Contabilizzazione dei rischi climatici e naturali - BCE - Format Research

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Intervista a Frank Elderson, condotta da NVDE Nederlandse Vereniging Duurzame Energie

TIME ti ha nominato uno dei 100 leader climatici più influenti nel mondo degli affari. Perché sei così motivato a integrare i rischi climatici e naturali nell’esercizio del mandato delle banche centrali e dei supervisori?

Clima, natura ed economia sono profondamente interconnessi e interdipendenti. Le crisi gemelle climatica e naturale sono fonti di rischio finanziario. Per le banche centrali e i supervisori, affrontare queste questioni non è quindi né un’opzione né una scelta politica: è un obbligo che rientra pienamente nel nostro mandato.
Se i banchieri centrali e i supervisori vogliono perseguire efficacemente i loro compiti di mantenimento della stabilità dei prezzi e di salvaguardia del settore bancario, devono essere consapevoli dell’ambiente in cui operano. Ciò significa considerare l’impatto delle crisi climatica e naturale sull’inflazione e sulla sicurezza e solidità delle banche.

Transizione energetica in Europa

La transizione energetica in Europa sta procedendo troppo lentamente? Se sì, perché?

L’Europa ha compiuto progressi significativi nella sua transizione energetica, ma se vuole raggiungere l’obiettivo concordato, deve restare determinata ed evitare di minare quanto realizzato finora. I fatti sono che le attuali politiche mettono l’Europa su una traiettoria di riscaldamento di 3,1°C nel corso del secolo, che è troppo lontana dall’obiettivo di 1,5°C.
I rischi economici associati a un’azione ritardata sono evidenti: un passaggio tardivo e brusco all’abbandono dei combustibili fossili indebolirebbe l’economia e aumenterebbe le perdite per il sistema finanziario, rendendo il percorso verso zero emissioni nette molto più costoso.
Le Nazioni Unite hanno infatti lanciato l’allarme: per restare in linea con l’accordo di Parigi, la mitigazione dei cambiamenti climatici deve essere aumentata di sei volte a livello globale. Queste cifre sottolineano l’urgente necessità che l’Europa non rallenti i suoi sforzi di transizione se vuole evitare gravi conseguenze economiche e ambientali.

In uno studio precedente, hai dimostrato che la maggior parte delle aziende e delle banche europee affronta rischi finanziari significativi quando gli ecosistemi naturali crollano a causa del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità. Quali sono gli esempi di questi rischi finanziari? Qual è la raccomandazione più importante nel rapporto?

Le interdipendenze tra banche, aziende e natura comportano rischi finanziari. I danni agli ecosistemi causati dal degrado della natura e dalla perdita di biodiversità rappresentano una minaccia significativa per la redditività economica delle aziende e, per estensione, per la stabilità finanziaria delle banche che concedono loro prestiti.
Lo studio da lei citato ha dimostrato che, nell’area dell’euro, il 72% delle società non finanziarie fa molto affidamento su almeno un servizio ecosistemico, mentre il 75% dei prestiti bancari alle aziende, circa 3,24 trilioni di euro, è legato a questi mutuatari dipendenti dall’ecosistema.
Servizi ecosistemici chiave come l’acqua superficiale e sotterranea, insieme alla stabilizzazione di massa e il controllo dell’erosione sono particolarmente critici, esponendo le banche a rischi di credito attraverso le aziende interessate.

Una delle lezioni più importanti del rapporto è il riconoscimento che la perdita di biodiversità è un rischio sia economico che finanziario.
Una seconda lezione è che clima e biodiversità sono, in larga misura, due facce della stessa medaglia e non possono essere affrontati separatamente. Infine, il rapporto mostra che mancano ancora i dati necessari per tenere meglio in considerazione i rischi derivanti dalla perdita di natura. Per affrontare questo problema, dobbiamo migliorare il modo in cui raccogliamo e organizziamo le informazioni sulla natura.

Impatto dei cambiamenti climatici sull’inflazione

Quale impatto hanno i cambiamenti climatici sull’inflazione?

Gli impatti economici del cambiamento climatico e degli eventi meteorologici estremi sono impossibili da ignorare. Dopo le temperature record del 2023, il 2024 è diventato l’anno più caldo mai registrato a livello globale, raggiungendo 1,5°C in più rispetto ai livelli preindustriali. L’Europa, il continente che si sta riscaldando più rapidamente, ha visto le temperature salire a 2,9 °C rispetto ai livelli preindustriali nel 2024.
Gli impatti fisici del cambiamento climatico, come eventi meteorologici più frequenti e gravi come inondazioni, siccità e incendi urbani e boschivi, interrompono le catene di approvvigionamento, riducono le rese agricole e fanno aumentare i prezzi dei prodotti alimentari. Ad esempio, uno studio interdisciplinare condotto da economisti e climatologi della BCE ha mostrato che l’ondata di calore del 2022 in Europa ha aggiunto 0,8 punti percentuali all’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari nell’area dell’euro.

La transizione verde porterà anche cambiamenti economici strutturali, che potrebbero influenzare l’inflazione. Sebbene l’impatto complessivo della transizione verde rimanga molto incerto e possa variare nel tempo, dobbiamo tenerne conto per adempiere efficacemente al nostro mandato.
Ecco perché stiamo sempre più integrando le politiche di transizione verde, come le politiche fiscali legate al clima o le ipotesi sulla fissazione del prezzo del carbonio nell’ambito del Sistema di scambio delle quote di emissione dell’UE 2, nelle nostre analisi macroeconomiche.

(Contabilizzazione dei rischi climatici e naturali – Foto da Unsplash)

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