Mare e laghi italiani non godono di ottima salute • Legambiente

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Il bilancio finale di Legambiente con Goletta Verde e Goletta dei Laghi 2025. Inquinamento, maladepurazione e crisi climatica i nemici principali.

“Urgente approvare un piano nazionale per la tutela delle acque costiere e interne, prevedere più risorse per ammodernare gli impianti di depurazione, più controlli da parte di Regioni, Arpa e Comuni sui punti critici e una migliore gestione delle acque interne. Stanziare con urgenza le risorse economiche per infrastrutturare i porti di Taranto e Augusta per la logistica dell’eolico offshore”

Inquinamento, maladepurazione e crisi climatica minacciano sempre più mare e laghi italiani. Il bilancio finale delle campagne estive di Legambiente – Goletta Verde e Goletta dei Laghi 2025 – restituisce una chiara fotografia di sintesi. Nell’estate 2025 su 388 campionamenti effettuati nelle acque costiere e lacustri in 19 regioni dagli oltre 200 volontari e volontarie di regionali e circoli di Legambiente, il 34% è risultato oltre i limiti di legge, ossia 1 campione su 3.  In particolare, il 35% dei punti campionati con Goletta Verde è risultato inquinato o fortemente inquinamento con una media di un punto ogni 80 km, per i laghi il 30% è risultato oltre i limiti di legge.  

Anche quest’anno foci dei fiumi, canali e corsi d’acqua che sfociano a mare o nel lago si confermano punti critici: il 54% dei punti critici analizzati (101 su 188) è risultato inquinato o fortemente inquinato. Situazione migliore per i campioni prelevati direttamente in mare o nelle acque del lago, ossia in aree lontane da foci o scarichi, dove solo il 15% dei punti campionati è risultato oltre i limiti di legge (30 su 200). Sulla questione foci a mare, Legambiente denuncia che il 56% di quelle monitorate da Goletta Verde, non controllate dalle autorità competenti e di conseguenza non balneabili, risultano avere in prossimità una spiaggia libera. Un dato preoccupante se si pensa che oltre 220km di costa sabbiosa ad oggi non sono monitorati dalle autorità competenti (sui 3.346 km di costa bassa), ovvero il 6,6%, e alle poche spiagge libere rimaste nella Penisola, soprattutto in alcune regioni.  

Guarda la mappa dei monitoraggi

Crisi climatica e rifiuti

Al problema dell’inquinamento e dei pochi controlli, si affianca quello della crisi climatica e dei rifiuti. Al grido “Non è caldo, è crisi climatica”, Legambiente – rielaborando i dati forniti dalle immagini satellitari di Copernicus – ha calcolato che a giugno e luglio la temperatura media delle acque superficiali del Mediterraneo è stata di 25,4°C, la più calda dal 2016 ad oggi, collocandosi al primo posto nell’ultimo decennio, e superando i precedenti record del 2022 (media 25,2°C) e quello del 2024 (25,1°C) e i valori degli anni fino al 2021 che erano intorno ai 24,5°C. Un aumento sensibile di circa mezzo grado centigrado che mette a repentaglio la biodiversità marina e che amplifica gli eventi metereologici più estremi e persistenti per via di una sempre maggiore evaporazione delle acque marine e dell’energia termica accumulata, in particolare nei mesi estivi, che viene rilasciata successivamente con eventi meteo estremi. E poi c’è il grande tema dei rifiuti in spiaggia e a mare, affrontato da Goletta Verde quest’anno insieme a Puliamo il Mondo, campagna storica di volontariato ambientale di Legambiente, con un’attività di pulizia dei fondali e della costa in Calabria, sul lungomare di Tropea. Esposta durante la conferenza stampa la teca con alcuni dei rifiuti raccolti durante l’attività di pulizia nella tappa calabrese.  

Il bilancio è stato presentato questa mattina a Roma per fare un punto sui risultati e sul viaggio delle due campagne estive di Legambiente – la 39esima edizione di Goletta Verde, con la partnership principale di ANEV, CONOU, Novamont (Versalis – ENI), Renexia e partner tecnico Biorepack,  e la 20esima edizione di Goletta dei Laghi, con la partnership principale di CONOU, Novamont e partner tecnico Biorepack. Alla conferenza stampa, moderata da Francesca Cugnata, coordinatrice campagne Legambiente, hanno partecipato: Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente, Simone Togni, presidente di ANEV, Riccardo Piunti, presidente del CONOU, Andrea Porchera, responsabile relazioni istituzionali e comunicazione di Renexia. 

