I - OIPA Italia Intervista a Monica Pais

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A cura di Arianna Fioravanti

Monica Pais, la veterinaria di Oristano, ovvero la veterinaria più famosa d’Italia anche grazie al libro Palla. Storia del cane che mi ha cambiato la vita, che racconta l’incontro con una pitbull malformata e il reciproco percorso di rinascita.

Cosa ti ha spinto a dedicarti a questa professione e come è nata la tua passione per il salvataggio degli animali?

Mah, sinceramente non è stata una vera e propria scelta: è sempre stato un modo di essere, di sentire le cose. Se ripenso al passato, probabilmente c’è stato un momento in cui ho davvero desiderato poter essere qualcosa di più “performante” per prendermi cura degli animali. Ne parlo anche nel mio libro La casa del cedro: avevo otto anni quando, in seguito a un incendio boschivo vicino a casa, un cane rimase gravemente ustionato e nessuno sapeva come curarlo. Quella scena mi colpì profondamente. Credo che sia stato quello il primo momento in cui ho desiderato diventare un veterinario, un “dottore degli animali”. I randagi feriti sono sicuramente gli animali che soffrono di più, che hanno i problemi maggiori. È per questo che ho deciso di concentrare su di loro la mia attenzione.

Nel tuo libro Palla, racconti la storia di un incontro che ha cambiato la tua vita. Puoi parlarci di quel momento, di cosa significò per te e di come ha influenzato la tua carriera e il tuo approccio alla medicina veterinaria?

Nel libro Palla racconto sì una storia che ha cambiato la mia vita, ma Palla è stata uno dei tanti randagi che accogliamo ogni anno, più di duecento. La differenza è che lei è arrivata come un sasso nello stagno: ha raccontato al mondo il nostro modo di fare veterinaria, fatto di cure, soccorsi e dedizione. Questo ha cambiato la nostra vita, rendendola improvvisamente pubblica e spingendomi a fare sempre di più: parlare, raccontare, fondare una Onlus per aiutare ancora più animali.

Non ha cambiato il mio approccio alla medicina veterinaria, né la mia carriera da chirurgo oncologo, ma ha trasformato profondamente la mia vita. Le opportunità, le occasioni e la gioia di questi dieci anni insieme sono il regalo più grande che i miei randagi mi abbiano fatto, sotto forma di Palla e di tutto ciò che ha portato con sé.

Il tuo libro ha avuto un grande impatto, ma non solo: è uscito anche un documentario, Altri animali. Di cosa tratta?

Il documentario Altri animali racconta il nostro modo di essere veterinari. Mi ha molto gratificata vedere la nostra attività raccontata in un documentario proiettato nelle sale cinematografiche. È stato un momento di stupore e gratitudine per la notorietà che Palla ci ha portato. Il film mostra come Palla sia diventata ciò che è, e il contesto in cui è arrivata.

Oltre al tuo lavoro come veterinaria, hai fondato l’associazione Effetto Palla Onlus. Qual è la missione di questa organizzazione e quali progetti significativi avete realizzato fino ad oggi? Come riesci a integrare il benessere degli animali con il supporto alle persone in difficoltà?

Abbiamo fondato l’associazione Effetto Palla Onlus nel 2016, con l’obiettivo di offrire le migliori cure veterinarie agli animali feriti, cure che spesso vengono loro negate per motivi economici. Intorno a questo progetto iniziale sono nate molte iniziative importanti. Tra queste, un ospedale veterinario in Brasile che cura i cani e i gatti delle favelas, offrendo al contempo lavoro agli abitanti locali, formati attraverso corsi finanziati da Effetto Palla e organizzati in collaborazione con l’associazione brasiliana Padre Leo, guidata da Suor Daniela Bonello. Abbiamo inoltre sterilizzato oltre 1.600 gatte in tutta la Sardegna e promosso progetti che mettono in relazione animali salvati e persone in difficoltà.

