Vivere bene insieme | Rizzoli Education

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Il 13 novembre del 1997, a Tokyo, la Conferenza del “World Kindness Movement” ha promulgato per la prima volta la Dichiarazione della Gentilezza. Da allora, ogni 13 novembre, si celebra una Giornata mondiale che ha come scopo la promozione di valori come empatia, rispetto e solidarietà tra le persone: piccoli atti che, sommati, possono cambiare il mondo. Un’idea ispirata a grandi pensatori che vanno dal Mahatma Gandhi (”i più semplici atti di gentilezza sono di gran lunga più potenti di mille teste piegate in preghiera”) al premio Nobel per la pace Albert Schweitzer (“il sole fa sciogliere il ghiaccio, la gentilezza fa evaporare incomprensioni, sfiducia e ostilità”).

I 27 Paesi che hanno dato vita al movimento che, di fatto, ha unito Oriente e Occidente, si sono ispirati al motto: “guardare oltre noi stessi e oltre i confini di Paesi, etnie, religioni e culture” e hanno elaborato un vero e proprio decalogo:

  1. Vivere bene insieme: ascoltare ed essere pazienti
  2. Essere aperti verso tutti: salutare, ringraziare e sorridere
  3. Lasciare scivolare le sgarberie e abbandonare l’aggressività
  4. Rispettare e valorizzare le diversità, grande fonte di ricchezza
  5. Non essere gelosi del sapere: comunicare, trasmettere e condividere
  6. Il pianeta è uno solo, non inquinare e non sporcare
  7. Ridurre gli sprechi: riciclare, riutilizzare e riparare
  8. Seguire le stagionalità e preferire i prodotti locali
  9. Proteggere gli animali: non sfruttarli, non maltrattarli, non abbandonarli
  10. Allevare gli animali in modo etico, non infliggere sofferenze.

La gentilezza è, quindi, un valore semplice e potente, capace di trasformare i rapporti, migliorare il clima affettivo e sociale, promuovere altruismo: una prospettiva necessaria e utile per bambini e non solo. Mettere la gentilezza al centro della quotidianità scolastica vuol dire puntare su comportamenti prosociali, nella crescita personale, metacognizione.

Come si festeggia la Giornata della Gentilezza?

La Giornata della Gentilezza non prevede rituali o cerimonie  particolari, ma invita ognuno a compiere gesti significativi: è, in pratica, un’occasione utile per fermarsi, riflettere e agire con gesti concreti, creativi, condivisi. Può essere utile condividere con la classe gli obiettivi che una ricorrenza di questo genere mette all’attenzione di tutti e di tutte:

Partire da sé: le emozioni. Riconoscere le proprie emozioni e quelle altrui, a mettersi nei panni dell’altro (empatia), a sviluppare autocontrollo e capacità di cura.

Parire da sé: le azioni. Gesti gentili, parole di incoraggiamento e ascolto reciproco favoriscono fiducia, riducono comportamenti aggressivi o di esclusione, favoriscono cooperazione.

Stare bene insieme: La gentilezza può aiutare a superare le disuguaglianze e fare in modo che i bambini si sentano rispettati e apprezzati.

Stare bene sempre: la gentilezza non è solo un gesto momentaneo, ma può diventare abitudine, uno stile di vita.

Attività didattiche da proporre in classe

Quanto a specifiche attività da proporre in classe, invece, ecco una piccola selezione:

  1. Il barattolo delle mani gentili

Obiettivo: rendere visibili e valorizzare i piccoli gesti di gentilezza quotidiana, stimolare la riflessione collettiva.

Destinatari: classi terze, quarte, quinte.

Durata: una settimana, con momento di raccolta ogni giorno + riflessione conclusiva.

Materiali: un barattolo (o scatola trasparente), foglietti da ritagliare, pennarelli o pastelli

Procedura:

Spiega ai bambini che durante la settimana ciascuno dovrà compiere almeno un atto gentile verso un compagno, un insegnante o chi lavora a scuola (es. salutare con gentilezza, aiutare qualcuno, condividere qualcosa).

Ogni volta che lo fanno, scrivono su un foglietto quel gesto gentile (anche brevemente: “ho aiutato Marco a raccogliere i fogli”, “ho detto grazie a Carla”, etc.) e lo inseriscono nel barattolo.

