Negli ultimi decenni, il divario tra i più ricchi e i più poveri si è ampliato drammaticamente a livello globale, alimentato da politiche economiche che hanno favorito la concentrazione della ricchezza e da crisi multiple che hanno colpito in modo sproporzionato le fasce più vulnerabili della popolazione. Dalla pandemia di COVID-19 alle crisi climatiche, passando per le tensioni geopolitiche e le disparità nell’accesso a risorse essenziali come l’istruzione e la sanità, il mondo ha visto una polarizzazione sempre più accentuata.
È quanto emerge da “Disuguaglianza: povertà ingiusta e ricchezza immeritata”, il nuovo rapporto di Oxfam, organizzazione impegnata nella lotta alle disuguaglianze, presentato in occasione del World Economic Forum di Davos. Nato con l’obiettivo di analizzare queste dinamiche e proporre soluzioni concrete per un futuro più equo, il documento sottolinea come l’attuale sistema economico non solo perpetui le disuguaglianze, ma le amplifichi, lasciando miliardi di persone in condizioni di povertà e vulnerabilità mentre una ristretta élite accumula ricchezze senza precedenti.
La crescita inarrestabile della ricchezza dei super-ricchi
Nel 2024, segnala Oxfam, la ricchezza dei miliardari è aumentata di 2.000 miliardi di dollari, triplicando il ritmo dell’anno precedente. Questo fenomeno ha portato a un aumento del numero di miliardari, da 2.565 nel 2023 a 2.769 nel 2024. Si prevede che, se questa tendenza persiste, entro pochi anni avremo almeno cinque trilionari.
Oltre un terzo della ricchezza dei miliardari a livello globale è di natura ereditaria, e in Italia questa quota sale addirittura al 63%. Secondo il rapporto, il sistema economico globale non solo favorisce l’accumulo di ricchezza estrema, ma perpetua un meccanismo di rendite di posizione. Ad esempio, i ricavi delle cinque più grandi aziende del mondo superano il PIL di decine di nazioni e il reddito aggregato dei due miliardi di persone più povere del pianeta.
La persistenza della povertà globale
Nonostante i progressi tecnologici ed economici, circa 3,5 miliardi di persone vivono ancora con meno di 6,85 dollari al giorno, lo stesso numero registrato nel 1990. Il rapporto evidenzia anche come il Sud del mondo continui a essere sfruttato dal Nord. Ogni anno, quasi 1.000 miliardi di dollari vengono “estratti” dai paesi a basso e medio reddito, beneficiando principalmente l’1% più ricco dei paesi sviluppati.
In particolare, l’Africa subsahariana rappresenta una delle regioni più colpite, con più del 60% della popolazione che vive in condizioni di estrema povertà (meno di 2,15 dollari al giorno). Anche l’Asia meridionale, con paesi come l’India e il Bangladesh, registra sfide significative: nonostante una crescita economica rapida, milioni di persone continuano a vivere senza accesso a servizi essenziali come acqua potabile e istruzione.
Disuguitalia: le disuguaglianze in Italia
In Italia, il fenomeno delle disuguaglianze è particolarmente marcato e presenta significative variazioni regionali. Ad esempio, il divario tra Nord e Sud è evidente: nel Meridione il tasso di povertà assoluta è più del doppio rispetto a quello delle regioni settentrionali. Nel 2024, il 10% più ricco delle famiglie deteneva oltre 8 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. Il 5% più ricco possiede quasi il 20% in più della ricchezza cumulativa del 90% più povero. Inoltre, la ricchezza netta dei miliardari italiani è aumentata di 61,1 miliardi di euro, raggiungendo i 272,5 miliardi complessivi, di cui il 63% frutto di eredità.
La povertà assoluta rimane una questione critica: nel 2023, 5,7 milioni di persone vivevano in condizioni di povertà assoluta, incapaci di soddisfare i bisogni essenziali. L’introduzione dell’Assegno di Inclusione ha ridotto il numero di beneficiari del 37,6% rispetto al precedente Reddito di Cittadinanza, aumentando la distanza tra famiglie bisognose e politiche di sostegno.
Le politiche locali contribuiscono ulteriormente alle disuguaglianze: la distribuzione delle risorse pubbliche spesso favorisce le aree già più sviluppate, penalizzando le regioni meridionali. Ad esempio, il finanziamento di servizi essenziali come la sanità e l’istruzione è nettamente inferiore al Sud rispetto al Nord. Inoltre, il fenomeno della precarietà lavorativa colpisce in modo sproporzionato le aree economicamente svantaggiate, con salari medi più bassi e minori opportunità di crescita professionale.
Le proposte di Oxfam per contrastare la disuguaglianza
Oxfam sottolinea l’importanza di una svolta nelle politiche economiche e sociali per affrontare queste sfide. Tra le principali raccomandazioni:
- Misure di contrasto alla povertà: Introdurre schemi universali di reddito minimo per sostenere chiunque si trovi in difficoltà economiche. Ad esempio, paesi come la Finlandia hanno sperimentato con successo un programma pilota di reddito universale di base, che ha migliorato il benessere economico e psicologico dei beneficiari senza disincentivare la ricerca di lavoro.
- Riforma del mercato del lavoro: Promuovere un salario minimo legale, disincentivare l’uso di contratti precari e incentivare una contrattazione collettiva più forte. La Germania ha introdotto un salario minimo legale nel 2015, contribuendo a ridurre la povertà lavorativa e aumentando il potere d’acquisto delle famiglie a basso reddito.
- Equità fiscale: Introdurre una tassa progressiva sui grandi patrimoni, aumentare le imposte sulle successioni e rafforzare la lotta all’evasione fiscale. La Francia ha implementato un’imposta sui patrimoni elevati, anche se con risultati contrastanti, ma rimane un esempio di tentativo per ridurre la concentrazione della ricchezza.
- Sostegno internazionale: Ridurre il debito dei paesi a basso reddito, aumentare i fondi per lo sviluppo e promuovere una tassazione globale dell’estrema ricchezza. Il G20 ha avviato iniziative per sospendere il servizio del debito dei paesi più poveri durante la pandemia, una misura che ha offerto un sollievo temporaneo ma necessita di ulteriori sviluppi strutturali.
Il rapporto di Oxfam lancia un chiaro segnale d’allarme: la crescente disuguaglianza economica non è solo un problema di giustizia sociale, ma anche una minaccia alla coesione e alla stabilità globale. Senza interventi decisi e strutturali, le disparità continueranno a crescere, allontanando ulteriormente l’obiettivo di un mondo più equo e inclusivo.