CONGRESSO NAZIONALE PSI
NAPOLI, 21-22-23 MARZO 2025
RELAZIONE MARAIO
Care Compagne, Cari Compagni,
grazie ai delegati e alle delegate presenti da tutta Italia qui a Napoli, in questa città meravigliosa, dove oggi inizia il nostro congresso nazionale.
Grazie ai compagni e alle compagne di Napoli per lo sforzo organizzativo e per la calorosa accoglienza che ci hanno riservato.
Un saluto di benvenuto alle tante donne ed agli uomini che mai hanno mollato, grazie a chi è tornato, ai tanti giovani che ci stanno dando una mano.
Grazie agli ospiti presenti e ai tanti che arriveranno durante la tre giorni di lavori congressuali.
I congressi politici sono il momento più importante per la vita non solo dei partiti ma della democrazia, e noi li celebriamo perché siamo una comunità vera.
Li celebriamo “Noi che abbiamo un mondo da cambiare / noi che ci emozioniamo ancora davanti al mare”, per usare una espressione che più di altre ci racconta, è del grande napoletano Pino Daniele, perché veniamo da lontano ed abbiamo una idea romantica, alta e nobile della politica.
Li celebriamo perché leali alla Costituzione che prevede un funzionamento vero dei partiti. E ne approfittiamo, citando la nostra Carta, per rivolgere un saluto al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. L’auspicio è che il Quirinale, come accadeva una volta, possa tornare a salutare le stagioni congressuali. Non è vuoto rituale, sarebbe uno stimolo per la ripresa della vita democratica. E perciò confidiamo nella lungimiranza del Capo dello Stato.
Il nostro è un congresso straordinario perché straordinaria è la fase che stiamo vivendo negli ultimi mesi.
Sta cambiando l’intero ordine mondiale. Siamo in una fase internazionale nuova.
I due blocchi contrapposti che vedevano l’Europa al centro dell’equilibrio mondiale non esistono più. Con l’elezione di Trump alla Casa Bianca è stato sovvertito un ordine ed un equilibrio che avevano garantito per decenni pace, dialogo fra le potenze mondiali e equilibrio nella diplomazia internazionale.
Oggi è necessario ripensare il posizionamento di tutti gli attori politici mondiali e non è più rinviabile una riflessione sull’Europa, sulla nuova Europa che vogliamo. Serve al nostro Paese, serve per essere decisivi nelle nuove sfide internazionali.
Siamo convinti che sia arrivato il momento che l’Europa assuma maggiore responsabilità per la sua autosufficienza, la sua autonomia e la sua difesa. La nostra tradizione europeista deve spingerci a promuovere ogni azione di utile cooperazione, sostenendo e rilanciando il lavoro che il Presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, sta portando avanti.
L’Unione europea, il più grande spazio di libertà e di diritti nel mondo, è impegnata a difendere la libertà del popolo ucraino: la libertà dell’Ucrainadi oggi domani varrà per altri, è la libertà di tutti noi. Mentre concordiamo sulla improrogabilità di affrontare, finanziandola, l’emergenza della sicurezza, ribadiamo che non condividiamo la possibilità offerta agli Stati membri di utilizzare i fondi per la coesione: gli investimenti sulla sicurezza e sulla difesa europea non possono andare a scapito del pilastro europeo dei diritti sociali.
Per questo riteniamo che il piano RearmEuproposto dalla Presidente della Commissione europea sia un primo passo necessario e decisivo per la difesa comune, ma debba trovare altri canali di finanziamento.
La sicurezza europea non può essere soltanto una mera sommatoria di investimenti fatti nella difesa dei 27 Stati membri. Serve una spinta, una visione: l’idea degli Stati Uniti d’Europa andava e va in questa direzione.
