Il 2024 ha segnato un aumento significativo di casi in Italia dopo tre anni in cui il morbillo sembrava sostanzialmente scomparso. Il 90% dei positivi sono non vaccinati, a conferma dell’efficacia dell’immunizzazione. In Italia, così come nella gran parte dei Paesi UE, questo vaccino è infatti tra i pochi obbligatori. Nonostante ciò, solo 5 regioni raggiungono livelli di copertura sufficienti, rendendo necessario un monitoraggio costante.
2024: L’ANNO DEL MORBILLO
I dati Morbillo & Rosolia News[1], rilasciati pochi giorni fa da Epicentro[2], hanno confermato quanto già si presagiva a inizio 2024: l’anno appena concluso ha visto un forte aumento di casi di morbillo in Italia. Dal 1 gennaio al 31 dicembre 2024, sono infatti stati certificati 1045 casi di morbillo, un aumento inquietante rispetto al 2023, quando i casi notificati erano stati 44.
Diversamente dal 2023, in cui l’incremento maggiore (seppur minimo) si era verificato ad agosto, nel 2024 sono stati i mesi primaverili a registrare più contagi, con un picco di 180 casi nel mese di aprile. Con l’estate, il numero di segnalazioni è invece progressivamente diminuito, giungendo al minimo di 35 casi segnalati lo scorso ottobre. Nei mesi finali dell’anno la tendenza si è nuovamente invertita, con un lieve aumento a novembre (49), ma soprattutto a dicembre (53 casi, con il dato ancora in aggiornamento).
A registrare il numero maggiore di casi sono le fasce giovanili della popolazione. Le rilevazioni dell’ISS riportano infatti un’età mediana dei contagi pari a 30 anni, con oltre un caso su due (51,7%) in pazienti tra i 15 e i 39 anni. Destano preoccupazione anche i rilevamenti nella fascia di età 0-4 anni, per i quali l’incidenza osservata è la più elevata (79 casi per milione). Sono inoltre stati segnalati 50 casi in bambini con meno di un anno di età (126,9 casi per milione).
PIÙ DI 100 CASI IN 5 REGIONI
Dai dati 2024 si osserva una forte disomogeneità territoriale: in 3 regioni non si sono registrati contagi (Molise, Umbria e Valle d’Aosta), mentre l’85,1% dei casi si sono verificati in sole 8 regioni. Tra queste ultime, ben 5 hanno riportato 100 o più casi: queste sono il Lazio (prima per casi, con 200 contagi), la Sicilia (179), l’Emilia Romagna (141), la Lombardia (118) e la Campania (101). L’incidenza media a livello nazionale è stata pari a 17,7 casi per milione di abitanti, con picco nella Provincia Autonoma di Bolzano (67,0/milione abitanti, e 36 casi), a cui seguono la Sicilia (37,3/milione), l’Abruzzo (37,0/milione) e il Lazio (35,0/milione).
UN VIRUS DALLA GRANDE VOLATILITÀ E LO SCUDO DELL’IMMUNIZZAZIONE
Si conferma quindi la grande volatilità del morbillo che, null’ultimo decennio, ha registrato andamento tutt’altro che costante. Si pensi che nel 2013 i casi erano stati 2.270, nel 2014 erano 1.695, e nel 2015 solo 256. Un aumento significativo è poi stato registrato nel 2017, quando i casi sono stati oltre 5.000, a cui è però seguita una costante contrazione che, nel 2021, ha portato a una (temporanea) scomparsa del virus (solo 9 casi). Sebbene un andamento così variabile e disomogeneo, e senza una chiara stagionalità, renda difficile la ricostruzione di cause e di fattori che ne alimentano l’infettività, è indubbio che i dati 2024 indicano una forte inversione di tendenza dopo un triennio in cui il morbillo era sostanzialmente stato eradicato. Si rende quindi necessario un approfondimento sugli strumenti preventivi adottati negli ultimi due anni, a partire dalla vaccinazione.
Il preoccupante aumento di casi del 2024 conferma ad ogni modo l’efficacia del vaccino anti-morbillo e, soprattutto, il grande rischio a cui si espongono i cittadini che scelgono di evitarne la somministrazione. Difatti, ben il 90% dei positivi del 2024 era non vaccinato al momento del contagio, a cui si aggiungono il 5,8% che presentava una sola dose di vaccino. Solo in 33 casi (3%) il contagio è avvenuto nonostante due dosi di vaccino somministrate.
