Simone Beghi
Due ricaptazioni
#2
[…] Chi fa il messaggio audio non è detto che si fa prima perché si fa prima. Cioè ad essere pigri, intendo. Come dicono tutti. Io l’umanità la metto nel messaggio audio. Metto l’umanità nell’orecchio. È passato del tempo. Volevo scriverti audio. Volevo metterci umanità. È passato del tempo. Passava. Alla fine, non ti ho mandato niente. Dov’è l’umano che non mi era alieno? Dove? Oggi si trova in. Ti scrivo. Ti invito a farmi sapere. […]
#3
[…] Alla luce di questo non mi metto ad ascoltare chi se n’è andato perché adesso se n’è andato. Non mi metto a mangiare gusci perché mangiamo gusci. Cioè, se l’ostrica è aperta mangio, se socchiusa, va bene, il restante novanta percento, scusami, è cento meno dieci. Replica la cosa con musica, scrittura, elettrauto, politica interna. Contaminazioni che ricevi tu e tu soltanto e ti va detto grazie meno meno, dato e considerato il giusto riconoscimento ma, io per me farei cinque meno meno. Lascio comunque nei preferiti, lo streaming mi dirà lui, quando è quando, cosa è cosa. Per far sì che venga il giorno e l’ora di cui non si sa né il giorno né l’ora. Ricordo tutto: l’inverno, la pioggia, insomma le sparatorie. Quando tu mi facevi ascoltare io per me – tu per voi, noi per voi, non saprei – mi dispiace, c’era questa cosa dura, io direi – folgorazione – che non arrivava mai. […]