“Chissà se la luna di Kiev è bella come la luna di Roma” si chiedeva Gianni Rodari nella sua celebre poesia contro ogni guerra. Quello che sappiamo noi è che la medaglia olimpica d’argento conquistata da Illia Kovtun brilla intensa come la Luna anche in Italia, regalando intense emozioni, per le vibrazioni che emana solo a stargli vicino.
Una medaglia che “fa lume a tutti quanti”, ma quanto di più a chi conosce la storia che ci sta dietro, o ancor meglio 'dentro', quando si apre il cofanetto dove viene riposta con cura da Irina Gorbacheva, l’allenatrice che ha dedicato tutta sé stessa per portare Illia sul gradino del podio di Parigi. Una medaglia che dalle parti di Ferrara aspettavano di vedere con trepidazione, come alla palestra Orlando Polmonari aspettavano di riabbracciare Illia e Irina dopo questo successo.
L’occasione è una “toccata e fuga” rapida come un’esecuzione al volteggio, per rimanere in ambito ginnico, del campionissimo ucraino nella sede della PGF, per un allenamento di squadra ed espletare i documenti burocratici in vista della prossima stagione di serie A1, dove per il quinto anno sarà protagonista proprio con i colori della Palestra Ginnastica Ferrara, pronto ad illuminare i palazzetti dove si svolgeranno le prove. Illia, dopo lo scoppio della guerra e la prima accoglienza, assieme ad altri 24 rappresentasti della nazionale ucraina di ginnastica artistica, a Ferrara, in una rete di accoglienza che ha aperto i cuori della città, ha preso come base logistica, la cittadina croata Osijek, dalla quale si muove con ritmo frenetico per tutte le competizioni nelle quali è impegnato. Questo non gli impedisce di mantenere, per l’Emilia e l’Italia, un posto privilegiato nel cuore, un legame che va ben oltre ad un mero tesseramento.
In questa rapida visita c’è tanta voglia di raccontare, e tutti noi di ascoltare, l’ultimo capitolo della storia, quello che va dalla finale scudetto di Firenze, con il 4° posto conquistato dalla PGF, alla medaglia di Parigi, iniziando a sbirciare, come se i quadrienni olimpici fossero libri assestanti, le prime pagine di quello con su scritto Los Angeles.
Pubblichiamo quindi volentieri, qui di seguito, l’intervista – apparsa anche su qualche giornale locale - realizzata da Mirko Rimessi, che cura la comunicazione della società estense, per cominciare ad entrare nell’atmosfera della prima tappa del Campionato di Serie A, in programma a Montichiari, l’8 febbraio p.v.
Illia, non ci vediamo dalla Final Six del 26 maggio scorso, in Toscana. Sono stati mesi bellissimi, guardandoli ora, ma molto complessi per come sono arrivati i risultati dopo gli Europei di Rimini e la sfida scudetto della Serie A italiana che ti videro protagonista nel nostro Paese.
“Sì, ai Campionati Europei di Rimini sono riuscito a conquistare tre medaglie d’oro, ma non tutto ha funzionato come avrebbe dovuto perché mi sono infortunato nuovamente, una bella batosta dopo l’operazione dell’inverno scorso. Ma l’ambizione per i Giochi era tanta, così abbiamo lavorato al massimo, accelerando i tempi della riabilitazione svolta in Germania”
I tuoi secondi Giochi Olimpici, dopo Tokyo 2021, sono stati così profondamente diversi dai primi. Cosa hai provato ad entrare al Villaggio di Parigi?
“Stavolta sapevamo bene cosa ci aspettasse. Nel frattempo sono molto maturato e avevo ben chiaro sia cosa volessi, sia perché fossi lì, a Parigi. Non c’era nulla d’inaspettato al villaggio: avevamo visto già tutto sui social network ed eravamo pronti. Mi interessavano poche cose: allenamenti, gare e gli orari degli autobus per gli impianti. Non eravamo in vacanza, io e i miei compagni eravamo in Francia per dimostrare per cosa avevamo lavorato così duramente! L’unica cosa che posso dire è che le palestre erano fantastiche, tutto di un colore insolito ma molto bello, ideale per lo spettacolo!”
E questa volta c’era anche il pubblico sugli spalti.
“Gli spettatori erano tornati sugli spalti già da tempo, la cosa non mi spaventava. Ai Giochi c’era una tribuna enorme e tanta gente, e tutto questo mi ispirava e mi ha aiutato ad essere ancora più concentrato! La gente mi sostiene e mi aiuta ad avere fiducia in me stesso, a credere nei miei punti di forza! Già agli Europei di Rimini ero stato accolto da grande calore, e questo è stato di supporto”.
Le qualifiche ti hanno dato la possibilità di accedere a quattro finali: il concorso generale a squadre, l’all around individuale e le specialità di corpo libero e parallele. La prima vedeva al via un’Ucraina campione d’Europa, grazie ad una tua prestazione straordinaria in Romagna.
“Sì, eravamo effettivamente i numeri uno del Vecchio Continente, ma era molto diverso con le superpotenze extraeuropee, e noi potevamo contare solo su due atleti, io e Oleg Verniaiev, in grado di fare la differenza, troppo poco per lottare per una medaglia olimpica, dove servono almeno quattro ginnasti oltre la media. Il quinto posto è stato comunque un grande risultato”.
E poi è arrivato il tuo momento da individualista!