UNA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA, IN TEORIA
L’efficacia dell’immunizzazione nel caso del morbillo trova riscontro anche nella programmazione vaccinale italiana, che vede il vaccino in questione tra i pochi resi obbligatori dal nostro Paese (così come in gran parte degli Stati UE). L’andamento delle somministrazioni per l’anti MPR è valutato anche negli indicatori CORE contenuti nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), nei quali figura come unico vaccino monitorato oltre a quelli del cosiddetto Ciclo Base (comprendente polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse e Haemophilus influenzale tipo b (Hib)). Nello specifico, l’indicatore P02C rappresenta la copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi per la prima dose di vaccino contro morbillo, parotite e rosolia (MPR).
Analizzando i dati più recenti circa le percentuali di vaccinazione l’anti MPR, rilasciati a luglio 2024 e riferiti al 2022, si nota che il punteggio massimo, pari a 100, è raggiunto solo in cinque regioni: Lombardia, P.A. di Trento, Veneto, Emilia-Romagna e Campania. Queste cinque regioni si distinguono, infatti, per raggiungere anche il 95% di copertura nelle campagne vaccinali precedenti, evidenziando così una significativa efficacia organizzativa e preventiva nella gestione delle malattie infettive nei bambini. La copertura vaccinale presenta, invece, dati critici in Sicilia e Abruzzo, ma situazioni da attenzionare riguardano anche la Calabria, le Marche e la Sardegna.
UN PROBLEMA GLOBALE, MA GRAZIE AL VACCINO SONO STATI EVITATI 60 MILIONI DI MORTI DAL 2000
Il ritorno del morbillo sembra non essere un fenomeno solo italiano, con vari paesi del mondo che registravano aumenti nei contagi già da qualche anno. L’OMS[3] stima, infatti, che nel 2023 ci siano stati 10,3 milioni di casi nel mondo, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente, e che questi abbiano portato a circa 107.500 decessi per il virus (per lo più tra bambini sotto i 5 anni). Il 95% delle morti per morbillo si verifica in paesi a basso reddito, in cui vi è carenza di strutture sanitarie e, soprattutto, una insufficienza di disponibilità di vaccini. A livello mondiale la percentuale di bambini che ricevono la prima dose di vaccino contro il morbillo è infatti stata solo dell’83% nel 2023, un dato che segna una contrazione rilevante rispetto al livello del 2019 (86%).
L’alta virulenza del morbillo, e l’alto numero di decessi ad esso ancora associati, sta portando l’OMS e rilanciare la propria attività di contrasto al virus al fine di raggiungere l’obiettivo di copertura vaccinale con due dosi del 95% e, successivamente, di eradicazione della malattia con la “The Immunization Agenda 2030 Measles & Rubella Partnership (M&RP)”[4]. Complessivamente, però, sono innegabili i grandissimi risultati già ottenuti dalla vaccinazione in questo campo. «Il vaccino contro il morbillo ha salvato più vite di qualsiasi altro vaccino negli ultimi 50 anni», ha dichiarato recentemente il Direttore Generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, evidenziando come la vaccinazione contro il morbillo abbia evitato più di 60 milioni di morti tra il 2000 e il 2023[5].
CONCLUSIONI
In attesa di un rilancio delle campagne per l’immunizzazione globale, resta centrale arginare il calo di copertura vaccinale registrato nei paesi, come l’Italia, in cui il vaccino è invece accessibile. Considerando il preoccupante aumento dei casi, e che l’Italia risulta essere il secondo paese più colpito in Europa dopo la Romania, è opportuno porre particolare attenzione sul comportamento dei pazienti negli ultimi anni e sull’eventuale impatto della diffidenza vaccinale. I dati 2023 dell’ECDC evidenziano una tendenza più complessa di quanto previsto: nel 2023, rispetto al 2019, in Italia si osserva un aumento dell’1% nella somministrazione della prima dose di vaccino, ma, al contempo, un calo superiore al 3% nella somministrazione della seconda dose raccomandata.
