La FAISA CISAL denuncia con forza la propria contrarietà all’emendamento della Manovra che impone ai lavoratori dei trasporti di dichiarare con sette giorni di anticipo e in forma irrevocabile la propria adesione a uno sciopero. Si tratta di una misura che attacca frontalmente un diritto costituzionale fondamentale, trasformandolo in una formalità priva di efficacia e creando liste preventive di lavoratori da poter eventualmente sostituire, aprendo così la porta a pressioni e discriminazioni.
La mobilità italiana soffre per problemi concreti: risorse inadeguate, organici insufficienti, infrastrutture carenti, inadempienze contrattuali, ritardi nei pagamenti, inefficienze aziendali, aggressioni al personale e agli utenti. Comprimere ulteriormente il diritto di sciopero non risolve nulla, anzi rischia di acutizzare i conflitti e aumentare tensioni e sfiducia tra lavoratori, cittadini e istituzioni. Le migliori pratiche europee, peraltro assolutamente meno stringenti e punitive di quelle italiane, dimostrano come l’efficacia delle norme non si raggiunga con la soppressione dei diritti, ma attraverso una gestione equilibrata dei conflitti e la prevenzione dei motivi alla base delle proteste. È proprio questa la strada che va percorsa: ascolto, confronto, rispetto dei contratti e interventi mirati per garantire sicurezza, efficienza e servizi di qualità. Per queste ragioni la FAISA CISAL chiede il ritiro immediato dell’emendamento e annuncia che, in caso contrario, utilizzerà ogni strumento sindacale, istituzionale e legale per difendere i lavoratori e il loro diritto di sciopero. Questo è diritto costituzionalmente riconosciuto e come tale non è negoziabile: è un pilastro della dignità e della democrazia collettiva, e chi prova a manometterlo troverà anche la FAISA CISAL pronta a reagire con fermezza.