L’analisi di Insights Lab, il Centro studi specializzato in analisi del contesto politico-istituzionale di Bistoncini Partners.
Di Fulvio Lorefice, Political Risk Analyst
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L’avvento alla Casa Bianca di Donald Trump segna in profondità lo scenario politico. Si può parlare di passaggio d’epoca. Se i differenziali di forza economica e potenza militare delineano, infatti, chiare gerarchie internazionali, mitigate ovviamente da tendenze e prospettive specifiche, a rendere profondamente incerto lo scenario contribuisce la meno prevedibile interazione e combinazione di fattori politici. In altre parole, la misura dei dazi americani, le aree merceologiche interessate e gli stati nazionali colpiti, innescano non soltanto ritorsioni commerciali ma anche originali dinamiche politiche, improntate a giochi di alleanze talvolta inediti. Capacità di adattamento, prontezza di giudizio e flessibilità negli obiettivi, diventano, quindi, tratti imprescindibili di un’efficace leadership politica.
Innanzi a un quadro dominato dalle potenze “revisioniste”, categoria cui ricondurre a buon diritto gli stessi Stati Uniti, Giorgia Meloni gioca la carta della difesa di quell’asse transatlantico che è premessa e forma del primato occidentale. Nel rapporto con l’amministrazione americana accanto alle affinità ideologiche e alle consuetudini relazionali occorre una capacità creativa, in grado di amministrare positivamente l’approccio transazionale di Trump alle relazioni internazionali. Nella consapevolezza che, in un contesto di interdipendenze, bisogna sempre salvaguardare sia la consonanza atlantica che quella europea.
Il Vecchio Continente, per chiudere il triangolo politico in cui si muove l’Italia, appare sospeso tra sogni di gloria “terzisti”, nel nuovo gioco bipolare, e la ricerca di accomodamenti parziali con gli Stati Uniti, in attesa che passi la buriana alla Casa Bianca. Nella rete di condizionamenti, pressioni e spinte non risolutive, tende quindi al ristagno. Qualora, tuttavia, l’Unione europea riesca a mantenersi coesa, affermando la competenza esclusiva in materia commerciale che i trattati le attribuiscono, potrà svolgere un ruolo importante. A dispetto di una condizione di minorità generale, dispone infatti anche di strumenti dissuasivi: il ricorso o la semplice minaccia di ritorsioni mirate possono rappresentare così il viatico per l’apertura di un tavolo negoziale.
Il varo dei “dazi reciproci” da parte dell’amministrazione Trump in occasione del cosiddetto Liberation Day del 2 aprile scorso costituisce il primo importante momento di verifica politica per la Commissione europea. Al primo round di dazi Usa del 25% su esportazioni di acciaio e alluminio, introdotti il 12 marzo scorso, la Commissione europea non aveva risposto limitandosi a ventilare contromisure alle esportazioni di beni statunitensi del valore di 26 miliardi di euro, nella speranza di trovare una soluzione negoziale.
Si vedrà ora chi tra falchi e colombe prevarrà a Bruxelles e se avranno corso le ipotesi di dazi europei sui servizi e in particolare quelli tecnologici. Restano per ora sullo sfondo le preoccupazioni di una parte della comunità internazionale di affari e finanza, che vede nell’erraticità trumpiana un possibile vettore di imminente crisi.