È necessario avere un progetto unitario, condiviso e coordinato della difesa europea se vogliamo che davvero il nostro continente possa svolgere il ruolo di attore geopolitico alla pari fra la Russia di Putin e gli Stati Uniti di Trump guidato dalla bussola dei valori europei. Per questo, sul RearmEu non può essere in discussione il se farlo – è una necessità impellente – ma il come farlo, e come finanziarlo.
Con questo spirito sabato scorso siamo stati in piazza del Popolo, per riaffermare i valori europeisti del nostro Paese ma anche per chiedere un protagonismo dell’Europa nell’avvio di percorsi di pace nel mondo. Del resto, come disse Nenni in un discorso alla Camera dei Deputati nel ‘58 sul riarmo dei Paesi, “Il sentimento più profondo in noi è la salvaguardia della pace. Tutto il resto viene dopo.”
In questo contesto il nostro Governo e la destra italiana navigano a vista, senza una visione e senza una strategia.
Salvini va in piazza, Tajani lo ammonisce, la Meloni palleggia. Tre leader di maggioranza e tre idee diverse di politica estera. Questo Governo non ha una linea e non farà molta strada.
Su ‘Rearm Eu’ le posizioni sono diverse, diversa è la linea su Trump, diversa è la linea sull’invasione russa in Ucraina, diversa è la posizione sul Medio Oriente e sul futuro dell’Europa.
Senza una linea chiara di politica estera non c’è governo del Paese. È una regola base della vita repubblicana, non è cambiata.
Nessuno più di noi ha il dovere, oggi, di lanciare una grande sfida in Europa. Dobbiamo farlo con la nostra famiglia del socialismo europeo, dobbiamo farlo trovando intese ed isolando la destra più estrema e chi ad essa strizza l’occhio.
La piazza di sabato scorso per l’Europa, dove si sono radunati migliaia di italiani che si sentono cittadini europei, deve spingere tutti noi a chiedere a gran voce una riforma radicale delle istituzioni europee. Non sono più rinviabili le riforme dei trattati, la modifica dei regolamenti di funzionamento.
Sul tema siamo sintonizzati da tempo da quando abbiamo lanciato la lista Stati Uniti d’Europa. Non era una scelta tattica, era una visione della società, una lettura dei tempi.
Serve più coraggio, serve una svolta federalista. E’ il tempo di realizzare
quella grande suggestione scritta nel manifesto di Ventotene da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, un socialista, ed Ernesto Rossi degli Stati Uniti d’Europa.
Un manifesto sempre attuale non per le analisi infelici e fuori dalla storia del Presidente Meloni – che evidentemente preferisce a quella sfida il Patto d’Acciaio – ma perché disegnava gli scenari più utili.
L’Europa degli aspetti finanziari non può bastare.
E’ così, con questa legittimazione, che si avrà la forza di costruire una nuova Europa. E’ una sfida che lanciamo, prima di tutto ai nostri partner europei ed italiani. “Rinnovarsi o perire” diceva Pietro Nenni. E’ arrivato il momento che l’Europa si muova partendo da questo assunto.
Dobbiamo sentirci, sempre più, cittadini europei e su questo consentitemi di ricordare lo straordinario spettacolo di Roberto Benigni ‘Il Sogno’, che ci ha regalato emozioni.
Lo ha fatto partendo dalla storia per planare sul futuro, ha argomentato con fatti inequivocabili, ha indicato una direzione di marcia. Ha ricordato che si può essere patrioti senza essere nazionalisti, ha esaltato il valore delle differenze che possono trovare una sintesi, ha parlato ai giovani, alle Istituzioni ed alla politica.
Il sogno è quello di vederlo un giorno Senatore a vita, mi sono permesso di dirlo intrepretando i sentimenti della nostra comunità.
Credo sia condiviso da tanti del nostro Paese.
Il Governo italiano non è in questa partita. La Meloni confonde l’amicizia ‘storica’ con gli Stati Uniti d’America con il vassallaggio verso Trump, trasforma le relazioni internazionali in servilismo. Sull’Europa, al netto del dileggio dei padri costituenti, palleggia mentre Tajani affanna e Salvini fa disastri.
