“Lo sviluppo dell’energia nucleare nel mix energetico nazionale: le potenzialità per l’industria italiana degli SMR e degli AMR” è il nuovo rapporto di ENEA e Confindustria presentato il 16 luglio 2025.
Il documento delinea la strategia per reintrodurre il nucleare nel panorama energetico dell'Italia, in coerenza con gli obiettivi di decarbonizzazione, sicurezza dell’approvvigionamento e competitività dell’industria italiana.
Secondo il delegato del presidente di Confindustria per l’energia, Aurelio Regina, il valore complessivo della filiera nucleare italiana potrebbe arrivare a 46 miliardi di euro, generando 15 miliardi di valore aggiunto diretto e un impatto economico annuo superiore ai 50 miliardi, pari a circa il 2,5% del PIL nazionale. Il programma attiverebbe fino a 120.000 nuovi posti di lavoro in totale (117.000 secondo lo scenario PNIEC) di cui circa 39.000 diretti nella filiera, a fronte dei 13.500 occupati odierni.
Secondo gli scenari analizzati il nucleare, con un primo impianto operativo dal 2035, risulterà vantaggioso sia dal punto di vista economico che energetico, con benefici di rilievo per l’industria, soprattutto per i processi ad alta temperatura difficili da decarbonizzare.
Il programma ha la necessiterà di una determinazione politica di lungo termine e di ampio respiro, per questi motivi misure europee come l’Electricity Market Design Regulation, il Complementary Climate Regulation e il Net-Zero Industry Act (NZIA), dove il nucleare è riconosciuta come tecnologia strategica per la decarbonizzazione, rappresentano un passo cruciale per accelerare la transizione verso un’economia a zero emissioni.
Per reintrodurre il nucleare nel nostro Paese sarà importante predisporre un assetto normativo snello, basato su accordi internazionali e sui elevati standard di sicurezza e protezione dalle radiazioni promossi dall’Unione Europea e dagli stati membri. Parallelamente occorrerà istituire anche un’Autorità di sicurezza nucleare, competente e dotata di un’effettiva indipendenza nei processi decisionali e regolatori.
Il rilancio del programma nucleare italiano si fonda sull’impiego delle tecnologie più avanzate disponibili, tra cui i reattori di terza generazione avanzata (III+), quelli di quarta generazione (IV) e le soluzioni modulari di piccola taglia come gli SMR (Small Modular Reactor) e gli AMR (Advanced Modular Reactor).
Questi impianti offrono:
- Emissioni climalteranti minime durante l’intero ciclo di vita;
- Produzione programmabile e stabile di elettricità e calore in modalità cogenerativa;
- Minime necessità di combustibile (consentendo di stoccare facilmente riserve strategiche) e produzione di rifiuti;
- Costo dell’energia marginalmente influenzato dal costo del combustibile, dunque stabile e garantito;
- Maggiore stabilità, sicurezza e affidabilità della rete elettrica, senza costi aggiuntivi per il sistema di distribuzione.
Il nucleare, al fianco delle rinnovabili, consentirebbe di stabilizzare e irrobustire la rete elettrica, avvicinando la produzione ai grandi centri di consumo e riducendo il consumo di suolo.
Altro vantaggio del nucleare è che il costo dell’energia sarà meno soggetto a volatilità perché dipende in larga parte dalla costruzione dell’impianto e solo marginalmente dalla sua gestione e dal prezzo del combustibile.
Investendo in impianti modulari e standardizzati, come SMR e AMR, e sfruttando l’economia di serie su scala internazionale, sarà possibile contenere ulteriormente i costi: le stime più recenti prevedono al 2050 un costo di investimento tra i 3.000 e i 5.000 USD/kW e un costo di generazione tra 70 e 110 USD/MWh, in linea con le altre tecnologie.
Per favorire lo sviluppo del nucleare in Italia è necessario un sostegno pubblico articolato in tre fasi:
- costruzione di partnership internazionali e rafforzamento della filiera industriale
- realizzazione dei primi impianti con coinvolgimento della supply chain nazionale
- ampliamento della flotta con diffusione della tecnologia e supporto agli utenti finali
Il ritorno – diretto e indotto – per il sistema Paese e per la collettività è valutato intorno al 2,5% del PIL nazionale. Inoltre in Italia oltre 70 aziende operano già nel settore nucleare e coprono diversi settori della filiera, dalla progettazione dei reattori alla produzione di componenti, fino alla manutenzione degli impianti. Questo patrimonio industriale e scientifico rappresenta una solida base per rilanciare un programma nucleare nazionale.
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