“Dopo il concorso generale individuale ero un po’ turbato, volevo essere tra i primi tre, ma so di aver commesso qualche errore. Nonostante ciò ho lottato fino all’ultimo, ma i giudici hanno deciso diversamente, mettendoci tutti nel giusto ordine. Anche se arrivare quarto, con un piccolo distacco dal terzo posto (meno di 2 decimi dal cinese XIAO Ruoteng, nda), non è facile da mandare giù.”
Sai, durante i Giochi Olimpici, si è parlato molto in Italia del valore del quarto posto, perché anche tanti atleti azzurri si sono fermati ai piedi del podio. Ma un quarto posto, per quanto sia pesante, non sempre è una sconfitta, dipende molto anche da come matura.
“Infatti, dopo l’all around, è arrivato il momento del corpo libero: considerando l’operazione, la riabilitazione e tutti gli ostacoli affrontati, molti credevano che non sarei arrivato neppure in finale; invece ero lì, tra i migliori otto, e sono arrivato di nuovo quarto, battendo molti dei ginnasti più forti in questa specialità. Quello è stato un risultato magnifico”.
Ma c’era ancora la finale alle parallele, quella che probabilmente sentivi più tua, giusto?
“Ho vinto la Coppa del Mondo in questo attrezzo per tre anni consecutivi e, nell’ultimo, abbiamo lavorato su elementi molto complessi. Gli altri finalisti, tranne me, avevano già vinto medaglie olimpiche, quindi era necessario dare il massimo, decidendo di presentare la nostra esecuzione più difficile (nota di partenza da 7.0, nda.). Il sorteggio non mi ha aiutato, facendomi gareggiare per primo. A quel punto ho pensato solo a far uscire tutto il mio valore, poi sarebbe andata come Dio avrebbe voluto e i giudici valutato. Ho eseguito al meglio il mio esercizio più complicato, dopodiché c’è stata una lunga attesa, ad osservare gli altri sette ginnasti in gara. Il cinese Zou Jingyuan è stato il migliore, era chiaro a tutto il mondo, ma io sono riuscito a conservare la seconda posizione fino alla fine, sfruttando al massimo le mie possibilità!”
Irina, lo chiedo a te, che emozione è stata conquistare questa medaglia?
“Grande, come sempre! Ogni volta mi preoccupo tanto per le gare di Illia, a tutti i livelli. Per noi questo non è solo sport, è vita! Lui meritava la medaglia d’argento alle parallele, è davvero sua! E siamo molto grati alla giuria per aver valutato così la sua routine. Credo però che Illia non si sia pienamente realizzato in questa Olimpiade. È capace di fare meglio e può dare molto di più! E credo che questa esperienza lo renderà ancora più forte, con la voglia rimasta di conquistare nuove vette! Per la Federazione Ucraina è una medaglia importantissima, l’unica vinta negli ultimi due cicli olimpici”.
E per il popolo ucraino?
“Il popolo ucraino alla fine del 2024 ha votato i migliori atleti dell’anno e Illia è arrivato terzo, dietro ai pugili Oleksandr Usyk e Oleksandr Chyžnjak. Per questo credo che la gente comune abbia accolto con orgoglio il nostro risultato, vedendo quanti ostacoli abbiamo superato nel nostro cammino verso la medaglia, in un momento molto difficile per tutti noi. Il popolo ucraino ama, apprezza e rispetta Illia!
Hai già introdotto tu l’argomento, cosa puoi dirci di più del nuovo ciclo olimpico che si apre, o almeno del 2025?
“In questo quadriennio Illia è andato fortissimo, conquistando medaglie in tutte le competizioni, ad eccezione dei Mondiali 2022, quando era infortunato ad una spalla. Il tutto grazie ad un lavoro molto duro e stancante. Per questo il 2025 deve essere necessariamente un anno di rigenerazione e di studio. Sono state introdotte nuove regole ed è cambiato il Codice dei Punteggi, questo ci porta ad imparare nuovi elementi per preparare qualcosa di diverso sugli attrezzi, curando allo stesso tempo il fisico, per prevenire altri infortuni e provare a crescere ancora, in vista di Los Angeles!”
Ogni volta che arrivate qui a Ferrara è una grande gioia, come hai visto oggi durante l’allenamento e i bimbi in palestra sono impazziti di gioia quando Kovtun ha fatto vedere loro la medaglia di Parigi
“In Italia siamo davvero i benvenuti e Illia è amato. Tutta l’Italia, non solo Ferrara, ci tratta benissimo. In più, qui, è come se fossimo a casa! La PGF ormai è la nostra famiglia sportiva, un posto dove tutti sono gentili e ci fanno sentire la loro vicinanza! E anche quest’anno cercheremo di arrivare in finale, lottando insieme per un posto sul podio del campionato di Serie A1! Dobbiamo lavorare sodo per riuscirci, possiamo farcela. Le chance sono reali e non possiamo lasciarci sfuggire l’occasione! Inoltre, per questo 2025, voglio augurare a tutti pace, felicità, amore e bontà!
Le altre squadre italiane sono avvertite. Il torneo ai nastri di partenza si preannuncia tra i più interessanti e combattuti di sempre con i campioni in carica della Virtus Pasqualetti di Macerata, le altre finaliste di Firenze 2024 - Gymnastic Romagna Team, Spes Mestre, Pro Carate, Giovanile Ancona – e qualche outsider pronte ad affrontarsi, cavallerescamente, per lo scudetto del primo anno sulla Road to Los Angeles. In una competizione che oltre a super stranieri del livello di Illia Kovtun, vedrà in azione anche i nostri “principi azzurri” che a Parigi hanno ottenuto il miglior piazzamento di squadra dai Giochi di Barcellona 1992. Insomma, lo spettacolo non mancherà e, come sempre, vinca il migliore!