La diagnosi a Verona dopo un percorso clinico complesso: il ruolo della genetica e della nutrizione in un contesto di emergenza
Si chiama leaky SCID ed è una variante poco conosciuta dell’immunodeficienza combinata grave (SCID). A differenza della forma classica, dove il sistema immunitario è quasi del tutto assente, nella leaky SCID resta un minimo funzionamento, soprattutto dei linfociti T, le cellule che difendono l’organismo da virus e parassiti. Proprio quest’attività “parziale” spiega il nome: “leaky” in inglese significa “che perde”.
La conseguenza è che i sintomi non sempre compaiono subito alla nascita, ma possono emergere più avanti, nell’infanzia o addirittura in età adulta. Le manifestazioni tipiche sono infezioni ricorrenti, dermatiti, diarrea cronica, problemi autoimmuni e ritardo della crescita. Non esistono dati precisi sulla diffusione della leaky SCID, ma le immunodeficienze combinate gravi, di cui fa parte, colpiscono circa un neonato ogni 50mila e rientrano a pieno titolo tra le malattie rare.
Proprio all’Oncoematologia Pediatrica di Borgo Trento a Verona, diretta dal Dr. Simone Cesaro, a giugno è arrivato un bambino di 5 anni, proveniente da Gaza, che è stato ricoverato con sospetta immunodeficienza congenita. Il piccolo era in condizioni di grave malnutrizione, ma le indagini hanno escluso le principali malattie genetiche e autoimmuni, portando alla diagnosi di leaky SCID, descritta finora solo in altri cinque bambini arabo-palestinesi. Proprio al Dr. Cesaro, che ha preso in carico il bimbo, abbiamo chiesto di aiutarci a capire meglio questa rara patologia.
Dr. Cesaro, che cos’è la leaky SCID e in che cosa si differenzia dalle altre forme di immunodeficienza combinata grave?
Si tratta di un deficit riguardante i linfociti T, che sono cellule importanti del sistema immunitario per la difesa contro le infezioni, in particolare quelle da virus, protozoi e funghi. Il deficit non è totale (altrimenti sarebbe una forma grave, che è incompatibile con la vita e richiede il trapianto di cellule staminali emopoietiche entro i primi mesi di vita) ma rimangono dei linfociti T funzionanti che permettono una qualche difesa. L’espressione clinica e la gravità di una leaky SCID dipendono dall’entità di linfociti T funzionanti per cui ci possono essere casi meno gravi o poco sintomatici e casi invece più gravi.
Quali sono oggi gli strumenti più efficaci per arrivare a una diagnosi precoce e quanto conta lo screening neonatale?
Lo screening neonatale certamente è un test utile per individuare molto precocemente i soggetti affetti. Il test però identifica solo un deficit di produzione linfocitaria, poi la malattia è identificata correttamente tramite indagini immunologiche (sottopopolazioni linfocitarie), funzionali (risposta linfocitaria a test di stimolo) e genetiche (presenza di mutazioni in geni implicati nella risposta immune).
Quali segnali o sintomi possono far sospettare la presenza della malattia, soprattutto nei primi mesi di vita?
Simili a quelli della SCID, quindi principalmente infezioni intestinali ricorrenti o persistenti, responsabili di diarrea cronica e malassorbimento intestinale, tosse cronica, polmonite e scarsa crescita.
Quali sono le terapie disponibili e quali prospettive offrono i nuovi approcci, come la terapia genica?
Questa forma di immunodeficienza non sempre richiede cure mediche intensive, dipende dalla gravità della compromissione immunitaria. In alcuni casi gravi, però, i pazienti sono stati sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche. Al momento non è disponibile la terapia genica per il tipo di gene mutato.
Quali difficoltà incontrano i bambini con immunodeficienze gravi nel ricevere cure e trapianti in contesti di guerra o emergenza?
Certamente il contesto di guerra non aiuta i bambini malati in generale, e i bambini affetti da malattie insorte fin dalla nascita in particolare. I motivi sono molteplici ma fra questi cito il ritardo diagnostico per la carenza di strutture e risorse e la difficoltà ad attuare le terapie di supporto che aiutano a superare le infezioni, come la disponibilità di farmaci adeguati e la nutrizione adeguata.