Crediamo fermamente che il benessere degli animali e quello degli esseri umani siano strettamente legati. Tra i progetti principali ci sono Cavalli Liberi, che impiega cavalli abbandonati o anziani in percorsi di supporto per donne maltrattate o persone sopravvissute a gravi malattie, e Relife, che coinvolge ragazzi con sindrome di Down o autismo in attività con gli animali del Regno di Palla. Il Regno di Palla è un’“oasi” canina e felina, una sorta di ostello dove animali randagi vengono accolti per completare la convalescenza, recuperare fiducia e apprendere competenze relazionali. Alcuni di loro vengono “brevettati” come cani da compagnia per famiglie con bisogni speciali, grazie a percorsi condotti insieme ai ragazzi coinvolti. Un progetto unico, che unisce riabilitazione, formazione e amore reciproco.

Nel tuo lavoro, hai visto tanti casi di animali maltrattati e abbandonati. Quale messaggio più importante che vorresti trasmettere al riguardo?  

In trentatré anni di lavoro abbiamo visto moltissimi casi di animali maltrattati e abbandonati. Il messaggio più importante che vorrei trasmettere è semplice: gli esseri viventi hanno un valore reale nelle vite degli altri esseri viventi. Prendersi cura di animali considerati un peso dalla società può regalarci una grande felicità. Come spesso accade nel volontariato, l’aiuto che offriamo migliora non solo la vita di chi riceve, ma anche di chi lo fa. Gli animali svolgono un ruolo fondamentale nella nostra società, perché colmano vuoti di umanità in molte persone. Molti esseri umani faticano a relazionarsi con gli altri, e in questi casi gli animali offrono un affetto incondizionato e un sostegno prezioso, con un piccolo impegno emotivo. Questo ruolo sociale degli animali è ormai riconosciuto a tutti i livelli e cresce sempre di più, coinvolgendo anche l’economia legata alla cura e al benessere animale.

Guardando al futuro, quali sono i tuoi progetti più importanti? C’è qualche iniziativa che ti sta particolarmente a cuore?

Il mio progetto più importante per il futuro è consolidare Effetto Palla, portando avanti l’idea di un rapporto equilibrato tra l’essere umano, animale “performante” per eccellenza, e tutti gli altri animali. L’obiettivo è far parte di un sistema in cui tutti gli esseri viventi convivano in armonia all’interno del creato. Ho molti progetti e iniziative in cantiere, ma su uno in particolare preferisco non parlare: come spesso accade, i sogni se condivisi troppo presto rischiano di non realizzarsi.

Lavorare con animali che hanno subìto traumi può essere emotivamente e fisicamente impegnativo. Come affronti le difficoltà che questo tipo di lavoro comporta e come riesci a mantenere la tua motivazione?

Lavorare con animali traumatizzati e maltrattati è fisicamente ed emotivamente molto impegnativo. Come veterinaria, affronto ogni difficoltà sanitaria sia a livello personale che professionale, trovando in ogni vittoria un sollievo alla stanchezza e in ogni sconfitta un’occasione di crescita per migliorare sempre. Occuparci di randagi aggiunge un valore etico speciale al nostro lavoro: restituire animali feriti o malati ai loro proprietari è gratificante, ma prendersi cura di un randagio è un’esperienza che ci fa sentire profondamente importanti per questi “fratelli più piccoli”.

Cosa rappresentano gli animali per te, oltre ad essere pazienti? Qual è la lezione che insegnano gli altri animali?

Gli animali rappresentano per me quasi tutto: la mia professione, gran parte della mia vita e la mia anima più profonda. Devo loro ciò che sono stata, ciò che sono e ciò che sarò. Probabilmente è per questo che ho sempre dedicato la mia vita ad aiutare gli animali in difficoltà, proprio come lo sono stata io da bambina. Gli animali mi hanno salvato la vita, e ora cerco di restituire qualcosa a loro. Quali lezioni ci insegnano? A essere più autentici, a ritrovare la nostra umanità attraverso il rapporto con gli altri esseri viventi.

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