Pelliccia sintetica o pelliccia animale? Scopri come riconoscerle

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Nel mondo della moda, la pelliccia è sempre stata per alcuni simbolo di lusso ed eleganza. Tuttavia, dietro a ogni capo o dettaglio in pelliccia animale si nasconde una realtà fatta di sofferenza e sfruttamento. Per chi ama gli animali, rispetta la vita e vuole fare scelte più consapevoli, la pelliccia sintetica è sicuramente un’alternativa etica e sostenibile, capace di coniugare stile e rispetto per la vita.

Da qualche anno, l’industria della moda ha iniziato a prendere le distanze dalle pellicce animali. Grandi marchi e stilisti internazionali hanno detto addio alla pelliccia naturale, mentre cresce la domanda di abbigliamento sostenibile e alternative cruelty-free.

In questo articolo analizzeremo come si riconosce una pelliccia sintetica dalla pelliccia animale, i motivi per cui la pelliccia sintetica è una scelta moralmente corretta, i suoi vantaggi rispetto alla pelliccia animale e le normative internazionali che stanno trasformando il settore.

Pelliccia animale: una pratica che appartiene al passato

La produzione di accessori e pellicce animali causa la sofferenza di milioni di animali allevati in condizioni inaccettabili, maltrattati o catturati in natura. Ogni anno, tantissimi visoni, volpi, conigli, zibellini e persino cani e gatti vengono allevati e uccisi per la loro pelliccia.

Gli allevamenti intensivi, dove questi animali trascorrono la loro breve vita in gabbie anguste, sono luoghi di grande sofferenza. Privati della possibilità di esprimere i loro comportamenti naturali e di socializzazione, molti sviluppano stress, automutilazione e comportamenti stereotipati, segni evidenti di disagio psicologico e fisico.

Anche la cattura di animali selvatici per la pelliccia è estremamente crudele: le trappole utilizzate per prendere volpi e coyote in natura spesso causano ferite gravi, lasciando gli animali a soffrire per ore o giorni prima di essere abbattuti.

I metodi di uccisione negli allevamenti sono altrettanto brutali: elettrocuzione, soffocamento con gas e frattura cervicale vengono utilizzati per preservare intatta la pelliccia, senza alcuna considerazione per la sofferenza dell’animale.

Le immagini di questi allevamenti, diffuse da numerose trasmissioni televisive e dalle campagne d’informazione delle più importanti associazioni animaliste, hanno suscitato indignazione a livello globale, portando molti consumatori a ripensare alle loro scelte d’acquisto.

Oltre all’aspetto etico, esiste anche una questione ambientale. L’industria della pelliccia è tra le più inquinanti al mondo. Secondo uno studio della FAO (Food and Agriculture Organization), la produzione di una singola pelliccia animale richiede fino a 5 volte più acqua rispetto alla produzione di una pelliccia sintetica.

Inoltre, l’industria della pelliccia genera elevate emissioni di gas serra, risultando fino a 7 volte più inquinante rispetto alla produzione di alternative sintetiche (CE Delft, 2011). A questo va aggiunto il fatto che il trattamento delle pelli richiede l’uso di sostanze chimiche tossiche per evitare la decomposizione, con gravi conseguenze per l’ambiente e la salute umana.

Infine, gli allevamenti intensivi di animali da pelliccia generano enormi quantità di rifiuti organici, tra cui feci e urine, che rilasciano metano e protossido di azoto, due potenti gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico. Un rapporto della European Environmental Agency ha confermato che le fattorie di visoni e volpi inquinano l’ambiente in misura simile agli allevamenti intensivi di bestiame, aggravando ulteriormente la crisi climatica.

Questi motivi hanno portato molte persone a cercare alternative più sostenibili e rispettose della vita animale. La pelliccia sintetica, grazie alle moderne tecnologie tessili, è oggi una soluzione etica che non ha nulla da invidiare alla pelliccia naturale in termini di estetica e comfort.

Pelliccia sintetica: una scelta cruelty-free e sostenibile

Le pellicce sintetiche vengono realizzate con diverse fibre artificiali, come poliestere e acrilico, lavorate per imitare la consistenza e l’aspetto della pelliccia animale. Grazie ai progressi nella produzione tessile, oggi è possibile ottenere materiali di altissima qualità, soffici al tatto e praticamente indistinguibili dalla pelliccia vera.

Uno dei principali vantaggi della pelliccia sintetica è che nessun animale deve soffrire per la sua produzione. Acquistando capi realizzati con materiali cruelty-free, si contribuisce quindi a ridurre la domanda di pelliccia naturale e a promuovere un cambiamento nel settore della moda.

Un altro aspetto importante riguarda l’impatto ambientale. Se è vero che la pelliccia sintetica viene prodotta con fibre plastiche, è anche vero che oggi esistono materiali più sostenibili, come il poliestere riciclato, che permettono di ridurre l’uso di risorse vergini e l’inquinamento.

Alcuni marchi stanno sviluppando nuove tecnologie per realizzare le pellicce sintetiche con fibre biodegradabili o naturali, riducendo ulteriormente l’impatto ambientale.

