Stop auto diesel euro 5, le contraddizioni del governo • Legambiente

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Con una misura varata dall’attuale governo nel 2023, dal 1° ottobre prossimo dovrebbe scattare il blocco parziale delle auto diesel Euro 5 in quattro regioni, Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, nei Comuni sopra i 30mila abitanti.

Il provvedimento del blocco degli Euro5 è stato preso in seguito alle procedure d’infrazione europee a carico del nostro Paese per il superamento dei valori di inquinamento atmosferico consentiti, e a ben guardare, ha una genesi ben più vecchia risalente al 2017, anno del nuovo accordo di programma per il risanamento dell’aria del bacino padano. Una misura importante quindi per la salute di milioni di cittadini.

Ma le polemiche non mancano, e il Ministro Salvini, contraddicendo la norma prima approvata,  ha ora depositato un emendamento per rinviare l’entrata in vigore delle restrizioni, impopolari per molti, imputando all’Europa la responsabilità della norma.

In realtà in questi anni nulla è stato fatto a livello centrale per gestire il prevedibile impatto di un provvedimento assolutamente necessario, non solo per tutelare la salute pubblica, ma altresì per evitare nuove sanzioni.

Nel tempo trascorso non sono stati messi in campo strumenti e risorse utili ad accompagnare il necessario shift modale, dall’auto privata al tpl, o il passaggio per i cittadini da veicoli inquinanti a mezzi a zero emissioni, tuttora necessari per diverse categorie di utenti, quali artigiani, piccole imprese o pendolari che non hanno accesso ad efficienti infrastrutture di trasporto pubblico. Dunque, al danno dell’immobilismo sul fronte dell’inquinamento, si aggiunge anche quello della mancata realizzazione di un sistema di mobilità zero emissions.

Si preferisce invece attaccare le politiche europee, evocando la presunta contrarietà dei cittadini alle auto elettriche. Ma la realtà è ben altra. Infatti, gli incentivi per l’acquisto di nuove auto negli ultimi anni sono stati poco efficaci, non solo perché sul mercato mancano modelli di utilitarie elettriche a basso costo, ma anche perché gli incentivi economici sono stati stanziati in maniera tale che fosse più conveniente acquistare un’auto endotermica.

E a proposito di investimenti ed incentivi, è bene ricordare che sul futuro delle infrastrutture del trasporto pubblico del Paese grava una pesante ipoteca, quella dei 13,5 miliardi necessari a realizzare il ponte sullo Stretto. Nel contesto attuale, è inevitabile chiedersi con quei soldi quanti interventi si potrebbero realizzare per garantire ai cittadini delle regioni padane, e di tutte le altre, un trasporto pubblico più capillare ed efficiente, oppure quante misure di sostegno, come micro-credito o social leasing, si potrebbero erogare ad artigiani, imprese e famiglie per dotarsi di mezzi a zero emissioni.

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