Salvini – per commentare solo gli ultimi fatti – va in piazza per fermare il RearmEu, Tajani lo ammonisce, la Meloni assiste.
La Meloni è passata nel giro di poche settimane da essere strenua sostenitrice dell’Europa, per piazzare un suo vice presidente della commissione europea, a fare la claque all’insediamento di Trump alla Casa Bianca, unica capo di governo europeo presente a quella “festa”.
La falsa narrazione di esponenti della maggioranza secondo cui attraverso Giorgia Meloni l’Italia avrà trattamenti di favore da parte dell’America trumpiana è presto svelata: l’Italia, al pari degli altri stati europei, subirà tutte le decisioni di Trump sia dal punto di vista economico, attraverso i dazi e blocchi di importazioni, sia dal punto di vista geopolitico. Giorgia Meloni sarà, al pari di altri leader europei nazionalisti come Orban, la principale causa delrischio di disgregazione dell’Unione Europea. Il posto in cui la Meloni sta collocando il nostro Paese nello scenario geopolitico mondiale è fuori dalla storia.
E lo diciamo chiaramente: per noi servono più accordi commerciali, non dazi. I dazi sono tasse per cittadini e imprese, i dazi aumentano solo l’inflazione. Un errore da contrastare.
Desta molta preoccupazione, inoltre, anche la ripresa dei bombardamenti sulla striscia di Gaza. Pare sia uscita dall’agenda politica, un errore. Come un grave errore, una provocazione, è stata la dichiarazione di Trump relativa all’intenzione di fare di Gaza un luogo per i resort e il turismo americano. Uno scivolone che ha sicuramente agevolato la rottura della tregua da parte di Netanyahu e di Israele, causando una nuova escalation di violenza e bombardamenti su Gaza.
Hamas è una organizzazione terroristica, lo abbiamo sempre detto, ma la strategia del governo Netanyahu è sbagliata e insostenibile.
I numeri di questa guerra sono spaventosi: si stima la morte di oltre 40.000 persone, per lo più civili, donne e bambini, e la maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza è stata costretta a fuggire dalle proprie case.
Sulla vicenda della striscia di Gaza è arrivato il momento di tenere un punto fermo: sostenere gli sforzi della popolazione palestinese è un obbligo morale per tutte le democrazie occidentali e bisogna sospendere i bombardamenti degli israeliani. E’ necessario che le forze democratiche occidentali intervengano con la diplomazia per mettere fine a questa immane tragedia umanitaria.
“Due popoli, due stati” resta la soluzione.
Nelle prossime settimane è mia intenzionepromuovere una grande iniziativa nazionale, rivolta all’associazionismo che opera a tutela dell’infanzia. Accenderemo un faro sulla grande tragedia dei bambini, in questo conflitto il numero di minori morti è terrificante come è terrificante la distrazione di molti su una immane tragedia umanitaria.
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Dal Congresso del 2022, che celebrammo nella fase concitata della caduta del Governo Draghi e dello scioglimento anticipato delle Camere, è cambiato tutto.
La vittoria della destra ha portato a Palazzo Chigi Giorgia Meloni, la destra più populista e conservatrice, quella degli annunci e delle contraddizioni.
Di quel congresso ricordiamo soprattutto gli impegni presi, gli impegni non rispettati. La nostra comunità ha vissuto anni complicati, ma ha dimostrato di essere resiliente e capace disuperare tutte le difficoltà.
Ci anima la passione, ci incoraggia la storia, ci guida la convinzione di fare la cosa giusta.
Dopo le politiche non ci siamo scoraggiati. Abbiamo rilanciato. Il Psi è tornato ad essere oggi la casa dei socialisti, tutti, è punto di ritrovo di una nuova generazione che ci guar