Oltre ai benefici etici e ambientali, la pelliccia sintetica è anche una scelta pratica. A differenza della pelliccia naturale, non richiede particolari attenzioni per la conservazione, non si rovina con l’umidità e può essere lavata senza particolari accorgimenti.

È inoltre più accessibile economicamente, permettendo a un numero maggiore di persone di fare scelte consapevoli senza dover affrontare costi elevati.

Legislazione internazionale: il divieto delle pellicce naturali

Negli ultimi anni, numerosi paesi hanno adottato misure restrittive nei confronti dell’industria della pelliccia vera, rispondendo alla crescente sensibilità dell’opinione pubblica verso il benessere animale e l’impatto ambientale di questa pratica.

L’Unione Europea è stata tra le prime a introdurre normative per limitare o vietare l’allevamento di animali da pelliccia. Paesi come l’Austria, il Regno Unito, l’Olanda e il Belgio hanno già bandito completamente questa attività.

Anche in Italia, dal 1° gennaio 2022, è entrato in vigore il divieto di allevare visoni, volpi e altri animali per la produzione di pellicce, segnando un passo avanti significativo per la tutela della fauna. Inoltre, è stata recentemente approvata alla Camera la Legge AC30, che inasprisce le pene per chi maltratta, uccide o provoca sofferenza agli animali domestici e selvatici.

Negli Stati Uniti, la California è diventata nel 2019 il primo stato a vietare la vendita di prodotti in pelliccia animale, un divieto entrato pienamente in vigore nel 2023. Altri stati americani, come New York e Hawaii, stanno valutando misure simili per ridurre la diffusione di pellicce naturali sul mercato.

Anche la Cina, uno dei maggiori produttori di pellicce al mondo, sta assistendo a un calo della domanda, spinto sia dai movimenti animalisti che da un cambiamento nei gusti dei consumatori più giovani e del mercato internazionale.

A livello globale, alcune delle più importanti capitali della moda, come Londra, Milano e Parigi, hanno iniziato a escludere la pelliccia animale dalle loro passerelle, incentivando i marchi a optare per alternative cruelty-free.

Grandi marchi della moda come Gucci, Prada, Versace e Armani hanno aderito al programma Fur Free Retailer, scegliendo materiali sintetici e innovativi per le loro collezioni. Questa tendenza dimostra che la moda del futuro sarà sempre più etica e sostenibile, con la pelliccia sintetica come protagonista.

Come riconoscere la pelliccia vera da quella sintetica

Nonostante i divieti e la crescente sensibilità verso la moda cruelty-free, la pelliccia vera è ancora presente sul mercato, spesso venduta senza etichette chiare o addirittura spacciata per sintetica. Saper distinguere una pelliccia vera da una sintetica è fondamentale per fare acquisti consapevoli ed evitare di supportare inconsapevolmente l’industria dello sfruttamento animale.

Uno dei metodi più efficaci è esaminare la base dei peli: la pelliccia sintetica ha una base in tessuto o maglia, mentre quella vera è attaccata alla pelle dell’animale, simile a un sottopelo morbido. Separando i peli con le dita e osservando la radice, è possibile notare questa differenza.

Anche il tocco e la consistenza possono aiutare a riconoscere una pelliccia naturale. I peli veri sono morbidi e setosi al tatto, con una distribuzione più irregolare e lunghezze variabili, mentre la pelliccia sintetica appare più uniforme e ha spesso una sensazione più plastica. Un altro trucco consiste nel soffiare sulla pelliccia: quella vera si divide facilmente, mostrando gli strati inferiori, mentre quella sintetica tende a rimanere più compatta.

Un test più drastico, ma molto efficace, è il test del fuoco: strappando un piccolo ciuffo di pelo e bruciandolo (con attenzione), la pelliccia vera emana un odore simile a capelli bruciati e si riduce in cenere, mentre quella sintetica ha un odore di plastica e si scioglie formando una piccola pallina dura.

Infine, è importante prestare attenzione all’etichettatura e all’affidabilità del marchio. Anche se alcuni prodotti cruelty-free riportano certificazioni specifiche (come Fur Free Retailer), purtroppo in alcuni paesi la regolamentazione sull’etichettatura della pelliccia è ancora carente. Per evitare dubbi, è sempre consigliabile acquistare da brand noti per la loro politica etica e controllare attentamente la composizione del capo prima di acquistarlo.

In conclusione, la pelliccia sintetica è la scelta ideale per chi ama gli animali e desidera un’alternativa etica alla pelliccia naturale. Grazie ai progressi nei materiali e nella lavorazione, oggi è possibile trovare capi di alta qualità, belli esteticamente e piacevoli al tatto, senza alcun compromesso sulla sostenibilità.

Scegliere le pellicce cruelty-free non significa solo contribuire alla tutela degli animali, ma anche sostenere un’industria della moda più responsabile. Chi sceglie la pelliccia sintetica non rinuncia allo stile, ma fa una dichiarazione importante: la bellezza non deve mai essere sinonimo di sofferenza.

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Loredana Verga