Il nostro appello

Di fronte al bilancio emerso da Goletta Verde e dei Laghi, Legambiente torna a ribadire l’urgenza di approvare un piano nazionale per la tutela delle acque costiere e interne che abbia al centro una governance integrata su più livelli prevedendo piani di adattamento ai cambiamenti climatici; più risorse economiche da destinare al servizio di depurazione per ammodernare gli impianti rispondendo ai più stringenti parametri per il trattamento e riuso delle acque reflue; più controlli da parte di Regioni, Arpa e Comuni sui punti critici e una migliore gestione delle acque interne. Sul fronte rinnovabili, è fondamentale spingere sulle fonti pulite a partire dall’eolico offshore, visto il grande potenziale e il fatto che questa tecnologia possa convivere con la fauna marina, come dimostrato dallo studio “Energia Rinnovabile e Conservazione Marina. Il case study dell’impianto Beleolico di Taranto” presentato da Goletta Verde insieme a Jonian Dolphin Conservation nella tappa di Taranto. Per Legambiente l’Italia deve accelerare su questa fonte rinnovabile, dando tempi certi, iter autorizzativi più snelli e coinvolgendo i territori nel dibattito pubblico.  Per prevenire l’inquinamento delle nostre acque occorre intervenire sulle cause all’origine, ossia sugli scarichi non depurati e sugli sversamenti illegali nelle acque superficiali. La maladepurazione resta il grande tallone d’Achille del nostro Paese che ha già pagato sanzioni pecuniarie per circa 210 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i ritardi ormai cronici rispetto al trattamento delle acque reflue. Inoltre, con la recente approvazione della revisione normativa della Direttiva Acque Reflue, gli impianti del paese dovranno adattarsi ai nuovi requisiti, una spesa che è stata stimata tra i 645 milioni e 1,5 miliardi di euro solo per gli impianti di maggiori dimensioni.  

“Al Governo – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – chiediamo di definire e approvare al più presto un piano nazionale per la tutela di mare e laghi, investendo su innovazione e sostenibilità per ammodernare i sistemi di depurazione e per diffondere il riuso in agricoltura delle acque depurate. Sullo sviluppo delle rinnovabili in mare, dopo l’approvazione del decreto porti, è urgente stanziare le risorse economiche necessarie per infrastrutturare i due hub cantieristici di Taranto e di Augusta, che potranno garantire anche nuova occupazione green a due aree portuali che hanno sempre avuto a che fare con la logistica delle fonti fossili”. 

Focus Maladepurazione

Attualmente in Italia il 4,4% del carico inquinante generato da più di 78 milioni di abitanti equivalenti o non è collegato (0,7%) oppure è trattato con sistemi individuali (per il 3,7%). Parliamo di un carico di quasi 3 milioni e mezzo di abitanti equivalenti che non viene trattato in modo sicuro (con sistemi di trattamento secondario o superiore). A questi si aggiungano i carichi che confluiscono agli impianti di trattamento che attualmente si trovano in procedura di infrazione rispetto ai requisiti della Direttiva Acque Reflue che, dagli aggiornamenti facilmente reperibili sul sito del MASE, ammontano a 855 agglomerati, relativi a più di 26 milioni e 800 mila abitanti equivalenti che corrispondono al 34% del carico complessivo generato in Italia. Non dimentichiamo, sottolinea Legambiente, che sull’Italia pesano 4 procedure di infrazione per la mancata conformità alla Direttiva Acque Reflue (91/271/CEE). L’ultima (2017/2181) è ancora in fase di istruttoria, le prime tre sono già sfociate in sentenza di condanna e in particolare la prima, risalente al 2004, è giunta fino alla sanzione pecuniaria. Ad oggi, secondo la Corte dei conti, sono stati versati oltre 210 milioni di euro solo per la multa derivante dalla prima procedura di infrazione, mentre la sentenza della Corte di Giustizia per la seconda infrazione è arrivata a marzo 2025 e la multa ammonta a 10 milioni di euro più una penalità di oltre 13 milioni e mezzo ogni 6 mesi di ritardo per la messa a norma degli impianti.  

FOCUS MARE E LAGHI GOLETTE 2025

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