Geolocalizzazione e privacy: come difendere i tuoi dati

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Cos’è la geolocalizzazione e come funziona il tracciamento degli smartphone

Come il tuo smartphone “sa” sempre dove sei

“Mandami la posizione!”

Quante volte in un mese ci capita di mandare la nostra posizione a qualcuno?

Lo facciamo per un appuntamento con un amico, lo chiediamo a un figlio per controllare dove sia, o quando, preoccupati per possibili genitori anziani, monitoriamo i loro spostamenti.

Siamo tutti geolocalizzati. Anche quando non ne siamo consapevoli.

Una recente inchiesta di Milena Gabanelli ha proprio evidenziato questa, per certi versi terrificante, verità.

Perché siamo sempre geolocalizzati: GPS, celle telefoniche e reti Wi-Fi

Il ruolo dei broker nella vendita dei dati

Perché è così importante “seguirci”?

Perché dai nostri spostamenti si evincono le nostre abitudini, le nostre personalità, i nostri gusti, le nostre preferenze; in sostanza chi siamo. E chi siamo? Un prodotto vendibile!

Infatti, le informazioni che ci riguardano potrebbero finire ad esempio in mano a una compagnia di assicurazioni, ad un’azienda di marketing, perfino a un investigatore privato, non è necessario spiegare per cosa i suddetti soggetti potrebbero utilizzarle. Potremmo essere ricattati perfino!

Geolocalizzazione e dati personali: come nascono i profili comportamentali

Cosa cediamo quando accettiamo tutto

Ma perché ci mettiamo in queste condizioni? Perché siamo così sprovveduti?

Cosa facciamo tutti quando acquistiamo un cellulare nuovo? Andiamo sulle impostazioni e attiviamo la localizzazione.

La attiviamo per il disarmante numero di furti di cellulari che si contano ogni giorno, con la speranza di poterlo rintracciare qualora qualcuno ne entri in possesso impropriamente.

Ma lo facciamo anche per conoscere il meteo, ad esempio, o il supermercato più vicino a noi o cosa proiettano al cinema nel nostro quartiere.

Quando accediamo alla posizione, dobbiamo dare il consenso, ma non leggiamo mai, nell’imprudente fretta, che stiamo consentendo all’ipotesi che i nostri dati possano essere ceduti a terzi.

Perché il nostro smartphone conosce sempre la nostra posizione? La definisce tramite il GPS che utilizza i satelliti e le celle telefoniche, tramite le antenne e le reti WI-FI circostanti.

Questo vuol dire che siamo sempre “controllati” e gli appassionati di Crime sanno bene come aver “agganciato” la cella telefonica di un sospettato può, alle volte, risolvere anche casi spinosi di delitti efferati, che non avrebbero altrimenti trovato soluzione.

Il ruolo delle app nel tracciamento: perché i nostri dati finiscono ai broker

Spionaggio e tracciamento dei dispositivi aziendali

Ma non finisce qui, siamo soliti anche scaricare diverse app sui nostri dispositivi.

Gli sviluppatori di software possono far sì che insieme all’app noi si scarichi anche inconsapevolmente, codici di tracciamento, che permettono ai broker di raccogliere i dati di localizzazione di milioni di cellulari.

Non si accede direttamente al nome della persona, ma ad una specie di codice, un alfanumerico che identifica il dispositivo in uso; un po’ come fosse la targa di un’auto. Inoltre, questo software individua il paese di utilizzo, l’ora e la durata di connessione, tutte informazioni che, pur non indicando il nome dell’utente, permettono d’identificarlo tramite il MAID. Da questo momento chi acquista i dati può conoscere quindi, associandoli agli elementi anagrafici, gli spostamenti delle persone: se sono in cura, se hanno rapporti con la politica o con la difesa militare, quali sport praticano e via dicendo.

Molto si è parlato delle disposizioni di legge che hanno obbligato i siti a comunicare e spiegare l’utilizzo di cookie (porzioni di codice che si installano sul browser dell’utente quando visita un sito e possono così renderci tracciabili e consentire la profilazione da parte di network pubblicitari), ed oggi è possibile su quasi tutti i siti rifiutare questo tracciamento, anche se il rifiuto alle volte ne inibisce l’accesso, ma nulla si sa e nessuna disposizione di legge ha ancora trattato, del Mobile Ad ID.

MAID: cos’è il Mobile Ad ID e perché è più invasivo dei cookie

Come funziona il Mobile Ad ID (MAID)

Di cosa si tratta quindi? Il Mobile Ad ID è una sequenza di simboli casuali, creata dal sistema operativo di uno smartphone o tablet e “residente” sullo stesso. Una sorta di “firma”, un identificativo digitale che il nostro dispositivo mobile fornisce ad ogni sito o app che vengono visitati e utilizzati e che consente di tracciare il nostro percorso e “ricordare” le nostre scelte.

