Quando sfogli le schede tecniche di una moderna MTB – ma vale ormai per gravel e road – vieni bombardato da quota sterzo, angolo sella, lunghezza carro, trail, offset, wheelbase… una giungla di numeri che, se non sei un biomeccanico, rischia di farti saltare la sinapsi.
All’Accademia Nazionale del Ciclismo insegniamo a partire da due sole coordinate, Reach e Stack, nate in ambito off-road USA nei primi anni 2000 e poi adottate da tutto il settore perché fotografano in modo pulito la taglia funzionale di un telaio. Basta un attimo per capirle: immagina di piazzare una livella laser sul centro del movimento centrale; la proietti in verticale fino al punto più alto del tubo sterzo – quella quota è lo Stack. Dal medesimo centro del movimento spingi una linea orizzontale fino allo stesso punto: quella è il Reach. Due perpendicolari, nessun trucco, nessuna dipendenza da angolo sella o lunghezza attacco.
🔧 Perché contano? Il Reach descrive quanto ti dovrai allungare verso il cockpit; se è corto, pedali compresso, carichi poco l’anteriore e la bici diventa nervosa in discesa veloce; se è lungo, stendi la schiena, guadagni stabilità ma rischi polsi e cervicale. Lo Stack, invece, racconta quanto è “alta” la finestra tra pedivelle e manubrio: con Stack ridotto front-end basso, peso sull’avantreno e guida aggressiva; con Stack alto postura più eretta, minore stress lombare e respiro libero nelle salite lente. Insieme formano un rettangolo che rivela la reale postura indipendentemente dall’angolo sella (che oggi varia dal 71 al 79°) o dal verticalizzarsi delle nuove geometrie “steep seat”. Ecco perché un biker di 1,78 m può sentirsi “incastrato” su due telai nominalmente M ma con 20 mm di Reach di differenza: quei 20 mm valgono quasi un taglia intera nel mondo pre-Boost.
⚖️ Come usarli sul serio, non su carta: prendi la tua bici attuale, misurala, annota Reach e Stack. Poi valuta come ti senti: troppo alto? Troppo caricato? Adesso confronta con la geometria del modello che stai puntando. Se il nuovo Reach cresce di 10-15 mm e lo Stack resta identico, avrai più stabilità senza cambiare baricentro verticale; se il Reach rimane ma lo Stack scende di 15 mm, preparati a un front-end da rally che chiede polsi elastici e core solido. Tutto prima di pensare a stem da 60 mm o torri di spacers: spostare componenti serve a rifinire, non a correggere un telaio fuori misura.
🚲 Non basta, ma è la porta di ingresso. Geometria moderna significa anche angolo sterzo slack, offset ridotto, chainstay che si allunga via flip-chip… Parametri che conversano fra loro: un Reach lungo accompagnato da angolo sella di 77° ti mette in posizione centrale anche in salita, mentre lo stesso Reach con sella a 73° ti spinge dietro la ruota posteriore. Ecco perché, quando sei indeciso tra due taglie o tra due bici con filosofia diversa, Reach & Stack ti dicono subito se – a parità di regolazioni possibili – quella bici può rientrare nel tuo campo di comfort. Il resto (attacco, piega, arretramento sella) è solo fine-tuning.
🧩 Moralone finale: guardare Reach e Stack non trasforma nessuno in bike-fitter, ma evita errori clamorosi da migliaia di euro. Se poi vuoi la certezza assoluta – soprattutto con telai sempre più estremi e posizioni con drop manubrio importanti – il passo successivo è una sessione con un professionista del fitting: è lì che incastri lunghezza pedivella, arretramento tacchette, altezza stack di headset e spacers. Intanto, però, con due misure e un righello digitale hai già filtrato il 70 % delle opzioni sbagliate e salvato la tua schiena.
Accademia Nazionale del Ciclismo: formiamo menti critiche prima ancora che gambe forti. Quando il datasheet di una bici ti parla, adesso sai da dove cominciare a decifrarlo.