18 novembre 1965: «È l’ora dei laici. Quando, dopo la solenne promulgazione del decreto sull’apostolato dei laici, il Papa ha consegnato, nella seduta pubblica del Concilio, all’altare della cattedra di San Pietro, il testo del decreto a sei uditori laici (tre uomini e tre donne venuti da ogni parte del mondo), si ebbe davvero la sensazione delle grandi cose che lo Spirito Santo sta operando nella sua Chiesa. Anche altre volte, nei tempi andati, dei laici erano stati presenti, pure autorevolmente, ai Concili della Chiesa. Ma erano stati imperatori, principi, sovrani che vi rappresentavano piuttosto il potere civile che non il laicato cristiano… Ma ora tutta la Chiesa gerarchica, riunita nel Concilio Ecumenico Vaticano II,… con il decreto sull’apostolato dei laici e con la sua simbolica consegna agli uditori ha sanzionato questa rinnovata chiamata di tutti i fedeli alla loro responsabilità nel partecipare alla missione della Chiesa».
Così nel 1965 scriveva Vittorio Bachelet, allora presidente generale dell’Ac, nell’introduzione alla stampa del decreto conciliare Apostolicam Actuositatem a cura dalla Presidenza generale dell’Azione cattolica italiana.
Un documento che si inserisce nel solco conciliare del cambiamento di prospettiva individuale a una di popolo perché, come diceva don Luigi di Liegro in una lettera per l’epifania del 1966 indirizzata agli assistenti Giac di Roma, è «insieme, come Popolo di Dio, come corpo sacerdotale, che dobbiamo immetterci nella via tracciata dai nostri Pastori» e «dall’aiuto fraterno che ci daremo reciprocamente per marciare in questo itinerario dipende in gran parte se la Chiesa si rinnoverà nelle Spirito Santo e se potrà presentare ai nostri fratelli lontani ed al mondo moderno il suo vero volto».
Il laico nella Chiesa e nel mondo
Sei capitoli, un proemio e una conclusione per affrontare i diversi temi per un apostolato dei laici: vocazione, fini, campi, modi, ordine da osservare, formazione.
Una specie di costituzione che tratteggia la figura del laico nella Chiesa e nel mondo: «i nostri tempi …non richiedono minore zelo da parte dei laici; anzi le circostanze odierne richiedono assolutamente che il loro apostolato sia più intenso e più esteso. Infatti l’aumento costante della popolazione, il progresso scientifico e tecnico, le relazioni umane che si fanno sempre più strette, non solo hanno allargato straordinariamente il campo dell’apostolato dei laici, in gran parte accessibile solo ad essi, ma hanno anche suscitato nuovi problemi, che richiedono il loro sollecito impegno e zelo».
Il documento offre, ancora oggi, indirizzi per rispondere a domande come: quale spiritualità coltivare per un apostolato laicale autentico? Cosa significa, per un laico, “apostolato di evangelizzazione e di santificazione”? Cosa è per un laico l’animazione dell’ordine temporale? Quale apostolato dei laici come comunità, famiglia, giovani, nell’ambiente sociale, nell’ordine internazionale? Quale stile? Tutto ciò perché come «questo apostolato deve abbracciare tutti quelli che vivono nel proprio raggio di azione e non escludere alcun bene spirituale o temporale realizzabile…i veri apostoli non si accontentano soltanto di questa azione, bensì cercano di annunziare Cristo al prossimo anche con la parola. Molti uomini non possono udire il Vangelo e conoscere Cristo, se non per mezzo dei laici che stan loro vicino».(AA13).
L’Apostolicam Actuositatem e l’Ac
Per l’Azione cattolica tale decreto assume inoltre una connotazione particolare in quanto in esso è evidenziata la necessità dell’apostolato organizzato che «si mostra come segno della comunione e dell’unità della Chiesa in Cristo che disse: “Dove sono due o tre riuniti in mio nome, io sono in mezzo a loro”» (Mt 18,20) (AA18) e tra la molteplicità dell’apostolato associato «da diversi decenni i laici sono andati consacrandosi sempre più all’apostolato in molte nazioni e si sono raccolti in forme varie di attività e di associazioni che, in unione particolarmente stretta con la gerarchia, si sono occupate e si occupano di fini propriamente apostolici.
Tra queste o anche altre simili del passato, sono soprattutto da ricordare quelle che, pur seguendo diversi metodi, hanno prodotto abbondantissimi frutti nel regno di Cristo e, meritatamente raccomandate e promosse dai romani Pontefici e da molti vescovi, hanno avuto da essi il nome di Azione cattolica e spessissimo sono state descritte come collaborazione dei laici all’apostolato gerarchico» (AA20).
Le quattro note dell’Ac
Come non ricordare poi che, appena si assumeva qualche servizio in Azione cattolica subito, come una filastrocca, si imparavano a memoria le quattro note dell’Ac, rigorosamente da tenere tutte insieme: stesso fine apostolico della Chiesa, responsabilità dei laici, azione a guisa di corpo organico, sotto la superiore direzione della Gerarchia. Questo era ed è il nostro Dna perché «le organizzazioni in cui, a giudizio della gerarchia, si trovano tutte insieme queste note, si devono ritenere Azione cattolica, anche se, per esigenze di luoghi e di popoli, prendono varie forme e nomi e il sacro Concilio raccomanda vivamente queste istituzioni».
Un documento quindi da riprendere in mano per assumere l’esortazione finale, quella di riconoscersi mandati fortemente dal sacro Concilio in ogni città e in ogni luogo dove egli sta per venire.
Il 22 novembre con l’Ac di Roma
Proprio per fare memoria e rileggere il significato di tali insegnamenti nel contesto attuale, poiché la missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo è parte essenziale della missione evangelizzatrice della Chiesa, l’Ac di Roma il 22 novembre organizza presso il polo Caritas di Villa Glori (ingresso da via Venezuela, 27), luogo simbolo nella città di Roma per la solidarietà, la cura, l’inclusione, il supporto dei più fragili un convegno a cui parteciperà mons. Baldo Reina, cardinale vicario, Stella Morra, teologa della Pontificia Università Gregoriana, insieme ad alcuni amici di Agesci Lazio, della Comunità di Sant’Egidio e della Caritas di Roma.
Per approfondire: articolo con documenti dell’archivio storico della presidenza diocesana dell’Ac di Roma