all’obiettivo. Le relazioni macroeconomiche sono diventate più stabili e l’economia reale è destinata a tornare (di nuovo) alla ribalta come fattore chiave delle dinamiche dell’inflazione.
In questo contesto, la BCE può permettersi di normalizzare la sua politica monetaria. Dovrebbe farlo portando i suoi tassi di riferimento a un livello neutrale, in linea con le prospettive economiche e di inflazione, in modo da evitare il rischio di non raggiungere l’obiettivo; tornando a un approccio più tradizionale e genuinamente lungimirante alla politica monetaria, in linea con il suo orientamento a medio termine; e adattando la sua comunicazione al fine di fornire la necessaria guida a consumatori e investitori.
Per fare questo è necessario fare un passo coraggioso: dobbiamo prepararci e “tornare al futuro”.