Se abbiamo, come detto, attivato la geolocalizzazione, MAID sa dove siamo andati e che percorso abbiamo fatto. Quando utilizziamo il telefono o WhatsApp, MAID sa chi contattiamo. Se utilizziamo un app per il pagamento, MAID ricorda quanto, cosa e dove abbiamo pagato. Se utilizziamo Facebook, MAID sa quanti anni abbiamo, come ci chiamiamo, dove abitiamo, quali sono i nostri amici, che interessi abbiamo…

Il monitoraggio delle informazioni fornite da MAID consente a chi sa leggere, di mettere in relazione i dati e creare segmenti di utenti mobili opportunamente profilati, ad esempio amanti della musica, utenti interessati all’acquisto di automobili, all’ascolto di musica rock, frequentatori regolari dei centri commerciali, di palestre, istituti universitari, studi medici… Inoltre, l’analisi delle risposte alla pubblicità mobile (i click sui link pubblicitari) aiuta gli esperti di marketing a monitorare l’attività degli utilizzatori che hanno visto un annuncio personalizzato (se hanno visitato il sito, se si sono recati fisicamente presso l’azienda, se hanno acquistato, cosa e per che importo.)

Il MAID inoltre è più longevo dei cookies, che hanno una vita basata sulla sessione e sono inviati dal sito visitato, perché, al contrario, risiede sul dispositivo.

I pericoli della geolocalizzazione

Tra privacy e sicurezza nazionale

I rischi legati alla vendita dei nostri dati di posizione sono enormi.

A livello personale l’abbiamo già sottolineato, ma immaginiamo i pericoli anche a livello aziendale: si aprono le porte allo spionaggio industriale, e/o a minacce per la sicurezza nazionale, monitorando ad esempio gli spostamenti di funzionari, militari, Capi di Stato.

Un’inchiesta di Le monde dei primi di novembre, rivela che alcuni funzionari dell’Unione Europea, sono stati monitorati finanche nei pressi delle loro abitazioni!

Se si pensa che in Italia un magistrato per poter intercettare un telefono deve chiedere l’autorizzazione e motivare la richiesta, che, se ottenuta ha dei limiti nello spazio e nel tempo e invece chiunque, pagando, può acquisire aggirando ogni garanzia, effettuando un tracciamento molto capillare, è ben chiaro che siamo di fronte a una situazione paradossale e inquietante.

In Italia è reato perseguibile la divulgazione dei dati, però il consenso che viene prestato in modo quasi sempre inconsapevole, legittima il trattamento di questi dati da parte dei broker, che operano quasi sempre all’estero. Molto difficile, se non utopistico, quindi perseguirli penalmente.

GDPR e risposta europea alla geolocalizzazione dei dati

Il ruolo del GDPR

La Commissione Europea è consapevole, (e come non potrebbe esserlo?) dei risultati preoccupanti emersi da queste inchieste, le quali svelano l’esistenza di un mercato di dati di geolocalizzazione di cui molti cittadini non sono al corrente.

Si affida però alle legislazioni nazionali, le quali devono vigilare, tramite le apposite autorità di controllo, sul rispetto delle norme in materia di GDPR che afferma che qualsiasi dato personale può essere raccolto solo per finalità esplicite e legittime; però come abbiamo raccontato nel nostro precedente articolo, il GDPR si sta “addolcendo” per non contrastare l’avanzata dell’A.I. (pacchetto Digital Omnibus).

Come proteggere i propri dati di geolocalizzazione: rimedi efficaci

Strategie e consigli pratici

Sebbene non sia facile difendersi da tutto questo tracciamento, ci sono alcuni semplici passaggi che possiamo compiere subito per mettere un po’ “i bastoni tra le ruote” alla macchina della pubblicità che ci sovrasta e ci stritola silenziosamente.

In primis la posizione va condivisa solo quando davvero necessario e bisogna evitare di concedere tutto senza sapere bene cosa, quando installiamo un app.

Non facciamoci prendere dalla fretta o dall’entusiasmo.

Iniziamo a cliccare più spesso su “non consentire”, o quantomeno consentiamo solo quando l’app è in uso. Altra cosa importante è selezionare il “chiedi ogni volta” così da riportarci alla consapevolezza dell’uso che facciamo dei dispositivi.

In pratica: come disattivare MAID su Android e iOS

Il vantaggio di avere un ID presente ed espresso del dispositivo nelle nostre mani è che i sistemi operativi iOS e Android consentono di reimpostare o azzerare tale ID. Ciò significa che su entrambe le piattaforme è possibile interrompere la raccolta di informazioni che le reti pubblicitarie utilizzano per costruire un nostro profilo, attivando una funzione sia in Android che in iOS che essenzialmente invia un ID fittizio che è tutti zeri invece di quello “reale”.

Strategie e trucchi per proteggere la tua posizione

Per farlo su Android, è necessario andare su Impostazioni > Privacy > Avanzate > Annunci e selezionare Disattiva la personalizzazione degli annunci. Su iOS, è necessario andare su Impostazioni > Privacy e sicurezza > Tracciamento e attivare la “Richiesta tracciamento attività” e su Impostazioni > Privacy e sicurezza > Pubblicità Apple disabilita la voce “Annunci personalizzati”.

Iniziamo ad imparare l’uso corretto dei dispositivi e a non subire l’eventualità di essere utilizzati come merce da monetizzare, ma a saper usare l’ingegno e poche semplici regole per difenderci!

Nelide Quarato

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