Dalla puntura di una zecca allo shock anafilattico: perché la patologia preoccupa medici e ricercatori
Un uomo di 47 anni del New Jersey è morto all’improvviso dopo aver mangiato un hamburger. Il decesso, avvenuto nell’estate del 2024 e inizialmente classificato come “inspiegabile”, è stato ricondotto solo in un secondo momento a una reazione allergica scatenata dalla sindrome alfa-gal, una condizione ancora poco conosciuta che può insorgere dopo il morso di una zecca. La vicenda, descritta da un recente studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice, è il primo caso documentato di morte legato a questa allergia emergente, che punta i riflettori su una malattia rara che spesso passa inosservata fino alla comparsa dei sintomi più gravi.
CHE COS’È LA SINDROME ALFA-GAL
Con sindrome alfa-gal si intende un’allergia alimentare legata al consumo di carne rossa che potrebbe essere molto più diffusa di quanto si pensi. A segnalarlo sono i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti, che la definiscono una “allergia emergente” e stimano che possa aver già coinvolto fino a 450.000 persone negli USA. Tra il 2010 e il 2020 sono stati individuati oltre 110.000 casi sospetti, mentre dal 2017 al 2021 i nuovi casi sono cresciuti di circa 15.000 l’anno, un trend che suggerisce una diffusione in aumento.
Uno dei motivi della probabile sottostima della sindrome è legato alla sua presentazione clinica, poiché i sintomi non compaiono subito dopo il pasto, come accade per la maggior parte delle allergie alimentari, ma diverse ore più tardi. Un ritardo che rende difficile collegare la reazione al consumo di carne rossa e comporta spesso diagnosi tardive. Inoltre, la conferma richiede un test specifico quasi mai richiesto nei percorsi diagnostici tradizionali.
LE CAUSE DELLA PATOLOGIA
La sindrome alfa-gal non è dovuta a un’infezione, ma a un processo di sensibilizzazione innescato dal morso di una zecca. Nella saliva di alcuni vettori è presente un carboidrato, il galattosio-alfa-1,3-galattosio (alfa-gal), che entra nel circolo sanguigno e può indurre la produzione di anticorpi IgE. Le reazioni allergiche si scatenano in seguito all’assunzione di alimenti contenenti questo zucchero, presente non solo nella carne rossa ma talvolta anche in alcuni prodotti lattiero-caseari.
Sebbene descritta per la prima volta negli Stati Uniti e associata soprattutto alla zecca Amblyomma americanum, la sindrome alfa-gal è stata verificata anche in Europa, Australia e Asia. Diverse specie di zecche presenti nei nostri ecosistemi sono state collegate allo sviluppo della sensibilizzazione all’alfa-gal, segnalando come il fenomeno non sia più limitato a determinate aree geografiche. In Europa, ad esempio, il vettore più comune è la zecca dei boschi (Ixodes ricinus), diffusa anche nel nostro Paese.
La presenza della sindrome alfa-gal è stata confermata anche in Italia, con casi clinici – non mortali – documentati in letteratura scientifica. Un esempio è lo studio pubblicato nel 2022 su Clinical and Molecular Allergy, che descrive il caso di un paziente italiano con anafilassi ritardata dopo il consumo di carne rossa, sensibilizzato in seguito a morso di zecca. La diagnosi è stata confermata tramite dosaggio degli anticorpi IgE specifici per l’alfa-gal, evidenziando la necessità di includere questa patologia nei percorsi allergologici anche in Italia.
PERCHÈ È UN ALLERGIA RITARDATA
L’elemento più insidioso della sindrome alfa-gal è il ritardo con cui compaiono i sintomi, solitamente da tre a sei ore dopo il pasto. Un intervallo atipico rispetto alle allergie alimentari classiche, che rende la diagnosi particolarmente complessa. Il ritardo è dovuto al lento assorbimento dei glicolipidi contenenti alfa-gal, che impiegano tempo per raggiungere il circolo sanguigno. Spesso, quindi, il paziente non collega i disturbi al pasto consumato ore prima e ciò non aiuta la diagnosi.
QUALI SONO I SINTOMI
La presentazione clinica della sindrome alfa-gal è piuttosto variabile. I sintomi più comuni includono orticaria tardiva, edema angioneurotico, difficoltà respiratorie e un ampio spettro di disturbi gastrointestinali, dai crampi addominali severi alla diarrea. In molte persone, proprio i sintomi digestivi isolati diventano l’unico segnale, tanto da portare a diagnosi errate come colon irritabile o malattie infiammatorie intestinali. Nei casi più gravi può comparire un’anafilassi ritardata, una reazione sistemica potenzialmente fatale.
Alcuni fattori, inoltre, possono abbassare la soglia di reazione e amplificarla, come attività fisica, alcol, uso di antinfiammatori o stress psicofisico.
DIAGNOSI: PERCHÉ È COMPLESSA E QUALI ESAMI SERVONO
La diagnosi di sindrome alfa-gal si basa su tre elementi base: un’anamnesi accurata, con particolare attenzione a eventuali morsi di zecca non evidenti, il riconoscimento dei sintomi a insorgenza ritardata dopo pasti contenenti carne rossa e il dosaggio delle IgE specifiche per alfa-gal, considerato l’esame diagnostico principale. In caso di forte sospetto clinico e test negativi, possono essere associati esami aggiuntivi come il test di attivazione dei basofili o, in ambiente protetto, un challenge alimentare controllato.
Al contrario, i comuni test cutanei risultano spesso inaffidabili, perché non rilevano adeguatamente l’allergene.
PREVENZIONE E IMPLICAZIONI AMBIENTALI
Prevenire le punture di zecca resta l’arma più efficace. Repellenti adeguati, abbigliamento protettivo e un’ispezione rigorosa della pelle dopo le attività all’aria aperta, possono ridurre sensibilmente il rischio.
La sindrome alfa-gal rappresenta anche un campanello d’allarme per la salute pubblica. La sua diffusione è strettamente intrecciata ai cambiamenti climatici e alla trasformazione degli ecosistemi. Un esempio concreto di come ambiente, fauna selvatica e salute umana siano sempre più interconnessi e di come le nuove condizioni cliniche emergenti richiedano un monitoraggio costante e una maggiore consapevolezza anche in Europa.