L’esodo giuliano-dalmata raccontato dalla viva voce dei protagonisti, dagli italiani che lasciarono l’Istria per approdare al Villaggio San Marco di Fossoli, in quello che era stato un campo di prigionia nazi-fascista, o che si dispersero in varie parti d’Italia, e da chi invece decise di rimanere nella ex-Jugoslavia. Sono le storie orali e i ritratti fotografici raccolti da Lucia Castelli tra Pirano e Fossoli che compongono l’affresco della mostra “Italiani d’Istria. Chi partì e chi rimase” che sarà inaugurata in Assemblea legislativa il 10 febbraio, alle ore 10, in collaborazione con la Fondazione Fossoli e l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. A fare gli onori di casa sarà Maurizio Fabbri, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna.
La sessione introduttiva sarà moderata da Gino Passarini, dirigente del Settore Diritti dei Cittadini dell’Assemblea legislativa, con la partecipazione di Manuela Ghizzoni, presidente dell’Associazione Fossoli e di un rappresentante dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia del Comitato di Bologna.
Seguirà un intervento di contestualizzazione storica del prof. Gianni Oliva, docente di Storia contemporanea all'Accademia militare di Torino, dal titolo “Le tragedie della frontiera adriatica, tra memoria e rimozione”.
Si entrerà poi nel vivo della mattinata con l’inaugurazione della mostra fotografica “Italiani d’Istria. Chi partì e chi rimase”: ritratti fotografici di italiani d’Istria e altrettante storie orali di unacomunità che venne dispersa, uomini e donne che, improvvisamente, si trovarono ad essere ospiti non graditi in una nazione straniera. Ad approfondire le tematiche trattate dall’esposizione sarà la stessa autrice e fotografa Lucia Castelli.
A seguire saranno protagonisti i ragazzi e le ragazze dell’IC 9 e IC 10 di Bologna, che presenteranno i propri lavori in musica e parole frutto di un percorso di confronto con alcuni testimoni dell’esodo giuliano-dalmata.
La mattinata si concluderà con gli alunni dell’IC 10 che, insieme ad alcuni esuli scampati alle Foibe, intoneranno “1947” di Sergio Endrigo. Una canzone autobiografica che racconta di come a quattordici anni il giovane Endrigo, insieme alla famiglia, dovette lasciare la natia Pola insieme ai tanti profughi giuliani e dalmati.