Occidentalismo, sessismo, autoritarismo le fondamenta della nuova scuola di Valditara. Non ci stiamo!

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Di fronte alle  “Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione 2025“, la rete Educare alle differenze, di cui COSPE fa parte,  reagisce con questo testo che condividiamo e sottoscriviamo.

L’Occidente che solo «conosce la storia», il “maestro” (sempre al maschile) come figura di autorità massima, la violenza di genere come «triste patologia». Si fa fatica a credere che cose così gravi possano essere state scritte nel documento che informerà i curricula delle scuole di primo ciclo in Italia. Ma è un manifesto ideologico della destra che ci governa.

«Solo l’Occidente conosce la Storia» è solo una delle incredibili affermazioni che saltano all’occhio a una prima lettura di queste Nuove Indicazioni Nazionali appena sfornate dal ministero di Giuseppe Valditara. Incredibili proprio nel senso etimologico del termine: si fa fatica a credere, nonostante le aberrazioni a cui questa destra ci ha abituato, che cose così gravi possano essere state scritte sul documento che informerà i curricula delle scuole del primo ciclo in Italia.

Occidentalismo
«Solo l’Occidente conosce la Storia» è l’incipit con cui inizia la sezione destinata allo studio della storia, curata da Ernesto Galli della Loggia; ma razzismo e apologia dell’Occidente iniziano sin dalla prima pagina di questo documento. In apertura troviamo infatti una dichiarazione d’identità che passa per Atene, Roma e Gerusalemme, a rimettere al centro il cristianesimo e l’antichità classica come massime punte di traiettorie culturali che si vogliono far tornare in auge.

Il disprezzo con cui vengono trattati altri mondi e culture, l’aria di superiorità con cui si guarda all’alterità, nascosti e protetti da un’immaginaria idea di nazione, è preoccupante oltre che svilente.

Autoritarismo
Ma preoccupante è anche il ritorno della scrittura in corsivo come valore, il ripiegamento sulla grammatica come mezzo per inculcare regole, l’autoritarismo diffuso che s’incontra in tutto il documento.

Maxima debetur magistro reverentia, una massima che viene distorta da Giovenale, mostra bene questo concetto: il maestro (sempre al maschile, anche se il corpo docente italiano è fondato per la stragrande maggioranza da donne) è una figura da trattare con reverenza, un’autorità massima da seguire, un modello di vita. La professione docente è trattata con una retorica e un sentimentalismo da libro Cuore: il maestro sarebbe un testimone di vita che susciterebbe un «sentimento naturale di allegria contagiosa» attraverso l’esposizione «al bello, al vero, al giusto in-carne-ed-ossa».

Classismo e sessismo
Ma si può scrivere addirittura di peggio. Si può scrivere che il bullismo (chiamato «dinamismi bullistici») è dovuto alla povertà educativa e all’iperprotezione delle famiglie nei confronti della prole; si può scrivere che la violenza di genere è «una triste patologia» e che bambine e bambini devono imparare «capirsi nella complementarietà delle rispettive differenze».

Il femminismo ce lo insegna da anni: l’uomo violento non è un malato, ma il figlio sano del patriarcato. La violenza di genere non è una malattia, non è una devianza: è il prodotto di una società cis-etero-sessista che opera divisioni e gerarchie, che divide le persone in due generi a cui affida caratteristiche differenti, complementari e gerachiche, costruendoci sopra un sistema binario che alimenta violenza e disuguaglianza.

L’educazione incompresa
Commentare queste Indicazioni Nazionali è veramente difficile, perché non si riesce a capire quali, tra le varie affermazioni razziste, abiliste e sessiste riportate, sia la più grave.

Quello che emerge è certamente una deliberata ignoranza di quelli che sono i temi e le urgenze nel panorama della scuola e del dibattito pedagogico, per andare ad affermare la propria visione ideologica.

Certamente si può da subito affermare che l’insistenza sul patto di corresponsabilità e sulla complementarietà scuola-famiglia apre alle istanze censorie dei movimenti no-choice e consegna la scuola ai veti incrociati di forze oscurantiste pronte a ingerire pesantemente sulla libertà d’insegnamento. Libertà è una parola abusata nel documento programmatico ma mai è declinata nei termini costituzionali di attributo democratico della professione docente. La libertà che resta è poca cosa dentro una struttura rigidamente declinata che fa la lista dei contenuti ammessi da un’ideologia sovranista, bianca e patriarcale.

Queste Indicazioni Nazionali sono allora un ottimo documento se si vuole andare a capire cosa pensa davvero chi oggi ci governa, quali sono i loro posizionamenti, quali sono le elaborazioni che portano con loro. È il manifesto programmatico di una destra che si sente forte – anche per il panorama internazionale che si sta configurando – e che vuole lasciare la propria impronta sulla scuola.

Una destra che però non ha capito che l’educazione, forse da sempre, non la fanno i programmi, e che non basta scrivere un documento infarcito di citazioni latine per creare una società pronta a propugnare i valori culturali dell’antica Roma.

L’educazione è una questione molto più complessa, fatta di dimensioni esplicite ed implicite, di relazioni, linguaggi, cambiamenti culturali, e noi continueremo a combattere perché tutto questo possa andare nella direzione di una valorizzazione delle differenze, per resistere insieme ad ogni forma di disumanizzazione.

Educare le differenze

12 marzo 2025

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