Questo dato riflette come, dopo il periodo pandemico legato al Covid-19, persistano incertezze e diffidenze nei confronti delle vaccinazioni. Come approfondito nel Rapporto I-Com IN-Salute 2024[6], tale dinamica, tuttavia, non riguarda soltanto l’Italia, ma si manifesta in molti altri paesi europei. L’unica eccezione rilevante è la Francia, che ha registrato un aumento sia nella somministrazione della prima che della seconda dose di vaccino.
Nel caso specifico del vaccino MPR, le rilevazioni del Vaccine Confidence Project[7] indicano il numero di persone che, nei diversi paesi, ritengono tali vaccini sicuri e importanti per i bambini: l’Italia si colloca al quindicesimo posto, con solo l’82% degli intervistati che concorda sulla sicurezza del vaccino e l’83% sulla sua importanza per l’infanzia. Tuttavia, si evidenzia una grande omogeneità a livello europeo con tutti i paesi che presentano valori sopra il 70% ma solo cinque, ovvero Portogallo, Grecia, Irlanda, Germania e Spagna, che superano il 90% di consenso per entrambe le affermazioni, occupando così le prime posizioni. Tuttavia, l’efficacia del vaccino MPR è ormai largamente constatata, come dimostrano anche i monitoraggi dell’ECDC, che offrono un quadro chiaro: nel 2023, il 79,3% dei casi di morbillo in Europa ha coinvolto persone non vaccinate, mentre solo l’11,2% aveva ricevuto una o due dosi di vaccino.
Vaccinarsi rimane l’unico modo per proteggersi dal morbillo e dalle sue complicanze (tra cui polmonite in un caso su 20, encefalite in un caso su 1.000, e circa 2 decessi ogni 1.000 casi), e occorre pertanto rilanciare l’obiettivo di raggiungimento di copertura, con due dosi, del 95% della popolazione. Come evidenziato dalla Fondazione Veronesi, il 95% di copertura con due dosi è il minimo indispensabile per raggiungere l’immunità di gruppo e limitare il più possibile la circolazione del virus, considerando anche che circa il 5% dei vaccinati contro il morbillo non sviluppa un’adeguata risposta anticorpale alla prima dose, ed è per questo che occorre essere sottoposti ad una seconda dose che permette di stimolare in maniera adeguata la specifica produzione anticorpale. Questo è tanto più vero considerando che continuano ad essere segnalati casi in bambini sotto l’anno, troppo piccoli per essere vaccinati, e che pertanto dipendono dall’immunità di popolazione per essere protetti dal morbillo. Al contempo, è necessario coinvolgere proattivamente tramite campagne informative e di sensibilizzazione agli adolescenti e adulti non vaccinati in età pediatrica, o incompletamente vaccinati, e che non hanno mai acquisito la malattia.
Nel contesto italiano è il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2020-2025 a rappresentare il pilastro di riferimento per le strategie di vaccinazioni nazionali. Tale piano, oltre a “ritienere fondamentale garantire un accesso equo ai vaccini per tutte le persone, senza distinzione alcuna, assicurando che possano ricevere vaccini di alta qualità, sicuri ed efficaci”, identifica come uno degli 8 obiettivi specifici l’eliminazione del morbillo. Essendo da poche settimane entrate nel 2025, anno conclusivo del Piano, occorrerà al più presto analizzarne gli esiti e, soprattutto, rilanciarne gli obiettivi per un impegno costante per garantire la giusta sensibilizzazione e fornire servizi di immunizzazione di alto livello.
[1] La sorveglianza nazionale del morbillo e della rosolia è coordinata dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Reparto Epidemiologia, Biostatistica e Modelli Matematici e Laboratorio Nazionale di riferimento per il Morbillo e la Rosolia.
[2] https://www.epicentro.iss.it/morbillo/bollettino/RM_News_2024_80.pdf
[3] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/measles
[4] https://measlesrubellainitiative.org/learn/about-us/#:~:text=The%20Measles%20%26%20Rubella%20Initiative%20is%20a%20global,and%20Prevention%2C%20UNICEF%20and%20the%20World%20Health%20Organization.
[5] https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)00850-X/fulltext
[6] https://www.i-com.it/wp-content/uploads/2024/10/Rapporto.pdf
[7] https://www.vaccineconfidence.org/our-work/reports/state-of-vaccine-c