Alla fine della settimana, aprono il barattolo in classe e leggono (volontariamente) alcuni dei gesti. Si riflette insieme su come ci si è sentiti nel compierli, nel riceverli, e su come certi semplici gesti possano avere un impatto.

Piccole aggiunte:

  • il barattolo potrebbe diventare un simbolo-una attività per tutto l’anno
  • ogni classe può avere il suo barattolo: perché non pescare casualmente atti di gentilezza e non condividerli tra classi diverse? 
  1. Il cartellone delle parole gentili

Obiettivo: arricchire il vocabolario affettivo/emotivo; sensibilizzare all’uso di parole positive.

Destinatari: classi prime/seconde ma si adatta anche a classi più grandi.

Durata: 1-2 ore.

Materiali: un cartellone (50×70 cm o più), cartoncini o etichette colorate, pennarelli, pastelli, forbici, colla.

Procedura:

Inizia con una conversazione: che cosa significa “parola gentile”? Quali parole conosciamo (grazie, per favore, scusa, ti voglio bene, buon lavoro…) e che effetto fanno su chi le riceve?

Ogni alunno/a pensa a 1-2 parole gentili che gli piacciono o che hanno sperimentato. Le scrive su cartoncini o etichette colorate.

Si prepara un cartellone in cui le parole sono incollate attorno a un’immagine o simbolo centrale che rappresenta la gentilezza (un cuore, un albero, cerchi intrecciati).

Si espone il cartellone in aula o in un corridoio, come promemoria visivo per tutti.

  1. Il circolo della gentilezza

Obiettivo: sviluppare empatia, ascolto attivo, senso di comunità.

Destinatari: tutte le classi.

Durata: circa 45 minuti per l’attività iniziale, più azioni concrete nel corso della giornata.

Materiali: biglietti (cartoncino), penne/pastelli, carte delle “missioni gentili” prestampate su biglietti

Procedura:

Disponi gli alunni in cerchio, introduci il concetto di gentilezza parlando di esempi concreti; invita ciascuno a riflettere su un momento in cui è stato gentile o l’ha ricevuta.

Ogni alunno, a turno, condivide brevemente il proprio momento con il gruppo.

In seguito, ognuno pesca (oppure sceglie) un biglietto “missione gentile”. Alcuni esempi di “missione gentile” possono essere: “oggi dico “mi stai simpatico” a un amico diverso dal solito”, “aiuto un compagno con un compito”, “faccio qualcosa senza che me lo chiedano”).

Durante la giornata, ciascuno cerca di realizzare la missione. A fine giornata o in un giorno successivo, la classe riflette su come è andata: è stato facile o no, che effetto ha fatto, come ci si è sentiti.

  1. Storie, Albi illustrati e Teatro della gentilezza

Obiettivo: stimolare la riflessione sui comportamenti positivi.

Destinatari: classi seconde, terze e oltre.

Durata: 1-2 ore.

Materiali: Un albo illustrato o racconto che tratti il tema della gentilezza (un esempio fra tanti: Il venditore di felicità di Davide Calì e Marco Somà), materiale utile alla drammatizzazione.

Procedura:

Anticipa l’attività: introduci il tema della giornata, fai riflettere sugli alunni sui motivi che ti hanno spinto a scegliere il tema della gentilezza.

Leggi con la classe l’albo illustrato che hai scelto, soffermati su passaggi che mostrano atti di gentilezza, su come vengono risolti i conflitti, sul significato profondo della storia. 

Avvia una discussione guidata: come avremmo agito se fossimo stati nei panni del/della protagonista? Quali difficoltà avremmo potuto incontrare? Perché a volte è difficile essere gentili?

Suddividi la classe in piccoli gruppi; ciascun gruppo prepara una breve scenetta teatrale basata su uno o più episodi del racconto. Una scena dopo l’altra, la classe rappresenta tutta la storia.

Coinvolgi quanta più gente possibile (altri insegnanti, alunni delle classi vicine, collaboratori scolastici…) spiega alla classe che la gentilezza va condivisa…

In definitiva…

Tratta questa giornata importante come un’occasione per far comprendere che la gentilezza non è debolezza, ma forza; non è solo cortesia, ma rispetto, empatia, cura.

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Andrea Padovan