Anna Kuliscioff, madre del socialismo italiano - Partito Socialista Italiano

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di Pia Locatelli

Anna Kuliscioff era nata in Crimea, all’epoca territorio russo, il 9 gennaio del 1854 in una famiglia dell’alta borghesia ebraica. Studentessa brillante, attiva nei gruppi studenteschi antizaristi, si trasferisce all’estero per frequentare l’università perché in Russia gli studi universitari erano proibiti alle donne. Va a Zurigo dove studia, soprattutto “fuori” dall’ambiente universitario, la politica, i princìpi pacifisti di Lavrov, l’insurrezionalismo di Bakunin, il capitale di Marx. A Lugano, città dove vivevano diversi personaggi del socialismo internazionale, conosce Andrea Costa. Andrea e Anna diventano una coppia sentimentale ed ideologica. Sono anni di costruzione di relazioni, di viaggi, di militanza: nel ’78 viene arrestata a Firenze dove aveva partecipato al congresso degli anarchici; resta in carcere per più di un anno, viene processata. In quegli anni Anna Kuliscioff comincia a maturare l’idea del socialismo riformista, non autoritario, attento a dar voce ai bisogni della gente. Anna e Andrea Costa abbandonano l’anarchismo giungendo ad “approdi” differenti che influirono sulla relazione sentimentale che si interruppe per iniziativa di Anna. Si iscrive a medicina a Berna per poi trasferirsi a Napoli nel 1885 dove conosce Filippo Turati e dove si laurea, poco più che trentenne, per poi specializzarsi in ginecologia. Con Turati formerà quella che oggi chiamiamo “coppia di fatto” e vivranno insieme a Milano per quarant’anni. Dopo la laurea si dedica alla sua professione di medico per ottemperare ad un impegno che aveva preso con sé stessa: diventare “la dottora dei poveri”. Non rimane fuori dai giri politici e stabilisce contatti con l’ambiente intellettuale e democratico italiano e svolge un ruolo importantissimo nel partito promuovendo il processo di distinzione del socialismo italiano dalla democrazia progressista, dall’anarchismo e dall’operaismo. Chi influenzò chi, tra Filippo ed Anna, è difficile da dire; credo si influenzassero a vicenda, “crescendo” insieme politicamente. Frutto di queste influenze reciproche fu la nascita nel 1889 della Lega socialista milanese, il primo vero nucleo del futuro partito socialista che nacque a Genova come Partito dei lavoratori nel 1892. Un ruolo importante per l’elaborazione del pensiero e in generale per l’attività politica del Partito Socialista lo ebbe la rivista Critica sociale, che Turati aveva “ereditato” nel 1890 dal bergamasco Angeleri, con il nome “Cuore e critica”, che pubblicò le opere più significative della letteratura socialista internazionale. Anna era co-direttrice di fatto, segretaria di redazione, editorialista e pure addetta stampa di Turati, sempre impegnato a Roma. La visione, il pensiero e le relazioni internazionali furono un contributo importantissimo che Anna diede al Psi. Era una donna internazionale, conosceva le lingue, aveva rapporti con personaggi del socialismo europeo e diede un respiro internazionale all’elaborazione del pensiero socialista. Il suo ruolo, il suo carisma, la sua notorietà dentro e fuori il partito erano riconosciuti. Processi e arresti contribuirono ancor più a formare il “mito Kuliscioff”. Non è casuale che si fosse specializzata in ginecologia e si fosse dedicata allo studio delle febbri puerperali, delle quali “scoprirà” le cause. Si è sempre impegnata sui temi della condizione femminile e diventerà nota, una role model per tante compagne, con la sua conferenza intitolata “Il monopolio dell’uomo” tenuta ad aprile 1890 al Circolo Filologico Milanese, conferenza che storicizza le cause dell’inferiorità femminile. Il saggio fa un escursus storico, sottolinea che la stessa rivoluzione francese aveva negato alle donne i diritti politici ma nella società moderna, sosteneva Anna Kuliscioff, le donne erano diventate consapevoli della loro equivalenza con gli uomini. Usava il termine equivalenza, un termine secondo me più appropriato rispetto a “parità” perché è sintesi perfetta tra il concetto di parità e quello di diversità tra uomini e donne. Era una socialista dei tempi della Seconda Internazionale, per questo convinta che la partita decisiva si sarebbe giocata sul problema del lavoro per gli uomini e per le donne. L’impegno di Anna Kuliscioff per quella che chiamava battaglia di uguaglianza e di civiltà prevedeva un programma a tutto campo: oltre alla legislazione sul lavoro, l’introduzione del divorzio, la scuola laica. Tutte battaglie che sono ancor oggi le nostre battaglie. Con le sue idee di allora, di oltre un secolo fa, Anna Kuliscioff potrebbe essere una di noi, la nostra leader, attualissima. Oggi che ricorrono cento anni dalla sua scomparsa, bisognerebbe riscoprirne l’essenza, fino ad ora troppo in ombra, per ergerla nel posto che le spetta nella storia: quella di una grande donna socialista, madre del socialismo italiano.

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