Testimonianze da annodare - Azione Cattolica Italiana

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Tra le sfide più grandi che incontriamo ogni giorno c’è quella di tenere insieme i pezzi. A scuola, sul posto di lavoro, in casa, addirittura dentro di noi avvertiamo talvolta pungente un progressivo disgregarsi anziché un graduale ricomporsi. Alla lettera che Paolo scrive agli abitanti di Corinto fa eco la lettera scritta da Annalisa, giovane studentessa fuorisede.

Cari amici e care amiche di AC, 

Qualche anno fa scrissi a una mia cara amica questo messaggio: «Penso che anche in tanta bellezza e soddisfazione, ci sia qualcosa che si perde. Fa male pensare che non tutto e non tutti possono stare dentro i tuoi sogni, che tenere tutto insieme è molto difficile. E bisogna sempre farci i conti».

Eppure, in quel momento ero felice: era finita la pandemia e nella mia vita a Milano da studentessa fuorisede, tutto, le amicizie autentiche, la passione per il teatro, l’università e in qualche modo anche l’AC, aveva trovato un suo equilibrio, talmente tanto che fuorisede quasi non mi ci sentivo, perché lì ci stavo bene, mi sentivo a casa.

In queste membra così d’accordo tra loro ce n’erano alcune che avevo ritenuto meno degne della mia attenzione: le amicizie di una vita, la mia Sicilia, la vita associativa che mi aveva plasmata. Mi ero detta che non c’era tempo. Nel puzzle della mia quotidianità avevo deciso che per quei tasselli lontani non c’era posto, la mia vita a Milano era più importante: avrei dovuto investire tantissimo su quella perché di sicuro mi avrebbe portata dove desideravo e mi avrebbe lasciato scoprire chi volessi diventare.  

Mentre navigavo nella consapevolezza che ogni cosa si sarebbe incastrata alla perfezione, al raggiungimento della fatidica grande conquista, i pezzi si sono scollati. Dopo la laurea avrebbe dovuto essere tutto più chiaro, e invece non sapevo che strada avrei intrapreso nel futuro, o almeno nulla di più di quanto non sapessi tre anni prima. Tutte le fatiche di tanti anni, tutte le rinunce per non ottenere neanche la convinzione di sapere cosa voglio fare da grande? E Milano, il luogo dei sogni, lo scrigno dalle mille opportunità, che mi aveva offerto tutto ciò che potessi desiderare,  improvvisamente era diventata ostile. Le amicizie mi scivolavano via dalle mani, perché io mi allontanavo da me stessa. Se tra le membra considerassimo il cuore, ecco io avevo ritenuto di poter dire al cuore “non ho bisogno di te” e alla testa “ho troppo bisogno di te” e un equilibrio si è rotto. A cosa serve un corpo con tutte le membra che soffrono? Con tutte le membra che non hanno cura l’una dell’altra? Forse, per riconoscere quelle membra che resistono.

Sembrava che quei pezzi frammentati mi portassero indietro, a rifugiarmi con la mente in quella terra dalla quale ero scappata, dove ormai quasi ogni tipo di quotidianità si era dissolto.  

E allora in quel puzzle scomposto è riaffiorato il ricordo di un campo giovani di AC di qualche anno prima, quando al massimo del mio equilibrio avevo visto un’associazione sofferente, proprio quella che mi aveva formata, che mi aveva regalato dei ricordi meravigliosi, e dei legami autentici che forse avevo messo da parte.

Mentre mi ricordavo delle mie radici, gloriose e affaticate allo stesso tempo, mi domandavo chi fossi io, dove mi avessero condotto le mie scelte: ero quella coraggiosa che se ne era andata per imparare il più possibile e tornare a dare linfa o ero quella partita solo per sé stessa noncurante di ciò che lasciava? 

Mentre intorno tutto si disgregava, l’AC mi aveva ricordato che nella mia isola lontana alcuni legami avevano resistito al tempo e alla distanza, perché a differenza di tutti gli altri, quei legami erano nati, cresciuti e si erano alimentati della distanza, facendone una ricchezza. Il tempo continuava a non essere abbastanza per tenere insieme tutto, ma mentre tutto il resto si faceva sempre più una questione di fretta, l’AC è tornata in modi e tempi sorprendenti, a ridarmi fiducia e a ricordarmi che invece poteva di nuovo essere una questione di cuore. 

Ci sono ancora tanti pezzi che è difficile incastrare tra loro, ma chissà che non siano proprio questi a farci riconoscere quelli che in fondo non hanno mai smesso di incastrarsi.

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Annalisa Gurrieri