Festa dei nonni 2025, il sostegno alle giovani famiglie vale 41 miliardi di euro - SPI CGIL Veneto

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Filice (Spi Cgil Verona): “Celebrare non basta, proteggere e restituire in servizi per la salute e la longevità”

Verona, 30 settembre 2025. In occasione della Festa nazionale dei nonni che, su disposizione della Legge 159/2005, si celebra il 2 ottobre di ogni anno, come Spi Cgil Verona vogliamo tornare a sottolineare il ruolo importante, spesso determinante, di sostegno non solo morale ma anche e soprattutto materiale che le anziane e gli anziani svolgono nella famiglia odierna, tanto nei confronti dei nipoti come dei figli.

Un ruolo già ben inquadrato dal mercato, che ha sviluppato un filone di marketing dedicato, noto come silver economy, ma forse non ancora sufficientemente riconosciuto e compreso da parte della politica e delle istituzioni, al di là di una visione un po’ riduttiva e semplificata.

Con la crisi del welfare statale e i conseguenti tagli alle prestazioni sociali rivolte a famiglie, minori e agli stessi anziani, gli anziani e le anziane sono diventati nodi centrali di quelle reti sociali, note come welfare informale o di comunità, che fanno da ammortizzatore sociale in tante situazioni di difficoltà e che si pongono in una posizione di sussidiarietà rispetto al pubblico. Ciò vale sia come singoli e singole, quindi come nonni e e nonne, sia a livello collettivo, perché il grande motore del volontariato sociale è spesso costituto da ultra 65enni.

Immaginiamo soltanto che cosa sarebbe la gestione famigliare senza i nonni che sopperiscono alla carenza di servizi pubblici, a partire dagli asili nido; favoriscono la conciliazione lavoro e famiglia delle giovani coppie, specie in situazioni di precarietà e debolezza contrattuale dei genitori; sollevano il nucleo familiare da considerevoli costi esterni per la cura dei bambini.

Si calcola che il 42% degli anziani fornisca un supporto economico diretto ai propri familiari. Tale supporto sarebbe quantificabile in circa 31 miliardi di euro. Altro dato importante di cui tener contro, riguarda il valore del “lavoro virtuale” svolto da anziane e anziani all’interno delle famiglie, quantificabile in circa 1.500-2.000 euro al mese per famiglia, per un risparmio complessivo di 41 miliardi di euro.

Valori questi, che il mercato può misurare ma solo in parte può sostituire. Il lavoro di cura dei nonni contiene infatti una fondamentale componente affettiva, educativa e relazionale che non può essere sussunta, si pensi soltanto al rapporto tra nonni e nipoti e tra genitori e figli. Proprio per questa specificità diciamo che il ruolo degli anziani a sostegno della nuove famiglie deve essere adeguatamente valorizzato.

In termini di politiche, come Spi Cgil diciamo che è doveroso restituire a pensionate e pensionati il pieno reintegro del potere di acquisto dell’assegno pensionistico, che invece continua ad essere eroso dall’inflazione. Servono servizi alle famiglie che alleggeriscano il carico sui nonni ed è necessario provvedere ad un riconoscimento formale anche in termini di incentivi e/o di fiscalità, del lavoro svolto e della funzione sociale dei nonni. Sono necessarie politiche per la longevità, assicurando non soltanto

le cure primarie come sarebbe doveroso, ma implementare servizi per incrementare il grado di autosufficienza dei grandi anziani. Non si tratta di costi ma di investimenti perché ogni euro speso ritorna sotto forma aiuti e di sostegno concreto alle famiglie.

In conclusione, celebrare i nonni non basta. Bisogna proteggerli. Non possiamo continuare a considerare il loro impegno come un ammortizzatore gratuito che sostituisce lo Stato. Il nostro compito è costruire politiche che li affianchino, che li liberino da eccessi di carico, che riconoscano il loro valore economico e sociale. I nonni e le nonne sono un bene comune del Paese: e come tale vanno difesi e valorizzati.

Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona

Immagine di freepik

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