Fonte Immagine – Official Development Assistance (ODA)
Ufficio Policy Focsiv – Nell’ambito della discussione su Finanza per lo Sviluppo, in vista della Conferenza FfD che si terrà a Siviglia nel 2025 (Finanziamento per lo Sviluppo contro le asimmetrie di potere – Focsiv), proseguiamo la presentazione dei documenti redatti dal Civil Society Financing for Development Group. Dopo quello sul debito (Riformare l’architettura globale del debito – Focsiv), divulghiamo qui il documento che affronta in modo approfondito il tema dell’Official Development Assistance, ODA (in italiano Aiuto Pubblico allo Sviluppo, APS) e la sua importanza nel contesto della cooperazione internazionale. Esso esamina le problematiche legate all’implementazione dell’APS e propone raccomandazioni per migliorarne l’efficacia, ponendo al centro la giustizia redistributiva e il superamento delle disuguaglianze globali.
L’APS è un meccanismo essenziale per sostenere i paesi in via di sviluppo, specialmente i meno avanzati, nell’affrontare sfide come la povertà, la disuguaglianza e la crisi climatica. Per darne una definizione, rappresenta i finanziamenti concessi da governi e organizzazioni internazionali ai paesi in via di sviluppo con l’obiettivo di promuovere il benessere economico e sociale; questi possono assumere la forma di:
- sovvenzioni, che non prevedono rimborso,
- prestiti agevolati, concessi a condizioni più favorevoli rispetto a quelle di mercato.
Dopo essere stato concepito nel periodo post-bellico, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel 1970, stabilì che i paesi donatori avrebbero dovuto destinare in particolare lo 0,7% del loro Reddito Nazionale Lordo (RNL) all’aiuto ai paesi in via di sviluppo, per ridurre il divario tra paesi ricchi e poveri e a promuovere la giustizia redistributiva.
Gli ultimi anni hanno visto un aumento della complessità delle sfide globali: la pandemia di COVID-19 ha aggravato le disuguaglianze esistenti, la guerra in Ucraina ha destabilizzato i mercati energetici e alimentari e la crisi climatica continua a minacciare la sopravvivenza di milioni di persone nei paesi vulnerabili. In questo contesto, l’APS rimane uno strumento cruciale per sostenere i paesi in difficoltà, ma deve essere ripensato per rispondere meglio a questi bisogni urgenti e per rispettare gli impegni internazionali.
Un primo problema si rinviene nel fatto che molti paesi donatori (tra cui l’Italia) non rispettano la soglia dello 0,7%, compromettendo l’efficacia complessiva dei finanziamenti (nel 2022, solo cinque paesi, Danimarca, Germania, Lussemburgo, Norvegia e Svezia, hanno raggiunto questo traguardo).
I dati dell’OCSE mostrano che i livelli di APS dichiarati sono spesso gonfiati, ad esempio una parte significativa delle somme riportate in questa categoria include in realtà costi per l’accoglienza dei rifugiati nei paesi donatori o donazioni di vaccini prossimi alla scadenza, che non rappresentano veri flussi di aiuto ai paesi destinatari.
Anche i finanziamenti climatici sono insufficienti: i paesi donatori si sono impegnati a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno per il finanziamento climatico, ma nel 2020 il totale dichiarato era di soli 83,3 miliardi di dollari. Allo stesso modo di quanto detto prima, le somme includono fondi riciclati o destinati a progetti con un impatto limitato sulla mitigazione o l’adattamento climatico (vedi L’illusione degli swap del debito).(ndr: recentemente la COP29 ha aumentato l’impegno a 300 miliardi di dollari, impegno che sarà da verificare e comunque ben al di sotto di quanto chiesto dai paesi in via di sviluppo e cioè 1.300 miliardi di dollari).
Altro problema è l’aumento dei prestiti: negli ultimi anni, una crescente quota dell’APS è stata concessa sotto forma di prestiti piuttosto che sovvenzioni, aggravando il peso del debito per molti paesi beneficiari, il che è particolarmente problematico per i paesi meno sviluppati e quelli con economie vulnerabili (vedi I crediti di aiuto italiani: uno strumento da gestire con attenzione – Focsiv).
Inoltre, una parte crescente dell’aiuto viene indirizzata verso strumenti finanziari per il settore privato e meccanismi di blending finance (finanza mista). Questi strumenti, concepiti per mobilitare investimenti privati, spesso favoriscono paesi a reddito medio e settori più redditizi, a scapito dei paesi e delle comunità più povere, con mancanza di trasparenza sui progetti. Questo avviene anche a causa del fatto che l’APS è fortemente influenzato da un gruppo ristretto di paesi ricchi membri del Development Assistance Committee (DAC) dell’OCSE, creando un sistema decisionale poco inclusivo, che spesso ignora le priorità dei paesi destinatari, con mancanza anche in questo caso di trasparenza e responsabilità (vedi Il debito del Sud e le istituzioni finanziarie internazionali).
Infine, molti donatori legano l’erogazione di questi fondi a condizioni politiche ed economiche che possono entrare in conflitto con le priorità di sviluppo dei paesi destinatari (questo è avvenuto ad esempio nel caso degli USA per supportare la contro insurrezione nelle Filippine e di UE e Spagna con il Marocco per gestire il flusso di migranti; vedi Gli aiuti vincolati: cosa sono e a vantaggio di chi); spesso poi parte di essi è vincolata a contratti con aziende dei paesi donatori (si tratta del cosiddetto aiuto legato), riducendo l’efficacia degli investimenti, che in questo modo poi “tornano indietro” (tra il 2019 e il 2022 questo è avvenuto nel 52% dei casi).
Cosa propone allora il report per migliorare l’efficacia e l’equità dell’APS?
- Riformare la governance dell’APS: creare un processo intergovernativo guidato dalle Nazioni Unite, che consenta una governance più inclusiva e democratica, con un maggiore coinvolgimento dei paesi del Sud globale;
- Rispetto degli impegni finanziari: i membri del Comitato per l’Assistenza allo Sviluppo (CAS) sono esortati a rispettare l’impegno dello 0,7% dell’RNL (vedi nel caso dell’Italia La legge di bilancio 2023 non risponde all’obiettivo dello 0,7% per l’APS) e a onorare i debiti pregressi in APS verso il Sud globale, stimati a 6,5 trilioni di dollari;
- Supporto basato sui bisogni reali: l’APS dovrebbe concentrarsi su sovvenzioni incondizionate e supporto tecnico, dando priorità ai Paesi meno sviluppati, senza distrarre risorse da altre priorità, per affrontare le crisi umanitarie ed in particolare la crisi climatica;
- Efficacia dello sviluppo: si raccomanda un approccio che favorisca la trasparenza, la titolarità democratica dei Paesi beneficiari e la cooperazione inclusiva, per garantire che gli aiuti soddisfino effettivamente i bisogni delle comunità locali.
Il documento sottolinea dunque che l’APS ha un potenziale trasformativo, ma solo se le sue strutture e pratiche saranno riformate per essere più giuste, trasparenti e orientate ai bisogni delle comunità vulnerabili. Un approccio più inclusivo, guidato da principi di giustizia e sostenibilità, è essenziale per garantire un effettivo sostegno al superamento delle disuguaglianze globali e al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.